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BREVI ADISTA

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 10/03/2007

Roma-Adista. Parità scolastica laica. Buone notizie per i genitori che a Roma hanno figli nella scuola dell'infanzia e che decidono di non si avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica. L'assessore comunale alle Politiche Educative e Scolastiche Maria Coscia ha infatti introdotto una modifica nella scheda per le iscrizioni per il 2007-2008: laddove il genitore è chiamato a scegliere se avvalersi o no dell'insegnamen-to della religione, è stata infatti aggiunta la dicitura "La scuola garantirà attività alternative per i bambini i cui genitori scelgono di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica". Finora, la scheda di iscrizione conteneva soltanto la domanda: "Si avvale dell'insegnamento della religione cattolica?", cui il genitore deve rispondere con un sì o con un no. La scuola non si prendeva perciò nessun impegno specifico a tutela di coloro che non si avvalgono dell'Irc, come invece prevede esplicitamente il Concordato del 1984. La richiesta di un impegno preciso dell'assessorato era venuto nei mesi scorsi dalla presidente del Crides, "Centro romano per la difesa dei diritti nella scuola", Antonia Sani, che aveva scritto alla Coscia per chiedere maggiore tutela degli alunni della Scuola dell'Infanzia che scelgono di non avvalersi. L'assenza nella scheda di iscrizione di un preciso impegno per organizzare gli insegnamenti alternativi, rilevava la Sani, "lascia interdetti i genitori che intendono non avvalersi, molti dei quali temono discriminazioni nei confronti dei loro bambini". D'ora in poi, come chiedeva il Crides, ogni sezione di Scuola dell'Infanzia comunale dovrà obbligatoriamente organizzare, in accordo con i genitori, un'attività continuativa per i bambini che non si avvalgono dell'insegna-mento della religione cattolica, come avviene per gli alunni che fanno religione, che fruiscono di un programma ufficiale svolto da appositi insegnanti.

Sidney-Adista. Il cardinale negazionista. È "profondamente scettico" verso quella che ritiene un'"isteria" "pericolosamente vicina alla superstizione": il card. George Pell, arcivescovo di Sidney, ha espresso in un editoriale sul quotidiano australiano Sunday Telegraph i suoi dubbi sulla realtà del riscaldamento globale e sul fatto che sia veramente effetto delle attività dell'uomo. Gli ambientalisti, secondo il cardinale, hanno una fissazione "semi religiosa" per i loro temi e non sono nient'altro che "zeloti che per spaventarci mettono sotto i nostri occhi scenari estremi". I loro appelli per la riduzione delle emissioni di carbonio e a favore del trattato di Kyoto, aggiunge Pell, sarebbero, per buona parte, "propaganda".

Massa-Adista. Noi cattolici, voi no. Il blog dell'Azione Cattolica di Fossone (Ms) (www.azionecattolicafossone.splinder.com) ha aperto da poche settimane. Per farlo conoscere in rete, i suoi promotori ne hanno segnalato la nascita a "Noi cattolici", una comunità online che - tra gli altri servizi - offre un elenco (diviso per categorie) di siti internet di realtà associative ed ecclesiali sparse sul territorio. Ebbene, inizialmente il blog dell'Ac di Fossone è stato inserito tra i siti segnalati per il particolare interesse dei contenuti. In un secondo momento, la segnalazione è però scomparsa. Motivo: "Noi cattolici" ha scoperto che sul blog erano presenti - tra gli altri - anche i link al sito internet di Adista ed a quello di don Vitaliano Della Sala. Voci che non rappresentano - a loro giudizio - la Chiesa perché ne mettono in discussione il magistero, sostenendo, tra l'altro, le ragioni di adulteri e omosessuali.

Roma-Adista. La Madonna della sfiducia. "La Madonna farà cadere Prodi", ne sono certi i militanti del Movimento Mariano che, lo scorso 27 febbraio, hanno manifestato di fronte a Montecitorio. "Questo governo va contro natura e contro Dio, ha i piedi di argilla e cadrà", affermavano la ventina di manifestanti "chiamati a scendere in piazza", a loro dire, direttamente dalla Madonna. Nel corso del presidio i contestatori hanno recitato un rosario in difesa della "legge di Dio", che "proibisce di uccidere, di dividere ciò che Egli ha unito, di manipolare la vita". E per "testimoniare a tutti che questi Dico, queste forme di perversione", loro non le vogliono.

Narni-Adista. L'altra campana. A Narni, piccolo borgo dell'Umbria, le dimissioni del governo Prodi sono state accolte dalle campane, suonate a festa dal parroco, don Lino, che si è dichiarato contento come "una pasqua" per la caduta di un "governo influenzato dal maligno". "Consiglio al caro don Lino – suggerisce Gianna Cento, in una lettera pubblicata da Repubblica il 28/2 – di dedicarsi interamente alla politica, forse questa è la sua vera vocazione. Non credo che i suoi fedeli (almeno una buona metà) ne sentiranno la mancanza".

40FUORIROTTA 1976

40 anni di informazione politica ed ecclesiale da un punto di vista "altro"

1967-2007

Adista compie 40 anni. Nessuna celebrazione autoreferenziale: solo - ogni settimana - una pagina dedica-ta, anno per anno, alla pubblicazio-ne di alcuni materiali (articoli, docu-menti, interventi redazionali) utili ad offrire uno spaccato del modo con cui l'agenzia ha cercato di fare informazione su Chiesa, politica, reli-gioni. Un modo per ricordare - anzitutto a noi stessi e poi a tutti coloro che con generosità ed ostina-zione ci hanno seguito e sostenuti in tutti questi anni - il fil rouge che collega tempi e contesti politico-ecclesiali pure tanto diversi tra loro attraverso l'ottica con cui Adista ha guardato e continua a guardare alle vicende del nostro Paese. Più della paura poté il coraggio della speranza, il coraggio del pluralismo democratico e della rottura di uniformità calate dall'alto. E contra spem il '76 osò l'attraversamento del guado, accompagnato da una Chiesa in ascolto dei segni dei tempi, inciampi e ritardi compresi. Sulla riva, in stallo più che in attesa, un Paese sfiancato: la crisi del governo Moro, osteggiato dai socialisti al contempo ‘gelosi' e ‘diffidenti' circa le aperture al Pci, e da gran parte della stessa Dc dove sostanzialmente fallisce il rinnovamento annunciato da Zaccagnini, conduce alle elezioni politiche anticipate, mentre imperversano corruzione politica (uno per tutti, lo scandalo Lockheed), disoccupazione, svalutazione della lira, fuga dei capitali all'estero, ristagno della produzione, terrorismo, mafie e poteri occulti vari (le Br uccidono il Procuratore generale della Repubblica Francesco Coco e i neofascisti di Ordine nuovo il giudice Vittorio Occorsio, una bomba esplode ancora una volta a Brescia causando un morto e 8 feriti, Edgardo Sogno viene arrestato a Torino per trame contro la sicurezza dello Stato). Sullo sfondo, lo scenario di un Occidente dove in nome dell'anticomunismo si consumano immani delitti, come il golpe militare del 24 marzo in Argentina, la cui ferocia si rivelerà attraverso migliaia di uomini e donne desaparecidos, eliminati perché amavano la democrazia.

La comunità ecclesiale si interroga, dovunque dilaga il dibattito sulla necessità di nuove mediazioni tra fede e storia e la parte più illuminata dell'episcopato coglie la provocazione dei tempi attraverso Epu ("Evangelizzazione e promozione umana"), il primo Convegno ecclesiale ideato per "tradurre in italiano" il Concilio, per superare lo stallo e mettere in ascolto della storia e tra di loro tutte le componenti del mondo cattolico. Certo, nella serenità dell'ascolto reciproco - voluto in particolare dall'anima del Convegno, ovvero il segretario della Cei, mons. Enrico Bartoletti, che muore a pochi mesi dall'inizio di Epu – irrompe ancora una volta ‘la paura del comunismo' eccitata dalla campagna elettorale stile '48 messa in piedi dalla Dc e dai conservatori vari, che, memori del risultato delle amministrative del '75 temono "il sorpasso" da parte del Pci. Berlinguer, nel clou della campagna elettorale ‘rassicura' circa il suo voler rimanere sotto l'ombrello della Nato, ma a molta Chiesa interessa di più il clima etico-politico generale di una vittoria del Pci in un anno in cui, fra l'altro, divampa il dibattito e la mobilitazione femminista sulla legalizzazione dell'aborto. Le elezioni, si sa, finirono con il recupero della Dc, con la buona ma ‘inutile' affermazione del Pci, con l'ennesimo incarico di governo ad Andreotti mentre la linea di apertura a sinistra di Moro-Zaccagnini al Congresso Dc di marzo passava d'un soffio con il 51,5% dei voti. A latere, l'avvento di Craxi alla segreteria del Psi.

Ma nel frattempo la questione ecclesiale si era fatta tutt'uno con la questione politica del Paese, nel bene e nel male. Suggello di tale intreccio, le candidature di cattolici democratici di spicco come indipendenti nelle liste del Pci e il conseguente, rovente dibattito. Paolo VI, accennandovi indirettamente, parlò di "tradimento", e in un discorso alla Cei invitò in sostanza a votare ancora Dc, nonostante la discutibilità della "perfetta rappresentanza" dei principi cristiani. E nonostante la non ‘perfetta rappresentanza' fosse intesa in molta parte del mondo cattolico come, stavoltà sì, ‘tradimento' degli stessi principi attraverso un malgoverno e una corruttela disperante, i vescovi sfornavano raccomandazioni in tutta Italia contro ogni rottura dell'"unità" ecclesiale, ancora identificata da molti con l'unità politica dei cattolici. Ma la Chiesa suggellata da Epu è quella, almeno nella linea di tendenza, che cerca l'unità intorno alla Parola e non su uno schieramento politico. È la Chiesa dei centinai di cattolici, sacerdoti, quadri e dirigenti Acli, Azione Cattolica, Cisl, Fuci, Agesci, Comunità di Base che in una lettera esprimono solidarietà ai cattolici candidati nel Pci. È la Chiesa anche della diocesi di Torino guidata dal card. Michele Pellegrino, Chiesa che a meno di un mese dalle elezioni organizza un convegno intitolato "Per un pluralismo nelle scelte politico-sociali dei cattolici" (a novembre dello stesso anno Pellegrino si dimette adducendo ragioni di salute, ma sono in molti a pensare che sulla sua scelta pesino pressioni della Curia vaticana). È la Chiesa, ancora, del vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, che segna il '76 con due lettere aperte, una a Zaccagnini e l'altra a Berlinguer. La prima, a 3 mesi dalle elezioni, per ricordare che non le etichette ma le politiche concrete qualificano l'essere ‘cristiano'. La seconda, dopo le elezioni, per richiamare alla "liberazione dell'uomo" come senso per il Paese dell'incontro tra "cristiani" e Pci. (m. r. r.)

PLURALISMO E UNITÀ POLITICA DEI CATTOLICI. PARLA PADRE TUROLDO

3958) Roma-adista. Il tema dell'unità politica dei cattolici è quanto mai di attualità non solo nella situazione peculiare del nostro paese, ma per la cattolicità in generale. A più di un decennio dalla fine del Concilio Vaticano II processi ormai non più circoscritti a ristrette élites dimostrano che è maturata una coscienza nuova rispetto alla sfera della politica. (...).

L'affermazione di uno spazio autonomo dei credenti in politica si è sempre scontrata con la difficoltà di proporre un modello alternativo di società rispetto al capitalismo o al socialismo nelle sue diverse espressioni e ciò ha condotto i partiti cattolici ad assumere una posizione di difesa dell'ordine esistente il più delle volte in contrasto con i valori e lo spirito del Vangelo. Da questa realtà si è sviluppato un lungo e difficile processo di maturazione e riflessione che ha portato a valorizzare il Pluralismo non come "diaspora" dei cattolici, ma come elemento arricchente per l'intera comunità ecclesiale.

Non si può nemmeno sottovalutare che la presenza di credenti in altre forze politiche, del movimento operaio in particolare, ha contribuito ad un processo di approfondimento critico del marxismo rispetto al fatto religioso che ha dato dei frutti significativi, se è vero che ormai si è fatta giustizia di atteggiamenti schematici e dogmatici per ricercare convergenze sul piano dei progetti politici concreti.

Questo è guanto emerge dai contributi che qui pubblichiamo di (...) padre David Turoldo. (...)

D: Secondo lei i più recenti avvenimenti del mondo ecclesiale e politico italiano hanno fatto progredire, o regredire il superamento dell'unità politica dai cattolici?

R: Ma di quale unità si parla? Ma è mai esistita una unità (politica) dei cattolici? Mai!... Se - come si usava dire un tempo - l'Italia è (o meglio era) al 90% cattolica: è (più esattamente era) tutto un paese cattolico che scendeva in competizione a ogni chiamata elettorale. E si può anche dire che sia, in una certa sua stratificazione culturale, tuttora cattolica: perché il paese è quello che è, anche se non lo vuole. Forse paradossalmente c'è più "animo cattolico" nel Partito Comunista che nella Democrazia Cristiana. O comunque non c'è una massa cattolica anche nel Partito Comunista? E allora? ... Credo che dovremo parlarne in termini che non siano più quelli di unità dei cattolici o simili, se vogliamo capire meglio il paese e rendere un servizio più utile anche alla Chiesa.

Dc, partito di cattolici, e non dei cattolici. Stampa di cattolici, e non stampa dei cattolici! Quelli di Azione Cattolica!... E gli altri non iscritti; che pure hanno il battesimo e lo vivono, cosa sono? ... E la Chiesa appunto non è (per fortuna!) più grande del partito e di tutte queste associazioni? Anzi, più grande di ogni classificazione e diversa da ogni integrismo?

Allora, riguardo alla prima domanda, poiché non è mai esistita una unità politica dei cattolici (neppure all'interno dello stesso partito democristiano) inutile parlare di rallentamento o di progressione circa "il superamento dell'unità politica dei cattolici", in Italia.

D: Ritiene possibile le militanza dei cattolici nei partiti della sinistra?

R: La risposta a questa domanda è già contenuta nella prima. Queste cose all'estero sono capite da molto tempo; per esempio in Francia; e persino in Spagna e in Portogallo pare che siano capite più che da noi; e sono convinzioni che cominciano ad operare! Così anche nell'America latina. Perfino la Chiesa, nel suo alto magistero, è sempre stata (per natura e per storia) pluralistica. E non può essere che così. L'unità della Chiesa è lo Spirito che spira dove vuole e nessuno sa donde venga e dove vada. Appunto, lo spirito che fonda l'unità nella libertà.

D: Questa militanza può (o deve) caratterizzarsi con specifici contributi in campi particolari?

R: Ma che senso ha questa domanda? Io quando scendo in politica scendo in politica (e tutto è politica)! Io vivo la mia fede di cittadino; e vivo accanto e insieme, chiunque abbia rispetto del bene del cittadino, anzi dell'uomo: al di sopra del suo stesso bene individuale. Attento certo a quanto può contrastare la mia fede. Ma allora sono sicuro che contrasta -quasi sempre- anche il bene dell'uomo. Io non sono uno schizofrenico. Io sono un uomo e basta: un uomo che per fede si apre sull'infinito di Dio (a salvaguardia dello stesso infinito dell'uomo). Non ho bisogno, in quanto credente, di etichette per agire in politica. Ho bisogno invece di credere sul serio! Di questo c'è tanto bisogno! E allora sarà più credibile anche la mia testimonianza. E la Chiesa sarà più libera e rispettata.

(da Adista n. 550 del 18 febbraio 1976)

"EVANGELIZZAZIONE E PROMOZIONE UMANA": L'INTERVENTO DI ENZO BIANCHI

Doc. n. 827. Roma-adista. L'intervento di Enzo Bianchi (comunità di Bose) nella nona commissione.

"Anche in questo convegno si continua a parlare di pluralismo ma in termini sfumati e poco precisi e non si ha il coraggio di dire con chiarezza che esso, in materia di scelta politica, è legittimo. Non si possono porre sul piano della fede le opzioni politiche dei cattolici, che dipendono soltanto da un giudizio storico-politico. L'appartenenza al pastore, la comunione ecclesiale dipendono esclusivamente dalla fede, la quale è altra rispetto ai progetti politici. Non si può identificare il progetto politico con il piano di Dio, consacrandolo di per se stesso come storia di salvezza, senza ridurre di conseguenza la fede ad ideologia e la chiesa a società cristiana.

Una parte dei vescovi italiani, con le sue recenti e passate dichiarazioni, ha creato una divisione ecclesiale su un terreno che non è quello della fede, ha creato lacerazioni che hanno morti-ficato l'agape nella comunità cristiana in modo illegittimo: a questi vescovi dobbiamo chiedere il rispetto delle scelte dei credenti; a questi vescovi dobbiamo chiedere di riconoscere come legittimo un pluralismo in questa materia. Altrimenti si continuerà a mortificare la profezia e si imporrà ancora, per pretesa autorità di fede, una scelta storico-pratica, e si presenterà la fede, attraverso una distorta evangelizzazione, non come annuncio di salvezza, ma come progetto politico di potere, e la Chiesa non come comunione di credenti, bensì come aggregazione storica di interessi politici particolari.

Occorre dunque recuperare un momento specifico di unità nella profezia prepolitica ma lasciare poi il legittimo pluralismo delle opzioni di ogni credente nel campo politico".

(da Adista nn. 747-478-749-750 del 4-8 novembre 1976)

P. SORGE: PER MOLTI VESCOVI QUESTO È UN CONVEGNO ANCHE TROPPO AVANZATO

Doc. n. 834. Roma-adista. (...)

D: P. Sorge, cosa rappresenta per i vescovi italiani questo convegno?

R: Credo che per la maggior parte dell'episcopato italiano questo dibattito costituisca un forte scossone. Oggettivamente non si poteva pretendere di più.

Se già passasse nelle linee pastorali diocesane questo metodo saremmo un bel po' avanti. Ci sono molte chiusure. Il convegno non va giudicato per quello che avrebbe potuto essere, ma per quello che si è prefisso di essere: un momento di ascolto, e i vescovi ascolteranno.

D: Non le pare che mons. Nervo e Ardigò abbiano calcato la mano sul marxismo? Il primo ha parlato di "intos-sicazione", il secondo di "controtestimonianza".

R: Sono affermazioni accidentali... Nel complesso mi sono sembrate relazioni aperte. Avevano il compito di raccogliere i dati dei documenti venuti dalla periferia; certo, non si può fare a meno di passare qualcosa di personale, ma nel complesso hanno ben fotografato la realtà. Insisto nel dire che molti vescovi sono impreparati anche a questo convegno! Siamo realisti: non potevamo pensarne uno più avanzato, non sarebbe stato compreso.

(da Adista nn. 747-478-749-750 del 4-8 novembre 1976)

Nella navata in penombra,

passi in punta di piedi.

Cercano Cose nascoste

ai dotti e ai sapienti,

ma vuoto è il Sepolcro

del sacro.

E là fuori, oltre il sagrato,

un venticello leggero soffia

sulla vita e le dà la parola.

Parole di donna, parole di uomo. Parola di Dio.

Commenti al Vangelo

di chi è ‘svestito':

senza paramenti,

dottrina e gerarchie,

ma non per questo

‘senza Dio'.

Suor

Mariapaola

IL SUSSURRO DI DIO

E LA SORDITÀ DELL'

OSSERVANZA

Anno C

18 marzo 2007

IV Domenica

di Quaresima

Gs 5,9.10-12

Sal 33

2Cor 5,17-21

Lc 15,1-3.11-32

FUORITEMPIO

Omelie

"Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della regione… in quell'an-no mangiarono i frutti della terra di Canaan" (Gs 5,11-12). In questo anno di grazia perennemente in corso, siamo sempre nel giorno dopo la Pasqua, giorno in cui ci è dato di gustare e nutrirci dei frutti della terra che ci è donata gratuitamente, terra della Pasqua che restituisce la vera dignità alla nostra esistenza. Ed è proprio ad una mensa che ci fa sedere oggi l'Evangelo, insieme a Gesù. Egli si fa commensale di quanti hanno accolto l'invito e ci offre la prospettiva di un convito di festa. Ma chi sono gli invitati?

"Un uomo aveva due figli…".

Li conosco, mi pare di sentirli abitare in me questi due figli. Li voglio ascoltare.

"Non ricordo che volto avesse mio padre quando me ne andai, non lo avevo mai guardato in faccia. Mi pareva che il solo incrociare il suo sguardo mi avrebbe tagliato le gambe e portato via il coraggio di fare le mie scelte in libertà, di organizzare la mia vita, finalmente a modo mio, senza rendere conto a nessuno. Non lo avevo mai ascoltato veramente. Ma di lui, ricordo solo la voce, un filo, che a mano a mano che mi allontanavo si faceva sempre più flebile: "Figlio…". Qualche volta, di notte, m'è parso poi di risentirla: "Figlio…". Mi svegliavo… ma poi mi rimettevo a dormire, come potevo. Ciò che non scorderò più, invece - ne sono certo - sono gli occhi coi quali mi venne incontro correndo come mai l'avevo visto correre. Mi aveva visto da lontano e io, che da lontano venivo, sfinito, sentii crescere in me la forza di camminare. In un attimo rividi tutto quanto mi era accaduto, con i suoi occhi. Quel suo sguardo di chi da lungo attende aveva percorso tutto quel tempo e quella distanza. Mai più potrò scordare il calore di quell'ab-braccio… mi si gettò al collo e sentii battere forte quel cuore ferito e sanguinante. E fu come se quel calore mi avesse ridato vita. Nel cuore mi è nato un sussurro timido e incessante che come battito di vita ora ripete in me: "Abbà, Padre…" e il suo volto mi si fa sempre più famigliare. Ma dov'è mio fratello?".

"Non l'ho mai sopportato, lui così ribelle, spensierato, vagabondo fin da piccolo. Non gli è mai piaciuta la fatica e - se poteva - la scaricava a me o a suo padre per il fatto che era il più piccolo. Le regole non ha mai saputo cosa fossero, non vedeva l'ora di dimostrare che sapeva cavarsela da solo, e che nessuno provasse a insegnargli qualcosa, a costo di sbagliare. Gli ho sempre invidiato quella sfrontatezza che arrivava a farsi irriverenza anche nei confronti del padre. Mentre io mi sono sempre ben guardato dal mancare alle regole che vigevano in casa, anche le più insignificanti. Per far valere i diritti della mia primogenitura non dovevo sgarrare. Mi sono sforzato di adempiere sempre tutti i miei doveri e non mi sarei mai perdonato se fossi stato trovato mancante. E poi, lo ammetto, non ho mai accettato il fatto di dovere spartire con lui l'eredità. Se non ci fosse stato…

Ora quanto sta accadendo mi sembra assurdo: la musica, le danze, un banchetto! Quanto spreco per quello che ha avuto il coraggio di ripresentarsi qui dopo ciò che ha fatto. E io, dovrei andare alla festa?! Mio padre è addirittura venuto a cercarmi perché mi unissi a loro… ma come può anche solo pensarlo? Invece di punirlo, ora lo tratta come se niente fosse stato, anzi, sembra quasi che tutta quella sofferenza che deve aver patito a causa sua, ora si sia trasformata in festa, e mi viene a cercare…! Ho paura di guardare in faccia mio fratello, sento tutta la mia rabbia, e ho paura di trovare invece sul suo volto i segni della gioia di chi è tornato a casa, di chi è tornato ad essere figlio di questo padre che è anche il mio, quella gioia che io non ho… Ma allora a che m'è servito rimanere a casa… è stato tutto inutile?! Ora il padre è lì che mi attende, come ha atteso lui, mio fratello, ed è uscito per chiamarmi. Davvero questo banchetto è anche per me?! "Tu sei sempre con me - mi ha detto - tutto ciò che è mio è tuo". Come è possibile? E io ancora non lo so?!"

"Quel posto è ancora vuoto. Sono uscito a chiamarlo, a convincerlo, a supplicarlo con tutte le mie forze, ma non ne vuole sapere. È tutto già pronto, musica, danze, il vitello grasso… il mio cuore, come chicco di grano, marcito nella terra del rifiuto, dell'oblio, della lontananza ha prodotto pane per il banchetto, perché tutti abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza (Gv 10,10) Attenderò, finché anche quel posto vuoto sarà riempito. "Vi supplico, lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20), voi tutti, figli amati!".

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