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"LA PACE AL PRIMO POSTO": AL VIA I PREPARATIVI PER LA MANIFESTAZIONE DEL 18 MARZO CONTRO L'OCCUPAZIONE DELL'IRAQ

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 04/03/2006

33261. ROMA-ADISTA. È il primo dei quattro principali impegni assunti dal movimento altermondialista al Forum Sociale Mondiale di Caracas: una giornata di mobilitazione internazionale contro l'occupazione dell'Iraq. Nell'Appello dell'Assemblea dei movimenti sociali che, come di consueto, ha concluso i lavori del Fsm (v. Adista n. 14/06), movimenti e reti hanno infatti lanciato per il 18 marzo, a due giorni dal terzo anniversario della guerra all'Iraq, una protesta globale per "l'immediato e incondizionato ritiro delle truppe straniere dal Paese e uno stop alla privatizzazione delle sue risorse energetiche" (ma anche, tra le altre cose, per la creazione di uno Stato palestinese indipendente e per l'eliminazione delle armi nucleari e delle armi di distruzione di massa).

Così, raccogliendo l'appello del Forum di Caracas, il movimento italiano contro la guerra ha indetto, per il 18 marzo, una giornata nazionale di mobilitazione, dal titolo "La pace al primo posto", che a Roma si articolerà in tre distinti momenti: in mattinata, un incontro dei "soldati contro la guerra", con la partecipazione di refusnik di diversi Paesi; nel primo pomeriggio, un corteo che verrà aperto dallo striscione "la pace al primo posto" e, nel tardo pomeriggio, un concerto di giovani dei campi profughi palestinesi. È quanto è stato approvato dai 320 rappresentanti di organizzazioni, reti, gruppi locali che hanno preso parte, l'11 e il 12 febbraio a Firenze, all'Assemblea nazionale del movimento contro la guerra, con l'impegno ulteriore a lanciare "un proprio appello specifico per i diritti e la libera circolazione di migranti e richiedenti asilo".

Ma è tutto il movimento europeo a mobilitarsi: come si legge nell'Appello del Forum Sociale Europeo "Mai più guerra, la pace è l'unica sicurezza", i movimenti sociali del Continente manifesteranno il 18 marzo per "l'immediato e incondizionato ritiro di tutte le truppe straniere dall'Iraq; contro la guerra preventiva, la sua estensione alla Siria, all'Iran e al Medio Oriente; per una soluzione pacifica della questione kurda; per la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi e di Gerusalemme Est, per l'attuazione di tutte le risoluzioni internazionali, per una pace giusta fra Israele e Palestina, per la creazione di uno Stato palestinese indipendente".

Resistenza armata o nonviolenza

Se la manifestazione del 18 marzo (per adesioni: www.18marzo.unmondodiverso.it) può contare su una piattaforma unitaria, restano tuttavia profonde divergenze all'interno del movimento, come è emerso chiaramente in occasione della manifestazione del 18 febbraio scorso "Con la resistenza palestinese e irachena, per la fine dell'occupazione israeliana in Cisgiordania". Promosso dal "Forum Palestina", dai Cobas, dai Comitati Iraq libero, da decine di centri sociali, il corteo di Roma non ha infatti ricevuto il sostegno unanime dell'arcipelago altermondialista e della sinistra alternativa (hanno aderito i Comunisti italiani, ma non i Verdi e Rifondazione), a causa dell'assenza nella piattaforma di un esplicito richiamo alla linea "Due popoli e due Stati" e di un'altrettanto esplicita condanna del terrorismo.

Al centro della questione, diventata più incandescente dopo le dichiarazioni di Marco Ferrando su Israele e Nassiriya e la sua esclusione dalle liste elettorali, è il nodo della resistenza armata, contro cui si scontra la netta opzione per la nonviolenza fatta propria già da tempo da Rifondazione Comunista (con molti dissensi al suo interno). Alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione del 18 febbraio, Fausto Sorini, esponente della minoranza di Rifondazione, ha parlato non a caso di "divergenza grave" con Fausto Bertinotti sulla questione della nonviolenza: "Chi resiste all'occupazione - ha dichiarato - non è un terrorista. Altrimenti si finisce per considerare come terrorismo ogni azione di legittima risposta all'oppressione militare. Non si può fare la lezione a chi sta difendendo il proprio Paese". Allo stesso modo, gli organizzatori della manifestazione hanno sottolineato la necessità che un eventuale governo di centro-sinistra segni "una forte discontinuità con il governo Berlusconi nelle scelte su Palestina e Israele", prendendo le distanze dai progetti del governo israeliano, che - hanno affermato Sergio Cararo e Stefano Chiarini - puntano all'annessione definitiva di Gerusalemme e di una parte significativa della Cisgiordania palestinese, rendendo impraticabile l'ipotesi di uno Stato palestinese indipendente e sovrano. (claudia fanti)

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