
Conclusa la missione Mediterranea-Migrantes. Mons. Perego: «Occasione per conoscere e documentare quello che succede ai migranti nel Mediterraneo»
TRAPANI-ADISTA. Si è conclusa l’esperienza della barca a vela promossa dalla Migrantes di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, che, salpata da Trapani il 24 agosto, per tre giorni ha affiancato la nave “Mare Jonio” dell’Associazione Mediterranea Saving Humans, impegnata nella sue 18ma missione di soccorso in mare, che consentito il salvataggio di 182 migranti. Promosso in collaborazione con la Fondazione Migrantes, il viaggio desiderava raccogliere dati e informazioni sull’azione di monitoraggio, ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo, e documentare anche in questo modo l’efficacia di quanto viene compiuto.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OimI) dell’Onu, dal 1° gennaio al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo centrale oltre mille persone, mentre quasi 14mila sono state catturate in mare e riportate in Libia, Paese peraltro dichiarato “non sicuro” dall’Onu.
«L’obiettivo di questo viaggio era conoscere e comprendere meglio ciò che avviene nel Mare Nostrum, così da poter avere maggiore consapevolezza e cognizione in vista di una documentazione completa e di una testimonianza autentica», ha spiegato mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes.
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