ALL'INSEDIAMENTO DI OBAMA, LE MILLE RELIGIONI DELL'AMERICA. E C’È SPAZIO PERSINO I NON CREDENTI
Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 31/01/2009
34801. WASHINGTON-ADISTA. “Perché sappiamo che il nostro multiforme retaggio è una forza, non una debolezza: siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù e di non credenti...”: nel suo discorso di insediamento, pronunciato lo scorso 20 gennaio di fronte ad oltre due milioni di persone, Barack Obama ha esaltato il ruolo centrale della religione nella vita degli Stati Uniti ma, per la prima volta nella storia, ha anche riconosciuto la presenza e l'importanza degli atei e degli agnostici. E in quella che è tradizionalmente una cerimonia pubblica fortemente intrisa di religiosità, aperta e chiusa da due pastori, in cui si è recitato il Padre Nostro e durante la quale lo stesso Obama ha giurato sulla Bibbia che fu di Abraham Lincoln, è stato anche questo un piccolo segnale del change che il 44.esimo presidente degli Stati Uniti vuole portare alla Casa Bianca e nel suo governo. “Obama – ha commentato Ed Buckner dell'associazione American Atheists – ha fatto quello che molti prima di lui avrebbero dovuto fare, citando giustamente la grande diversità degli americani come parte della grande forza della nazione e includendo i 'non credenti' in questa diversità”.
Le scelte religiose di Obama per la sua cerimonia di insediamento erano molto attese, se non altro perché la crisi più grave affrontata dal candidato democratico durante la sua campagna elettorale era nata dalle dichiarazioni “incendiarie” del pastore della Chiesa da lui frequentata per molti anni, il reverendo Jeremiah Wright della Trinity United Church of Christ (Tucc) di Chicago. Secondo il pastore, Dio dovrebbe “maledire” l'America per le sua storia di segregazione razziale, e non benedirla come chiede il motto nazionale God Bless America, e sarebbero gli stessi Stati Uniti ad essere in ultima analisi responsabili dell'11 settembre con le proprie azioni di “terrorismo”. Obama prese prima le distanze da Wright, per poi abbandonare la Tucc. Ma questo non bastò a placare le polemiche sul 'suo' pastore, tanto che Obama fu costretto ad affrontare di petto la questione razziale, riuscendo a sfatare, con un discorso rimasto memorabile, le paure inespresse di molti americani bianchi, che hanno poi contribuito in maniera determinante al suo successo.
La preghiera del pastore omofobo...
Obama ha voluto che fosse l'evangelico Rick Warren, pastore della mega-chiesa californiana di Saddleback, a recitare la preghiera di apertura durante la cerimonia di insediamento. Una scelta accolta con stupore e rabbia da parte dei gruppi per i diritti di omosessuali: Warren infatti è stato uno dei principali sostenitori (insieme alla Chiesa cattolica e ai mormoni) del referendum che, lo scorso novembre, ha reso nuovamente illegali i matrimoni omosessuali in California. Più in generale, Warren è un noto conservatore su temi politici ed etici, dall'aborto all'eutanasia, ed ha più volte espresso il suo scetticismo nei confronti della teoria dell'evoluzione.
Nella preghiera recitata in occasione dell'insediamento, però, Warren ha scelto con attenzione le proprie parole, aprendo la propria invocazione con “Ascolta Israele” (le parole con cui si apre lo Shemà Israel, la più importante preghiera ebraica) e chiamando Dio “il compassionevole e il misericordioso” (attributi frequentemente riferiti a Dio dai musulmani). La sua preghiera è stata giudicata positivamente dalla maggior parte degli analisti, che gli hanno riconosciuto il merito di essere riuscito ad essere “inclusivo”. Netto il contrasto con la preghiera recitata nel 2001 da Franklin Graham in occasione della cerimonia di insediamento di George W. Bush, che chiese agli americani di riconoscere “soltanto” Gesù Cristo come salvatore.
... quella dell'eroe dei diritti civili...
Per chiudere la cerimonia di insediamento Obama ha invece voluto il metodista Joseph Lowery, veterano della lotta per i diritti civili, fondatore insieme a Martin Luther King della Southern Christian Leadership Conference. Lowery ha aperto le sua preghiera con le parole di Lift every voice and sing, un canto diventato negli anni delle lotte per i diritti civili l'inno non ufficiale dei neri d'America.
... quella del vescovo gay...
Warren e Lowery non sono state le sole voci religiose a segnare l'inizio del nuovo governo Usa. Obama ha chiamato ad aprire i festeggiamenti per il suo insediamento il vescovo gay anglicano Gene Robinson, placando così, almeno in parte, le contestazioni dei gruppi omosessuali. Robinson ha recitato una preghiera all'inizio della serata al Lincoln Memorial di Washington che ha preceduto la cerimonia di 'inaugurazione' vera e propria e ha ribadito il proprio entusiastico sostegno al neo-presidente.
... e quella di tutti gli altri
Successivamente, è stato il momento del National Prayer Service nella National Cathedral, un evento che sin dai tempi di Washington chiude i festeggiamenti per l'insediamento di un nuovo presidente. In quell'occasione sono stati chiamati a pregare o predicare 20 leader religiosi in rappresentanza di tutte le fedi degli Stati Uniti, dall'arcivescovo cattolico di Washington, mons. Donald Wuerl alla presidente della Chiesa episcopaliana (anglicana) statunitense, il vescovo Katharine Jefferts-Schori, dalla presidente della più grande associazione musulmana, Ingrid Mattson della Islamic Society of North America, ai leader di tre diversi correnti dell'ebraismo, dagli indù al vescovo greco-ortodosso del Nord America fino ai rappresentanti di numerose denominazioni protestanti. Un evento multi-religioso che ha rispecchiato in pieno il patchwork di identità degli Stati Uniti ricordato da Obama nel proprio discorso di insediamento. (alessandro speciale)
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