Nessun articolo nel carrello

LA CHIESA NON FAVORISCA L’IMPUNITÀ. Lettera al vescovo dell'Opus Dei Fernando Sáenz Lacalle

Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 03/11/2007

San Salvador, 12 ottobre 2007

A Monsignor Fernando Sáenz Lacalle

Presidente della Conferenza episcopale di El Salvador

L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia (Rm, 1,18).

I rappresentanti e le rappresentanti delle organizzazioni firmatarie, in modo molto rispettoso Le comunicano:

I. Abbiamo prestato particolare attenzione all’udienza celebrata il giorno 10 del mese in corso dalla Commissione Interamericana di Diritti Umani, CIDH, per dare seguito alle raccomandazioni rivolte allo Stato salvadoregno nel 2000 riguardo all’assassinio di monsignor Oscar Arnulfo Romero.

II. È importante ricordare che le raccomandazioni che la CIDH ha consegnato al Governo del Salvador sono le seguenti:

A. Realizzare un’indagine giudiziaria completa, imparziale ed efficace, in modo rapido, al fine di identificare, giudicare e punire tutti gli esecutori e i mandanti delle violazioni definite nel rapporto (37/00, riferito al caso di monsignor Romero).

B. Riparare a tutte le conseguenze delle violazioni citate, incluso il pagamento di un giusto risarcimento.

C. Adeguare la legislazione interna alla Convenzione Americana, al fine di superare la Legge di amnistia generale. Allo scopo di rendere effettive queste raccomandazioni, specialmente quelle riferite ai risarcimenti, l’Ufficio di Tutela legale dell’Arcivescovado ha proposto:

a) che lo Stato salvadoregno compia un atto pubblico in cui riconosca la sua responsabilità e chieda perdono alla comunità nazionale e internazionale;

b) la pubblicazione delle parti rilevanti del rapporto n. 37/00 della CIDH;

c) la creazione e la diffusione di un documentario sulla persona e l’opera di monsignor Romero e sulle circostanze del suo assassinio;

d) l’inclusione del rapporto n. 37/00 nei piani di studio della storia salvadoregna;

e) la creazione di una piazza in memoria di monsignor Romero;

f) il divieto di rendere omaggio ai responsabili della sua morte;

g) la formazione in diritti umani e altri temi per i membri delle Forze Armate, in maniera da assicurare l’abbandono di condotte individuali e collettive lesive della dignità umana;

h) la formazione per funzionari di polizia, pubblici ministeri e giudici in tecniche di investigazione del delitto, conformi agli standard stabiliti dalle Nazioni Unite.

III. Desideriamo anche ricordare che l’iniziativa di presentare il caso alla CIDH è stata promossa per esplicito mandato di monsignor Arturo Rivera y Damas per accompagnare la famiglia Romero, comparsa nella denuncia originale tramite un familiare del vescovo martire.

IV. Continua ad essere per noi motivo di grande preoccupazione l’atteggiamento ostile del governo riguardo alla risoluzione della CIDH nel dichiarare pubblicamente di non riconoscere la responsabilità dello Stato nell’assassinio, nonostante i risultati che a questo riguardo hanno fornito la Commissione della Verità e la risoluzione approvata nel processo celebrato a Fresno, in California. Il governo è stato esplicito nell’affermare che "non è disposto ad applicare le raccomandazioni".

V. È anche fonte di preoccupazione l’atteggiamento del governo del Salvador nell’avviare una trattativa con la gerarchia della Chiesa cattolica in un momento in cui il suo comportamento denota un totale disprezzo per le raccomandazioni della CIDH e, inoltre, intende rifugiarsi nel diritto interno, una esecrabile legge di amnistia, per eludere tali raccomandazioni. Crediamo che qualsiasi avvicinamento o negoziato che il governo salvadoregno pretenda di stabilire con la gerarchia cattolica o con la famiglia Romero debba avere alla base il riconoscimento della propria responsabilità nell’assassinio di monsignor Romero. Permettere che tale condizione venga ignorata significherebbe aggravare il clima di impunità che il Paese sta vivendo.

VI. Offriamo il nostro riconoscimento e accompagnamento allo sforzo che da quattordici anni la Chiesa cattolica sta compiendo, attraverso l’Ufficio di Tutela legale dell’arci-vescovado, continuando a insistere di fronte alla giustizia internazionale perché vengano promosse la verità e la giustizia e assicurato il risarcimento, e in particolare perché si dia compimento alle raccomandazioni della CIDH in un caso in cui hanno riposto le loro speranze le donne e gli uomini del Salvador che aspirano realmente ad una vera pace, che costruisca democrazia e giustizia sociale per la popolazione ora esclusa e emarginata; un caso, anche, nel quale la Comunità internazionale ha posto tutta la sua attenzione. Sosteniamo la posizione adottata dall’Ufficio di Tutela legale dell’Arcivescovado nell’udienza speciale celebrata il 10 ottobre di quest’anno nella sede della CIDH.

VII. Abbiamo coscienza che la parte offesa dall’assassi-nio di monsignor Romero potrebbe essere formalmente la Chiesa cattolica, ma in realtà la parte offesa è tutto un popolo, tutti i salvadoregni e le salvadoregne, e pure la comunità mondiale di laici, laiche, religiosi e religiose di tutte le denominazioni, che hanno in monsignor Romero un esempio da seguire e da onorare. Per la sua memoria intendiamo continuare ad esigere che sia fatta giustizia.

VIII. Siamo convinti che qualsiasi dialogo la gerarchia della Chiesa cattolica intrattenga con il governo del Salvador non può prescindere in alcun momento dalle raccomandazioni emanate dalla CIDH; siamo convinti e fiduciosi che da parte della gerarchia della Chiesa cattolica non può esservi altro avvicinamento al governo che non sia per chiedere il compimento di queste raccomandazioni.

IX. Il popolo salvadoregno, in particolare tutte le vittime dei crimini di guerra, chiede la riconciliazione nel nostro Paese, ma questa sarà possibile solo quando nel Salvador ci sarà verità, giustizia, perdono e riparazione. Come Lei sa, sono ancora questioni in sospeso. Immaginare un negoziato tra la gerarchia della Chiesa cattolica e il governo del Salvador che non tenga conto del riconoscimento della responsabilità statale e della esigenza dell’applicazione delle raccomandazioni della CIDH sarebbe come benedire il simbolo dell’impunità in cui è stato trasformato l’assassinio di monsignor Romero.

Per tutto ciò che abbiamo detto, con tutto il rispetto chiediamo alla Conferenza episcopale del Salvador che renda pubblico il proprio appoggio alle raccomandazioni fatte dalla Commissione interamericana dei diritti umani al governo del Salvador. Ciò esprimerà la convinzione che già abbiamo: che la gerarchia della Chiesa cattolica, con tutto il popolo salvadoregno e la comunità mondiale di laici e religiosi di tutte le denominazioni, sia impegnata nella causa del rispetto dei diritti umani, della dignità della persona, della giustizia e della verità.

I firmatari e le firmatarie sono tutte persone che seguono la strada tracciata da monsignor Romero, la personificazione delle sue parole tante volte ripetute: "Se mi uccideranno risorgerò nel mio popolo". Siamo parte di questo popolo e chiediamo che si faccia giustizia.

Distinti saluti

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.