
Espulso da Sodalitium il fondatore Luis Figari, abusatore seriale
È stato espulso da “Sodalicio” (Sodalitium christianae vitae, Scv) Luis Fernando Figari, fondatore negli ’70 della stessa associazione, con una nota del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di vita apostolica datata 9 agosto e resa nota dalla Conferenza episcopale peruviana il 14 agosto, in adempimento della volontà di papa Francesco. Il 4 agosto, precisa infatti la nota, «papa Francesco aveva delegato a questo Dicastero la potestà di disporre l’espulsione del sig. Luis Fernando Figari Rodrigo» da “Sodalicio”.
La decisione è stata assunta, si legge ancora, «in base ai risultati ottenuti e alle certezze acquisite» durante l’investigazione condotta nel luglio del 2023, per iniziativa del pontefice, dall'arcivescovo maltese Charles Scicluna, segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede, e dal sacerdote spagnolo Jordi Bertomeu, funzionario dello stesso Dicastero (v. Adista online del 08/12/2021). Sodalitium, ricorda Vatican News in un servizio di ieri, «si è molto diffusa in America Latina attraverso comunità, chiamate “sodálites”, composte da laici e sacerdoti consacrati che vivono insieme con voti perpetui di celibato e obbedienza» e «ha rappresentato una delle realtà più attive nella evangelizzazione in Sudamerica».
Le prime accuse di abusi contro Figari sono emerse nei primi anni 2000 a seguito delle denunce di ex membri e di indagini svolte dai media. Il caso è poi esploso nel 2015 con la pubblicazione del libro di Pedro Salinas e Paola Ugaz Mitad monjes, mitad soldados (“Metà monaci, metà soldati”; v. Adista 37/15), in cui sono raccolte le testimonianze di una trentina di vittime di stupri e di soprusi fisici e psicologici perpetrati dai “leader spirituali” della società di vita apostolica che conducevano una doppia vita (non solo Figari: fra gli altri, l’allora numero due di Scv, l'ex vicario generale German Doig). I due giornalisti sono stati poi bersagli di numerose denunce nonché di minacce di morte.
Il sito vaticano di informazione ricostruisce il percorso della vicenda: «Nel 2018 la Procura peruviana aveva richiesto la custodia cautelare di diversi membri ed ex membri dell'organizzazione, tra cui Figari. E lo stesso Sodalicio aveva istituito un gruppo investigativo che, tramite un rapporto, ha identificato i colpevoli di tali crimini - quindi allontanati dal movimento - commessi tra il 1975 e il 2002 a danno di circa 36 persone, di cui 19 minorenni. Lo stesso anno a Figari con un provvedimento vaticano è stato impedito di far ritorno nel suo Paese “se non per ragioni molto serie e sempre con il permesso scritto” del commissario nominato dopo la crisi, il vescovo colombiano Noel Antonio Londoño Buitrago, presule di Jericó (Antioquía), che si è affiancato al cardinale statunitense Joseph William Tobin, dal 2016 “delegato papale” per guidare il governo di questa realtà ecclesiale e poi rimasto come “referente” in particolare per le questioni economiche».
«Il veto ad un ritorno in Perù – continua Vatican News – era motivato dal timore che Figari potesse “causare altri danni contro le persone”, «nascondere e distruggere le prove contro di lui” o “ostacolare il corso della giustizia” ecclesiastica e civile. Lo spiegava una lettera a firma del cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Vita Consacrata, pubblicata nel giugno 2018 in risposta ad accuse di media locali che affermavano che il Vaticano avrebbe in qualche modo ‘protetto’ Figari».
* Immagine ritagliata di SajoR, tratta dal sito Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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