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NASCE IN CANADA UNA NUOVA RETE DI CATTOLICI: NEL NOME DEL DIALOGO, DELL'AMORE, DEL CONFLITTO

Tratto da: Adista Documenti n° 6 del 20/01/2007

DOC-1816. MONTREAL-ADISTA. Una parola "più libera", anche "critica", è quella che vuole far sentire alla Chiesa il neonato "Forum André Naud", una rete di preti e laici canadesi che conta già una cinquantina di membri e che ha visto la luce il 15 novembre scorso sull'onda lunga della lettera aperta che, a febbraio 2006, diciannove preti del Québec indirizzavano ai vescovi esprimendo il loro disaccordo sulle posizioni vaticane riguardo all'omosessualità e al non accesso dei seminaristi gay al sacerdozio (v. Adista n. 24/06).

Ispirandosi nel nome ad un noto teologo dissidente - André Naud, appunto - presente al Concilio e scomparso nel 2002, e ai documenti del Concilio Vaticano II, il gruppo vuole favorire l'emergere di un'opinione pubblica nella Chiesa ma anche incitare i vescovi a ritrovare un loro spazio di libertà. L'iniziatore del Forum, Claude Lefèbvre, parroco di Saint-Etienne a Montreal, scriveva ai vescovi, nel maggio scorso: "Talvolta anche in una famiglia in cui ci si ama accade che l'accesso ad un dialogo più autentico e più fecondo passi attraverso la porta stretta di un conflitto". E si augurava che tanto questi quanto i membri del forum non restassero "bloccati alla porta" ma che la Chiesa del Québec avesse il coraggio di aprire una breccia all'interno del cattolicesimo.

Il 15 novembre, il Forum ha enucleato le sue priorità: riappropriarsi di alcuni orientamenti fondamentali del Concilio, studiare gli scritti di André Naud e alimentare una matura opinione pubblica ecclesiale, incoraggiando i cristiani a favorire l'incontro tra fede e cultura, e vivere seguendo la libertà della propria coscienza.

In questo spirito, la prima iniziativa del Forum è stata un colloquio sul tema dell'omosessualità nella Chiesa, tema tanto più urgente poiché "il riconoscimento sociale delle persone omosessuali – ha spiegato nell'introduzione Marco Veilleux – è un fenomeno che non si può circoscrivere. Portatore di ricchezze e, senza dubbio, di ambiguità, questo riconoscimento interpella direttamente il discorso e le pratiche della nostra Chiesa. È possibile discuterne con apertura, serietà e serenità?". Al colloquio, durante il quale si sono alternate testimonianze e relazioni, hanno partecipato tra gli altri il teologo Gregory Baum (professore emerito dell'Università McGill, esperto al Vaticano II e docente per ventotto anni all'Università di Toronto) e Hervé Tremblay, teologo domenicano e docente di Antico Testamento al Collegio universitario domenicano di Ottawa. Gay e lesbiche, ha sottolineato Baum, hanno una vocazione iscritta nella loro omosessualità che può consistere, ad esempio, nell'essere voce critica di fronte agli abusi della società nei confronti delle minoranze. Nel suo bilancio alla fine del colloquio, Baum ha invitato a rispettare la Bibbia come parola di Dio, ma senza prenderla sempre alla lettera, cosa che porterebbe al fondamentalismo: occorre, ha spiegato, rimetterla nel contesto, leggerla nello spirito, correggendo i testi che esprimono il disprezzo dell'altro, dando priorità al comandamento dell'amore. La Chiesa, ha poi concluso, ha qualcosa da dire a gay e lesbiche, un insegnamento etico per evitare le dipendenze che ogni vita sessuale può creare. Peccato che essa non utilizzi questa via in cui la sua presenza sarebbe necessaria. Di seguito pubblichiamo in una nostra traduzione dal francese il testo del suo intervento al colloquio sul tema: "L'amore omosessuale: una riflessione teologica". (ludovica eugenio)

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