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USA: DONNA AI VERTICI DELLA CHIESA EPISCOPALIANA. E AUMENTANO I DISSIDI NELLA COMUNIONE ANGLICANA

Tratto da: Adista Notizie n° 51 del 08/07/2006

33477. LONDRA-ADISTA. "Nostra madre Gesù Cristo dà alla luce una nuova creazione e noi siamo i Suoi figli...": comincia così il primo sermone di Katharine Jefferts Schori, prima donna a capo della Chiesa episcopaliana degli Stati Uniti (Ec). La sua elezione, avvenuta il 18 giugno durante la convenzione generale a Columbus, in Ohio, ha rafforzato in molti il timore che uno scisma sia ora inevitabile nella più ampia Comunione anglicana, già in crisi a causa della consacrazione di Gene Robinson, un omosessuale dichiarato e da anni impegnato in una relazione stabile, a vescovo del New Hampshire: un'elezione contro cui si erano fortemente opposte le Chiese ‘ortodosse', che, forti del loro attivismo missionario e di un numero di fedeli in rapida crescita, si sono riunite nel gruppo informale di Chiese del Sud globale, sotto la guida dal bellicoso primate nigeriano Peter Akinola.

Le prime mosse della Schori, che nel suo nuovo ruolo di vescovo presidente è ora formalmente sullo stesso piano dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, leader degli anglicani, hanno mescolato strappi in avanti e dichiarazioni conciliatorie. Laureata in biologia e oceanografia, con la passione del volo, la Schori è responsabile di una nuova liturgia eucaristica al femminile che era stata introdotta qualche settimana fa dalla Chiesa episcopale degli Stati Uniti. Il testo si apre con le parole: "Benedetta la Signora che ci dà la vita, ci salva e ci santifica".

Ma allo stesso tempo, la Schori si è anche mossa con accortezza politica, riuscendo – dopo lunghissime discussioni e trattative con i delegati – a far approvare dalla convenzione generale una risoluzione che promette di non nominare all'episcopato "nessun candidato il cui stile di vita presenti una sfida per il resto della Chiesa e che possa portare ulteriori tensioni all'interno della Comunione". In sostanza, la Ec accetta la ‘moratoria' sulla consacrazione di vescovi gay, una delle richieste contenute all'interno del Windsor Report, la strategia ufficiale dell'arcivescovo di Canterbury nel suo tentativo di tenere uniti gli anglicani del mondo. Accettando la moratoria, la Ec tende una mano alle altre Chiese in attesa di un "approfondimento teologico" e spera di salvare così la propria possibilità di partecipare alla prossima conferenza di Lambeth – il decennale summit dell'anglicanesimo mondiale – nel 2008.

Non è stato un risultato facile per la Schori, che si era vista rifiutare due precedenti risoluzioni ritenute troppo conservatrici dalla base liberal della Ec. Nel testo della risoluzione approvato, diversamente da quelli precedenti, non c'è menzione delle benedizioni offerte alle coppie gay – un altro dei punti caldi del dibattito – il che fa supporre che queste proseguiranno in tono minore in quelle diocesi i cui vescovi le consentono. Ma l'arcivescovo di York – numero due della Chiesa d'Inghilterra – John Sentamu, inviato da Williams a Columbus, sembra aver informalmente dichiarato accettabile la formulazione della risoluzione.

Allo stesso tempo la Ec ha però ribadito le proprie convinzioni fondamentali, riaffermando, in un'altra dichiarazione, "il proprio tradizionale sostegno alle persone gay e lesbiche come figli di Dio con pieni diritti civili".

Ma da qui in poi il cammino per la Schori è tutto in salita. In molti vedono uno scisma – con l'esclusione della Ec dalla Comunione anglicana – come inevitabile "salvo un miracolo". La pensa così l'influente vescovo di Rochester Michael Nazir-Ali. Malgrado la mano tesa offerta all'ultimo minuto, la Chiesa anglicana statunitense è convinta delle sue posizioni e sembra decisa a continuare ad andare per la sua strada. È probabile che alcune diocesi abbandonino la Ec, cercando una supervisione alternativa da parte di primati conservatori di altre Chiese: una l'ha già fatto, quella di Fort Worth. (alessandro speciale)

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