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Vorrei ma non posso: il vescovo di Lourdes lascia al buio ma non oscura i mosaici di Rupnik

Vorrei ma non posso: il vescovo di Lourdes lascia al buio ma non oscura i mosaici di Rupnik

Tratto da: Adista Notizie n° 26 del 13/07/2024

 

41917 LOURDES-ADISTA. Alla fine, il vescovo di Tarbes e Lourdes mons. Jean-Marc Micas, che già da tempo aveva annunciato di avere istituito una commissione di studio sulla questione, ha deciso che i mosaici dell’ex gesuita Marko Rupnik – sotto processo canonico per abusi sessuali – che ricoprono la facciata del Santuario di Notre Dame du Rosaire non saranno rimossi. Ma solo per il momento: perché, consapevole della sofferenza che procurano nelle vittime di abusi, si è «profondamente convinto» che essi vadano rimossi. Non si sente, però, in questo momento, di procedere al loro smantellamento per non inasprire la divisione tra coloro che chiedono questo provvedimento e coloro che, invece, lo considererebbero un’espressione di iconoclastia, non ritenendo concepibile sovrapporre l’arte al suo artista.

E allora, un primo passo, una soluzione “soft”, nell’attesa che si raggiunga un (alquanto improbabile, almeno in tempi ragionevoli) consenso: non illuminare più, durante la processione serale, la facciata del santuario, per non mettere i mosaici in evidenza. Una soluzione di compromesso che ha suscitato non poche perplessità, anche indignazione, mentre il dibattito sull’utilizzo dei mosaici di Rupnik ha coinvolto pesantemente anche il Vaticano (v. notizia successiva). E mentre altrove si fanno scelte di segno diverso: come nella chiesa parrocchiale di Saint-Joseph-Saint-Martin, a Troyes, nel Grand Est francese, dove lo scorso dicembre un trittico di Rupnik esposto dal 1994 è stato rimosso. L'équipe pastorale parrocchiale ha capito «che era necessario stare attenti a non ferire o scandalizzare i più piccoli» (La Vie, 3/7).

Il comunicato e l’intervista

Il 2 luglio, mons. Micas – ordinario della diocesi dal 2022 – ha emesso un comunicato in cui annuncia la propria decisione, illustrata in modo più ampio in un’intervista televisiva all’emittente cattolica KTO. «Molte persone vittime di violenze sessuali e abusi da parte di chierici hanno manifestato la loro sofferenza e la violenza che rappresenta per loro questa esposizione» spiega, riferendosi ai mosaici. «Tra maggio e ottobre 2023, insieme al Rettore del santuario, abbiamo costituito una commissione per discernere la risposta da dare a questa difficile questione. Tra i membri di questa commissione vi erano vittime (francesi e di nazionalità straniera), ma anche esperti in arte sacra, giuristi, persone impegnate nella prevenzione e nella lotta contro gli abusi, cappellani di Lourdes. La commissione ha lavorato da novembre 2023 fino ad ora. Allo stesso tempo, ho potuto anche ascoltare e leggere i pareri di moltissime persone che hanno voluto inviare il loro contributo: cardinali e vescovi, artisti, giuristi, vittime, pellegrini, ecc.».

Micas si è reso conto che «i pareri sono molto divisi e spesso contrapposti. Bisogna lasciare questi mosaici dove sono? Bisogna distruggerli? Bisogna rimuoverli o esporli altrove? Nessuna proposta trova consenso. Le posizioni sono vivaci e appassionate».

In effetti, il dibattito verte sulla coincidenza o meno tra le opere e il loro autore, e tanto le maggiori testate cattoliche quanto i social ribollono di contributi sul tema, affrontato dal punto di vista teologico o storico o artistico, spesso dimenticando quello delle vittime. Di Rupnik come di qualsiasi altro abusatore nell’ambito della Chiesa.

Una visuale condivisa dallo stesso Micas: «Da parte mia, la mia opinione personale è ormai chiara: questa situazione non ha nulla a che vedere con altre opere il cui autore e le vittime sono deceduti, a volte da diversi secoli. Qui, le vittime sono vive e l'autore lo è anche. Inoltre, ho capito nel corso dei mesi che non era mia responsabilità ragionare a partire dallo statuto di un'opera d'arte, dalla sua "moralità" che andrebbe distinta da quella del suo autore. Il mio ruolo è di assicurare che il Santuario accolga tutti, e in particolare coloro che soffrono; tra di loro le vittime di abusi e aggressioni sessuali, bambini e adulti. A Lourdes, le persone provate e ferite che hanno bisogno di consolazione e riparazione devono avere la priorità. Questa è la grazia propria di questo Santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio di Nostra Signora che invita a venire in pellegrinaggio. Poiché questo è diventato impossibile per molti, il mio parere personale è che sarebbe preferibile rimuovere questi mosaici».

Nell’intervista rilasciata a KTO, il vescovo è ancora più netto, sostituendo il condizionale con l’indicativo futuro: «Bisognerà rimuoverli», afferma.

Una opzione che non raccoglie un ampio consenso: «Incontra anche una vera opposizione da parte di alcuni: l'argomento suscita passioni. Oggi, la migliore decisione da prendere non è ancora matura, e la mia convinzione divenuta decisione, che non sarebbe compresa a sufficienza, aggiungerebbe ancora più divisione e violenza».

Di qui la decisione di continuare «a lavorare ancora di più con le vittime, per discernere ciò che è opportuno fare, qui a Lourdes, per onorare l'esigenza assoluta di consolazione e riparazione». Per ora, in concreto, «questi mosaici non saranno più valorizzati come lo erano fino a ora dai giochi di luce durante la processione mariana che raduna i pellegrini ogni sera. Questo è un primo passo. Discerniamo, con le persone di buona volontà che accetteranno di aiutarci, i passi successivi».

È una sorta di appello alle vittime a farsi avanti: «Spetta a me, come "Guardiano della Grotta", e al di là della questione precisa del destino di questi mosaici, avanzare concretamente, ancora e sempre nell'accoglienza delle persone vittime e di tutte le persone ferite, fragili e povere a Lourdes. Questo sarà il mio lavoro nei prossimi mesi, con coloro che accetteranno di continuare ad aiutarmi in questo».

Un appello che è stato prontamente raccolto dalle vittime che, in un comunicato diffuso dalla loro rappresentante nel processo canonico contro Rupnik, l’avvocata Laura Sgrò, affermano di accogliere con favore questo «primo passo», al quale tuttavia «è necessario se ne aggiungano altri, in breve tempo», dal momento che già trent’anni sono passati da quando Gloria Branciani denunciò per la prima volta l’ex gesuita, invano. «Se è vero che nelle ore serali i mosaici non saranno più illuminati – osservano le vittime – di giorno saranno comunque ben visibili e continueranno ad alimentare lo sconcerto dei fedeli e il sentimento di dolore delle vittime». Ma esprimono la loro disponibilità a incontrare il vescovo di Lourdes per «procedere insieme in un percorso di discernimento che possa davvero portare a ristoro e consolazione».

Chi ha fatto cambiare idea al vescovo?

La domanda, però, è difficile da reprimere: perché mons. Micas ha desistito dalla sua decisione personale di rimuovere i mosaici? Il vescovo appare infatti solidamente consapevole del sentire delle vittime, «tutte le persone che dicono di non poter più venire a Lourdes oggi, perché avendo subito abusi, trovandosi all’improvviso davanti al mosaico della basilica del Rosario, sapendo che Rupnik ne è l'autore, il trauma represso si è risvegliato».

«Alcune persone – racconta il vesc’ovo nell’intervista – non hanno potuto più tornare a Lourdes, altre hanno dovuto lasciare Lourdes immediatamente. È estremamente violento, perché nella stessa simbologia dell'architettura di Lourdes, le due rampe che permettono di passare dall'esplanade del Rosario alla basilica dell'Immacolata Concezione sono sempre state presentate come le braccia dell'Immacolata Concezione che accoglie i suoi figli per consolarli. Oggi, però, per queste persone, le due braccia in questione sono di nuovo quelle della persona che le ha abusate ed è assolutamente insopportabile»; e rincara, poco dopo: «È così evidente che bisogna rimuoverli».

Ma, avverte, «non lo facciamo subito. Prendo questo rischio per evitare di creare ulteriore violenza e divisione. È necessario ottenere adesione. Non siamo in un concilio o in qualunque altro luogo dove la decisione giusta viene presa con una maggioranza di due terzi dei voti, non è la metà più uno. In un periodo di elezioni, non è il 50% più un voto che fa la maggioranza. Serve ottenere una certa unanimità, un forte consenso. Non ci siamo ancora arrivati oggi, ma ho fiducia che ci riusciremo. Bisogna continuare a lavorare».

Chi avrà insistito sulla questione del consenso da raggiungere? Non si può fare a meno di osservare, a questo proposito, che solo un paio di settimane prima, il 20 giugno, Micas è stato ricevuto in udienza privata da papa Francesco. Secondo quanto riporta Aleteia (2/7), interrogato da I.Media all’uscita dall’udienza, il vescovo aveva sottolineato l’importanza di incarnare un’alternativa di fronte alla forte «polarizzazione» presente nella società. È alquanto verosimile che sia stato il papa a imporre questa linea.

In ogni caso, mons. Micas si è assunto l’impegno di collaborare con le vittime per arrivare alla definizione di ulteriori passi concreti, e rapidamente. Interpellato da noi, il vescovo ci ha fornito anche una data precisa: le convocherà a fine agosto. 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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