“CHI PAGA LA CRISI?”: LA RICETTA DELLA SOCIETÀ CIVILE PER USCIRE DAL TUNNEL DEL NEOLIBERISMO
Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 21/02/2009
34847. ROMA-ADISTA. Un organismo, il G7 riunitosi il 13 e 14 febbraio scorso per affrontare la crisi globale, che pretende di “decidere in maniera poco democratica, per tutti, le politiche economiche e finanziarie di domani”. E tutto questo, in assenza di “proposte che cambino radicalmente la finanza e l'economia mondiale riconducendola a fini produttivi e sostenibili e mettendo al bando fenomeni speculativi e l'ideologia liberista che ha generato un mercato globale quasi incontrollabile”. Questo il giudizio contenuto nel documento Chi paga la crisi? Le alternative della società civile, presentato il 12 febbraio scorso durante l’incontro romano organizzato dalla campagna “Sbilanciamoci!” e dalla “Campagna per la riforma della Banca Mondiale” (Crbm).
La crisi sistemica attuale, spiegano le organizzazioni, “non è solo una questione di finanza e trova le sue radici in molteplici fattori alimentati dalla globalizzazione liberista degli ultimi 25 anni e nel ritiro dello Stato e delle politiche di interesse pubblico dalla sfera economica, a partire dai servizi essenziali, dal mercato del lavoro, per arrivare alle pensioni e alla stessa finanza”. Di fronte alla sconfitta del neoliberismo – oggi confermata non solo dal crollo degli indici di borsa ma anche dalle drammatiche ripercussioni nell’economia reale – gli organizzatori considerano assurdi i tentativi dei sette di mantenere il primato sulla definizione degli scenari economici globali futuri.
Inammissibili, secondo Sbilanciamoci! e Crbm, anche le posizioni presentate dal ministro Giulio Tremonti al vertice. Si tratta di tesi, si legge nel documento, “alquanto discutibili”, che affermano “che l'Italia è impattata limitatamente da questa crisi e potenzialmente uscirà più forte”. Per Tremonti la ricetta italiana per uscire dalla crisi consisterebbe solo in “limitati interventi statali in economia” e nella richiesta di “sostenere ancor più l'indebitamento privato e la finanziarizzazione dell'economia italiana”. Inoltre, prosegue il documento, Tremonti ha anche ribadito che “a livello internazionale è necessario creare un ben poco definito standard legale sulla finanza”.
Contro l’ostinata riproposizione del fallimentare modello neoliberista, Sbilanciamoci! e Crbm affermano che “non possono essere ancora una volta i più poveri a pagare la crisi generata da coloro che si sono arricchiti e continuano a farlo in maniera speculativa e a danno dell'economia reale”. E lanciano dieci proposte concrete al fine di “agire concretamente per la giustizia economica e sociale nel rispetto dei vincoli ambientali e riappropriarsi dell'interesse pubblico nello strumento della finanza”.
Serve, si legge nel documento, una “nuova regolamentazione internazionale sulla finanza” che “presuppone l’azione urgente nella direzione di eliminare i paradisi fiscali, il sistema bancario parallelo e attuare politiche redistributive anche su scala internazionale in un quadro diverso di governance”. Occorre, in definitiva, agire là dove il sistema ha fallito: trasparenza e controllo dei movimenti di capitale, abolendo ad esempio le attività speculative fuori bilancio delle banche. È necessario inoltre, -proseguono Sbilanciamoci! e Crbm - riconoscere le colpe delle istituzioni internazionali deputate alla supervisione e alla regolamentazione del sistema finanziario, come la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, colpevoli di aver sostenuto a gran voce “la necessità di lasciare liberi i mercati dei capitali e finanziari. Questo ha portato non solo a instabilità e a successive crisi, ma anche a un sistema economico globale a doppio binario, dove un'economia virtuale guidata dalla speculazione e dagli interessi a breve termine del settore privato ha preso il sopravvento sull'economia reale”.
Il documento condanna anche i tagli allo stato sociale, che l’alta finanza occidentale presenta come panacea per arginare la crisi. “Potenziare l'erogazione di servizi di base – spiega il documento – rappresenta la vera lotta contro la povertà e la vulnerabilità delle fasce più deboli oltre a rappresentare una politica economica anti-ciclica di contrasto alla crisi”.
Tra le proposte del documento, ancora, la riduzione delle spese militari a vantaggio del welfare, il sostegno ai salari, al lavoro e la lotta alla precarietà. Ma a fare la parte del leone è l’idea di una “economia verde”, che investa sulle energie rinnovabili per “rilanciare quei settori dell'economia che guardano al futuro”. Purtroppo però – conclude, amaro, l’invito delle organizzazioni – i provvedimenti anti-crisi varati dal governo italiano “vanno in tutt'altra direzione”. (giampaolo petrucci)
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!