Pedro Salinas: bene l'espulsione di Figari, ma quando i suoi sodali e i vescovi codardi?
«È una buona notizia» l’espulsione da “Sodalicio” (Sodlitium Christianae Vitae) del fondatore Luis Fernando Figari, autori di stupri, abusi psicologici e malversazioni, scrive su Religión Digital (15/8/24) Pedro Salinas, autore insieme a Paola Ugaz del libro Mitad monjes, mitad soldados (“Metà monaci, metà soldati”) che portò alla luce nel 2015 i misfatti di Figari e di suoi sodali attraverso la testimonianza di una trentina di vittime. Una buona notizia, ma non basta, secondo Salinas: «Voglio supporre che sia la prima di una serie di notizie altrettanto importanti o più importanti dell'espulsione di Luis Fernando Figari. Ne deduco che siamo solo all'inizio delle azioni conclusive della Missione Scicluna-Bertomeu. Altrimenti sarebbe una presa in giro, una specie di gesto verso il pubblico, punto».
«Voglio credere – insiste – che questa decisione di Papa Francesco sia l’inizio della fine. Impossibile credere che, come suggerisce Sodalicio, Figari abbia agito da solo e come istituzione abbia appreso della cultura dell'abuso di potere solo attraverso le denunce giornalistiche. Adesso la guardia pretoriana di Figari deve cadere». E fa i nomi: Jaime Baertl, José Antonio Eguren, José Ambrozic, Eduardo Regal, Juan Carlos Len, «tra molti altri, devono cadere. La sua intera “generazione fondatrice” deve cadere. Cioè tutti i complici e faccendieri della cultura dell'abuso di potere, della cultura settaria e della cultura mafiosa che hanno regnato per mezzo secolo nell'assoluta impunità».
Spera anche, il giornalista, che questo possa essere «un punto di svolta per porre fine alla campagna di vessazioni e demolizioni contro i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta, durata quasi sei anni. Questo editto papale ha messo in luce anche le carenze della giustizia in Perù, nonché le timide e codarde omissioni da parte dei vescovi peruviani, fatta eccezione per tre notevoli eccezioni: Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima, il cardinale Pedro Barreto, e il vescovo di Caravelí, Reynaldo Nann».
«Il resto, quasi cinquanta pastori cattolici – accusa – a cominciare dal presidente della Conferenza episcopale peruviana, Miguel Cabrejos, si sono comportati con codardia e timidezza».
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