ARRENDERSI ALLA MEDIOCRITÀ?
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 93 del 20/12/2008
Qualche mese fa alcuni giovani e nuovi aderenti al Pd avevano proposto: per creare un partito democratico nuovo e pulito serve una fase davvero costituente, con regole precise, grande apertura al nuovo e un gruppo di garanti autorevoli e riconosciuti “super partes” che gestiscano con rigore e passione questa fase dalla quale devono emergere idee, progetti, strumenti e persone nuovi ; garanti che fin d’ora si impegnino a restar fuori da ogni futura spartizione di potere o di vantaggi. Veri arbitri e giudici che poi si ritireranno senza nulla rivendicare se non la pulizia della loro coscienza e la correttezza dei servizio reso con assoluta gratuità. Purtroppo una cosa simile si è dimostrata impossibile. Ben diversi meccanismi sono prevalsi. Sembra proprio che tutti i discorsi sulla politica come “servizio” siano pura e deviante retorica.
Ma non bisogna arrendersi. Le forze politiche e le singole persone di Centrosinistra sono in complesso assai più limpide e affidabili di quelle di Centrodestra. Non serve stracciarsi le vesti per gli errori e la mediocrità, ma bisogna piuttosto contrastarli. Si può lottare da dentro o da fuori; con critiche puntuali oppure impegnandosi in altre forze o forme. Ma dire “non c’è più nulla da fare” può essere l’anticamera del peggio.
Del resto la “questione morale” non conosce confini. Anche la magistratura svolge un compito insostituibile; ed è composta da persone spesso eccellenti, talvolta mediocri, non raramente deplorevoli. E che dire delle società e degli “analisti” che certificano i bilanci delle imprese? Le recenti vicende finanziarie (e giudiziarie) offrono un’immagine sconfortante dei “controllori” e dei “controllati”: manager che guadagnano premi scandalosi per risultati che “evaporano” pochi mesi dopo.
Anche nel mondo religioso, del resto, non è infrequente ascoltare inviti o comandi a comportarsi in un certo modo, ma quelli che parlano non lo fanno. Come dice il Vangelo vedono la pagliuzza negli occhi degli altri, ma non la trave che sta nei loro; e impongono agli altri dei pesi che essi non si sognano di sopportare. La posizione vaticana all’Onu sulla punibilità dell’omosessualità e la pressione della Cei sul governo per i finanziamenti alla scuola privata sono esempi di incoerenza e offuscano la luce evangelica davanti agli occhi dell’uomo contemporaneo. E lasciamo perdere gli appelli di Magdi Allam, che vanno piuttosto nel conto dello sfrenato zelo dei neofiti e dei loro suggeritori… Insomma: il male, la corruzione e la stupidità mietono ovunque successi straordinari in questi giorni.
Per resistere allo scoraggiamento e non arrendersi né scaricare tutte le colpe sugli altri, ecco un pensiero di Etty Hillesum. In tempi peggiori dei nostri, nel pieno della persecuzione razziale del 1942 in Olanda, Etty aveva il coraggio di dire: «Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi e non vedo nessun’altra soluzione che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappar via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.(…) Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo». (A. B.)
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