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La diocesi di Milano riscopre una solidarietà da condividere sul territorio

- Fondo famiglie-lavoro

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 6 del 17/01/2009

Nella messa di mezzanotte di Natale il card. Dionigi Tettamanzi annuncia la costituzione del “Fondo famiglia-lavoro” con lo scopo di sostenere chi è o si troverà nell’indigenza a seguito della perdita dell’occupazione. Non è un caso se il progetto viene comunicato nella notte dove Dio, dice il cardinale, “si dona” e che “crea incontro, dialogo, comunione, condivisione, solidarietà, amicizia, fraternità”.

La dotazione iniziale (che si chiede e si spera di incrementare) è di un milione di euro. Il cardinale invita i fedeli della Chiesa ambrosiana a riscoprire il sentiero e la cultura permanente della solidarietà nella quotidianità (“Sollecitudo rei socialis”, cap. 38 e “Laborem exercens”, cap. 8). Richiamo ancor più valido oggi, dove la crisi economica mondiale sta pesantemente oscurando la dimensione dell’economia locale insieme alla vita di milioni di famiglie. Nei primi 11 mesi del 2008 in Italia la richiesta di cassa integrazione è aumentata del 59%.

A rischio senza paracadute è il vasto mondo del precariato. I cosiddetti “atipici” sono 4 milioni, il 43% lo è da oltre tre anni e circa 300 mila rischiano il posto. Qualche economista ipotizza la perdita di un milione di posti. Crisi che ha evidenziato dimensioni etiche preoccupanti.

Il cardinale chiede: “Può dirsi etica un’economia che non mette al centro l’uomo ma il profitto da perseguire ad ogni costo? Quanta responsabilità – delle fatiche del momento presente – ha quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista l’economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli? Non ho dubbi: l’etica – e il primo valore etico è il rispetto della persona in tutte le sue dimensioni – non è un’aggiunta all’economia, ma ne è il fondamento”.

L’istituzione del Fondo famiglia-lavoro è una proposta importante che ora deve essere conosciuta, approfondita, concretizzata per essere operativa  nei suoi cammini e valenze pastorali, nelle parrocchie, nei consigli pastorali parrocchiali, nei 74 decanati della Chiesa ambrosiana.

 

Punto di forza del progetto è il coinvolgimento del territorio nella costruzione di reti di solidarietà. Solo se le parrocchie, le associazioni saranno attente e vigili si potrà raggiungere chi è in grave difficoltà. Solo se “dal basso” si rinnovano e creano reti solidali si potrà andare oltre la logica dell’assistenzialismo, del contributo a fondo perso.

In questa prospettiva è indispensabile riprendere le intuizioni della pastorale sociale e del lavoro ambrosiana e italiana che, sotto l’impulso del card. C. M. Martini, da decenni hanno costituito la “Giornata della Solidarietà”, la “Veglia dei lavoratori” ogni vigilia del 1° Maggio e il Fondo di solidarietà oggi ripreso e rilanciato dall’arcivescovo (“Affrontare la crisi” Conferenza episcopale lombarda, 1983, “Chiesa e lavoratori nel cambiamento”, 1987).

Il cardinale è convinto che “c’è una nuova primavera sociale fatta di volontariato, mutuo soccorso, cooperazione da far fiorire perché insieme – ne sono certo – solo insieme è possibile affrontare e superare le difficoltà che sperimentiamo e che si prospettano”.

 

Nuova primavera sociale che necessita di ri-costruire una cultura della solidarietà la quale, per i credenti, è trasversale nell’arco dell’intera vita.

Il mondo del lavoro è in gravissima difficoltà ed è chiamato ad uno scatto etico di solidarietà: lavoratori, imprenditori e sindacati. Non possiamo dimenticare l’impressionante numero dei morti sul lavoro per mancanza di adeguate misure di sicurezza, come prevede la legge. Ma occorre cambiare uno stile di vita che si è sempre imperniato sul consumismo e, molte volte, sul superfluo e sullo spreco. Uno stile di vita nuovo dove prevalga la sobrietà, perché la solidarietà si alimenta proprio con la sobrietà. La fase di sensibilizzazione sul territorio, raccomandata dall’Arcivescovo, sarà sostenuta anche dalle competenze delle quali le parrocchie sono ricche. Partendo dalla loro esperienza la Caritas ambrosiana e le Acli stanno già studiando le modalità e le forme più adeguate – per la gestione e l’utilizzo del Fondo.

Il cardinale avverte: “Anticipo già da ora che la distribuzione dei fondi non avverrà immediatamente ma nei prossimi mesi e non sarà a pioggia ma a destinazione mirata”. Proprio per questo motivo, precisa don Roberto Davanzo, “la Caritas, insieme alle Acli e alla Pastorale del lavoro, definiranno i criteri precisi, perché non sia semplicemente un’elargizione a pioggia, che offrirebbe il fianco alla giusta accusa di assistenzialismo. Il problema non è mettere la toppa, ma recuperare il senso di una solidarietà diffusa, di pianerottolo, che ti fa accorgere di quella famiglia che è in difficoltà”.

 

Uno dei grandi obiettivi della proposta è anche quello di richiamare la pubblica amministrazione al dovere di rimuovere le radici di fenomeni di questo genere.

Don Roberto Davanzo precisa che, per questo motivo, il Fondo famiglia-lavoro “non è un’iniziativa tampone, tanto meno che si illude di risolvere chissà quali problemi. Neppure è sostitutiva: guai a noi – dice ancora –pensare che la comunità cristiana si sostituisce o si arroga la presunzione di fare al posto del pubblico. Lungi da noi questo pensiero”.

 

 

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