L’opera dello spirito nel mutare dei tempi
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 87 del 06/12/2008
Di tutti questi mutamenti intervenuti nel mondo e nella Chiesa, Papa Giovanni ebbe un’intuizione sintetica che, unita alla sua consapevolezza storica circa il modo con cui la Chiesa antica affrontava con i Concili le epoche di rinnovamento, gli fece balenare una luce improvvisa e pacata, e decidere con umile risolutezza (come egli stesso ebbe a dire) la convocazione di un Concilio ecumenico.
A meno di cento giorni, precisamente novanta giorni, dalla sua elezione, ne diede il solenne annunzio ai Cardinali riuniti in S. Paolo di Roma il 25 gennaio 1959. Tratteggiando sommariamente le condizioni religiose della Chiesa romana da un lato, e della Chiesa universale dall’altro, soggiunse che tutto questo “desta una risoluzione decisa per il richiamo di alcune forme antiche di affermazione dottrinale e di saggi ordinamenti di ecclesiastica disciplina, che nella storia della Chiesa, in epoca di rinnovamento, diedero frutti di straordinaria efficacia”.
Così il Papa collegava la sua lettura dei segni dei tempi che la Chiesa attraversava con la sua convinzione relativa alla tradizione conciliare, come una forma che la storia della Chiesa ci ha insegnato. E perciò riteneva che in un momento storico di eccezionale densità fosse necessario precisare e distinguere fra ciò che è principio sacro e Vangelo eterno, e ciò che è mutevolezza dei tempi.
Fermamente ispirandosi all’intima certezza che, in mezzo a tante tenebre, indizi non pochi fanno bene sperare sulle sorti della Chiesa e dell’umanità.
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