DUE TEOLOGI ATTACCANO BEPPINO ENGLARO: SEGUACE DI UNA CULTURA ARCAICA CHE SACRIFICA LA VITA DEI FIGLI
Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 21/03/2009
34903. ROMA-ADISTA. Altro materiale per Beppino Englaro, che in questi giorni sta valutando l’opportunità di procedere legalmente per calunnia e diffamazione nei confronti di tutti coloro che lo hanno accusato di aver ucciso sua figlia. Un durissimo attacco al papà di Eluana è arrivato infatti l’8 marzo scorso da Gianni Gennari e Filippo Di Giacomo, conduttori di “La Bibbia del mattino”, una rubrica del programma radiofonico “Oggi 2000” che va in onda su Rai Radio 1 tutte le domeniche in due parti: la prima alle 5.50; la seconda alle 23.52.
Gennari, teologo e prete sposato (dopo aver ottenuto la dispensa dal Vaticano), è da anni curatore sul quotidiano dei vescovi Avvenire di una rubrica intitolata “Lupus in pagina”, a firma Rosso Malpelo. Nei primi tempi della sua collaborazione con Avvenire, lanciava quotidianamente, sotto pseudonimo, giudizi velenosi contro chi, sulla stampa laica, si permetteva di criticare la gerarchia o la “dottrina” cattolica, e sotto la firma Gianni Gennari, con una rubrica sulla rivista Jesus manteneva l’aura di teologo progressista che si era guadagnato negli anni precedenti come editorialista di Paese Sera e uomo di riferimento del Pci all’interno del mondo cattolico. Poi l’identità del “Lupus” fu rivelata (v. Adista n. 71/98), e su Jesus scomparve la sua rubrica.
Filippo Di Giacomo, ex carmelitano, passato al clero della diocesi di Sora, è curatore di alcune trasmissione radiofoniche e collaboratore di diversi giornali. Come Gennari, anche lui sotto pseudonimo: per alcuni mesi - firmandosi Vladimir - sul quotidiano della Margherita Europa criticava le ingerenze del card. Camillo Ruini nella vita politica italiana. Poi, come accadde a Malpelo-Gennari, saltò la copertura dello pseudonimo, e cessarono gli editoriali critici.
La mattina dell’8 marzo, nel corso della rubrica “La Bibbia del mattino”, Gennari e Di Giacomo commentano il brano biblico del sacrificio di Isacco da parte del padre Abramo. Spiega Gennari: “Era la tradizione di tutti i popoli orientali, compresi i greci, quella di sacrificare alla divinità la primizia della propria fertilità, il primo figlio o la prima figlia (basta ricordare Agamennone)”. La Bibbia però rappresenta una cesura rispetto a questa pratica: “Dio mette fine con Abramo ai sacrifici umani ed è lui che sacrifica se stesso nella persona del figlio suo e che diventa il difensore della nostra esistenza”. “Grande discorso”, commenta Di Giacomo. Ancor più da “condividere in questi giorni, quando ci sono padri che sacrificano letteralmente le figlie e poi le buttano in piazza semplicemente per sostenere un’idea politica. Trovo aberrante - afferma Di Giacomo - che il politicamente corretto ci impedisca di dire l’orrore che tali gesti comportano, perché sembrano moderni e invece ci riportano a strutture arcaiche. È l’immondizia antropologica quella che portiamo sulle piazze”. Accortosi che i toni travalicavano, Gennari tenta di gettare acqua sul fuoco, chiosando: “Ovviamente non c’è un giudizio sulle persone”. Ma aggiunge: “Lo ius vitae et necis sugli altri uomini e sui figli era superata definitivamente dalla civiltà ebraica-cristiana, e se sta tornando in nome della modernità è davvero una brutta cosa”. Momentaneamente distratto dalla dotta citazione, Di Giacomo sembra a quel punto riportare la discussione su toni più accademici e bacchetta il collega: “Ti correggo, perché lo ius vitae necisque lo supera definitivamente solo il cristianesimo, nel momento in cui Giustiniano codifica il diritto cristiano”. La disputa giuridico-teologica lascia però immediatamente spazio ad un violentissimo affondo finale: “A me ha spaventato molto la mancanza di cultura per cui il patto di sangue a cui qualcuno si è riferito per prendere una decisione che la figlia non aveva probabilmente preso (perché visto che lui stava all’estero a lavorare e la figlia sceglieva di andare a scuola dalle suore e pure all’università cattolica, qualche scelta in vita l’avrebbe pure fatta diversamente), questo patto di sangue in epoca moderna era l’alleanza con cui le Ss si legavano all’interno di quello che era il loro progetto”.
Con la puntata ormai definitivamente tracimata, a Gennari non resta che cercare di salvare il salvabile con una puntualizzazione: “Senza giudizi sulle persone, ma sulle cose sì; e anche sugli eventi”. “Un po’ dura per essere una riflessione mattutina”, deve alla fine ammettere anche Di Giacomo, chiudendo la trasmissione. (valerio gigante)
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