RIMOSSO D'AUTORITÀ L'ABATE DI MONTEVERGINE. AVEVA RIMOSSO DON VITALIANO DELLA SALA
Tratto da: Adista Notizie n° 85 del 02/12/2006
33652. AVELLINO-ADISTA. Un piccolo giallo dietro le dimissioni di mons. Tarcisio Giovanni Nazzaro, vescovo della piccola diocesi abbaziale di Montevergine, in Irpinia. La sua rinuncia al governo pastorale della diocesi - riferisce una nota pubblicata il 15/11 nel bollettino dalla Sala Stampa Vaticana (ripresa il 16/11 anche dall'Osservatore Romano) - è stata accettata da Benedetto XVI il 15/11, "in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico". Il comma 2 del canone in questione invita il vescovo che "per infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all'adempimento del suo ufficio" a presentarne la rinuncia. Non solo non si hanno notizie di problemi di salute tali da impedire a mons. Nazzaro di proseguire il suo ministero pastorale, ma a rendere la vicenda ancora più misteriosa c'è il fatto che Avvenire ha fornito una diversa spiegazione dell'abbandono di Nazzaro, affermando che l'abate avrebbe raggiunto il limite canonico fissato per il pensionamento. Il quotidiano dei vescovi, sul numero del 17/11, riferisce infatti che "Nazzaro, alla guida dal 1998 dell'antica comunità benedettina sui monti irpini, poco distante da Avellino, compirà 75 anni il prossimo 2 gennaio" (sempre il 17/11, identica versione si trova anche sulle pagine avellinesi del Mattino). In realtà, dom Nazzaro è nato sì il 2 gennaio, ma del 1933. Tra due mesi compirà quindi 74 anni e non 75, come erroneamente riportato. Un errore così grossolano, in palese contraddizione - tra l'altro - con la versione ufficiale fornita dalla Sala Stampa Vaticana, evidenzia il forte imbarazzo con cui l'Ordine benedettino ed il Vaticano hanno gestito tutta la vicenda di Montevergine.
Dietro le dimissioni dell'abate Nazzaro, infatti, vi sarebbero in realtà i profondi dissesti finanziari che hanno scosso l'amministrazione del santuario e del monastero e che hanno provocato il deciso intervento della Congregazione benedettina sublacense (da cui dipende Montevergine). Due anni fa presso l'abbazia irpina, si era recato in qualità di visitatore dom Bruno Marin. La visita canonica è una prassi consueta per tutte le Congregazioni e gli Ordini religiosi: ogni due anni l'abate visitatore compie una visita - che dura al massimo un paio di settimane - in tutti i monasteri sotto la sua giurisdizione. Nel caso di Montevergine, però, la visita - iniziata già due anni fa - non si è ancora formalmente conclusa, e si è col tempo tramutata in un vero e proprio commissariamento dell'abbazia, dal momento che dal gennaio 2006 la Congregazione sublacense ha inviato a Montevergine un ispettore - dom Beda Paluzzi, priore del monastero di San Benedetto (Sacro Speco) a Subiaco - che ha avocato a sé le decisioni più importanti e la deliberazione sulle spese di un certo rilievo. (valerio gigante)
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