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Berlusconi e noi Ma siamo un paese normale?

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 92 del 19/09/2009

Ho fatto voto di non pronunciare più il nome di Berlusconi, perché la mia preoccupazione non è lui, bensì noi, italiani, ancora consenzienti con “questo” capo di governo, oppure oppositori dignitosi e inerti nella consapevolezza della propria minoranza. Che nasce anche dalla scarsa informazione che, nonostante internet, riusciamo a divulgare ad altri perché possano confrontarsi sulle verità.

Non so più che cosa ci si debba aspettare, anche se sono convinta che il fondo non è stato ancora toccato.

C’è chi rievoca il fascismo. Potrebbe essere un’idea, se tutti sapessero che cos’è stato e per quale consenso è nato. E se si facessero le opportune dislocazioni temporali, perché il passato non si ripete se non con varianti che fanno parte di contesti differenti e non comparabili, almeno da quando abbiamo incominciato ad addormentarci davanti a un televisore a cui attribuiamo così tanto credito da non aver creato uno sciopero dell’audience per reagire contro una programmazione idiota e da credere che i telegiornali dicano il vero. Se ciò che “fa più notizia” sono i cani che mordono, gli omicidi impressionanti, l’influenza letale e “dopo” vengono le informazioni sull’Afganistan e mai sul Pakistan ancor più pericoloso, siamo già dentro fino al collo nella strumentalizzazione mediatica che attenta universalmente le aspirazioni partecipative e democratiche.

Gli italiani hanno una storia tormentata: mentre Carlo Magno era re di francesi che sentivano il senso dello stato nel IX secolo, gli italiani stanno per celebrare i 150 anni di unità che non pochi dementi tentano di disgregare. Difficile farsi carico dell’ignoranza di essere non popolo disperso, ma cittadini di pari diritti.

Tuttavia non è normale e tanto meno giustificabile che il paese non solo abbia dato una maggioranza schiacciante a uno da cui non comprerei la macchina, anche se è ottimo l’imbonitore, ma neppure si sia accorto che, una volta insediato sulla scena politica, ci ha imposto le leggi ad personam per violare impunemente le regole, il lodo Alfano per restare impunito, la violazione dei diritti elettorali con la legge definita “porcata” dai proponenti, la delegittimazione dei poteri costituzionali esautorando il Parlamento, producendo grave discredito al paese in ambito internazionale, reprimendo la magistratura e tentando di portarla alle dipendenze del governo, tagliando dai bilanci la spesa sociale, dando evidenza alla propria attività di corruttore nel caso Mills, usando l’accusa ormai insensata di “comunismo” mentre è alleato non solo di Putin, ma di Gheddafi di cui assume i comportamenti, condizionando l’attività della giustizia con le riduzioni delle intercettazioni, emanando un decreto sulla sicurezza vergognoso per la violazione patente dei diritti degli stranieri e temibile per l’uso di “ronde” che dovrebbero aiutare una polizia che non riceve i mezzi materiali, a partire dalla benzina per gli automezzi, minacciando la stampa.

Adesso procede con le intimidazioni e il killeraggio per interposti sicari. Obiettivo una chiesa che non accetta la violenza contro l’immigrazione e la licenziosità indecorosa dell’uomo pubblico. Ora, c’erano da sempre riserve nei confronti di un personaggio che, ci duole ammetterlo, ha fatto le corna sulla testa di colleghi in riunioni internazionali, che ha nominato ministre in virtù di carriere non politiche, che è stato definito “un malato” dalla moglie. Ma adesso ogni limite è superato.

Spero che tutti parteciperemo alla manifestazione per la libertà di stampa il 19 di settembre e che in molti capiamo che questa libertà è fondamentale per poter dire che viviamo in democrazia, come gli altri paesi civili.

Anche perché la crisi sta producendo licenziamenti che mettono i difficoltà anche i sindacati, impossibilitati a mobilitare le categorie per interventi frammentati e non rilevanti numericamente su aree e tipi di produzione diversi. Se i lavoratori protesteranno troppo, c’è da credere che il governo userà la repressione. Forse allora l’analogia con il passato potrebbe farsi evidente.

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