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Dal clima alla tutela della biodiversità, il WWF boccia il governo Meloni

Dal clima alla tutela della biodiversità, il WWF boccia il governo Meloni

Nel seguente comunicato, in data di ieri, 20 ottobre, il WWF elenca i provvedimenti del governo Meloni che costituiscono «veri e propri passi indietro».

Un bilancio per nulla positivo. È questo il giudizio del WWF Italia sulle azioni sui temi ambientali del Governo Meloni e della maggioranza parlamentare che lo sostiene nei suoi primi tre anni. A ridosso dell’anniversario dell’insediamento dell’esecutivo, l’organizzazione pubblica le sue “pagelle”, all’interno della campagna Our Values (cartella con pagelle e scheda riassuntiva a questo link)

Se nel suo documento “Elezioni politiche 2022: il tempo delle scelte sostenibili”, il WWF Italia, alla vigilia delle elezioni 2022, definiva la legislatura 2022/27 il “tempo essenziale” per raggiungere gli obiettivi posti al 2030 al fine di contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, a distanza di tre anni si può dire che quel tempo non è stato sfruttato come si doveva.

Non solo non c’è stata quell’accelerazione auspicata, ma in alcuni settori (in particolare quello della tutela della biodiversità) il Governo Meloni ha fatto registrare veri e propri passi indietro.

Dieci le aree prese in esame dalle pagelle: dall’agricoltura alla biodiversità, passando per clima, energia e mare.

In generale, l’attuale contesto politico sembra voler fare una “resa dei conti” con i valori della tutela ambientale, mettendo a tacere le evidenze scientifiche. 

Un concetto di sviluppo di stampo novecentista si sta riaffermando con la strada spianata dal negazionismo e da interessi economici potenti che influenzano politica e comunicazione.

Anche i processi virtuosi, quali quello dello sviluppo delle energie rinnovabili, sono in rallentamento e la dilatazione che la politica vorrebbe imporre ai tempi indicati dalla scienza per la transizione energetica fa sì che l’uscita dal fossile rallenti e che l’energia nucleare venga incredibilmente ritenuta una risposta plausibile. Non a caso le pagelle del WWF giudicano “scarse” le azioni governative sul clima e “insufficienti” le politiche energetiche.

Giudicati “insufficienti” anche la tutela della biodiversità, l’atteggiamento governativo verso la caccia e il contrasto al bracconaggio. Sin dal suo insediamento, il Governo ha adottato un approccio tanto chiaro quanto dannoso: deregolamentare un’attività che già genera forti criticità per l’ambiente, la sicurezza e la legalità. La riforma della legge sulla caccia, in discussione al Senato, rappresenta l’apice di questo approccio: un testo scritto senza confronto con il mondo scientifico e ambientalista, che punta a smantellare la legge quadro sulla fauna selvatica.

Meno duro il giudizio sulle aree protette dove il Governo viene giudicato “sufficiente, ma con riserva”. Se è stato interessante il dibattito generato dagli Stati Generali sulle aree protette voluti dal Ministero dell’Ambiente, la realizzazione di nuove aree protette annega nella burocrazia e nelle opposizioni localistiche mentre parchi e riserve esistenti sono sempre più caselle da occupare politicamente.

“Insufficienti”, invece, le azioni del Governo sul fronte agricoltura. L’esecutivo e il parlamento hanno sostenuto leggi demagogiche a sostegno dell’agricoltura intensiva, come il divieto della carne coltivata, hanno ostacolato il biologico, hanno aperto agli OGM e si sono opposti alla transizione ecologica del settore.

Stesso giudizio anche sulla gestione del territorio: il consumo di suolo continua senza sosta e i ritardi su dissesto e bonifiche restano gravi. Il rilancio di infrastrutture impattanti, come il Ponte sullo Stretto di Messina, distoglie risorse e aggrava la frammentazione del territorio senza una reale valutazione degli effetti.

A livello generale si può dire che in tre anni non sono stati avviati quei processi di riforma che servirebbero e sono anzi aumentate le pressioni sui sistemi naturali determinate da scelte politiche che non valutano gli effetti di queste, anzi le negano. 

Un comportamento cha ha causato anche un contrasto con l’Unione europea: a giugno 2025 le procedure d’infrazione aperte contro l’Italia sono 64 (51 per violazione del diritto dell’Unione e 13 per mancato recepimento di direttive) e tra queste quelle in materia ambientale rappresentano di gran lunga il gruppo maggiore con ben 23 procedure.

Restano ora due anni al Governo Meloni per porsi degli obiettivi di miglioramento e impegnarsi per raggiungerli.  Anche perché mentre il Governo si muove con passi incerti o addirittura indietro, emergenze come consumo di suolo, inquinamento, perdita di biodiversità e crisi climatica avanzano senza sosta.

*Foto: Unsplash/ QUI NGUYEN

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