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Un riformatore poco credibile

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 27 del 02/04/2011

Leggiamo nel Vangelo: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» e «beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli» (Mt 5,6-10). A sentire Berlusconi che annuncia la riforma della giustizia proclamando, con la sua proverbiale modestia, che si tratta di una «riforma epocale» e che solo un «pazzo» o un «eroe» come lui avrebbe potuto affrontare una simile impresa, verrebbe da pensare che tra quei beati ci sia a pieno diritto anche lui. Purtroppo molti, a quanto pare soprattutto tra i “cattolici”, la pensano realmente come lui. Il fatto dimostra, ahimé, che siamo riusciti nel tempo a costruire una Chiesa dove si può essere cattolici senza essere cristiani. Infatti per un cristiano che prenda sul serio il Vangelo – può esserci un cristiano che non lo faccia? – la “beatificazione” del premier, sic stantibus rebus, dovrebbe risultare uno scandalo.
La prima questione che si impone al buon senso, prima ancora che alla fede, è la credibilità del soggetto rispetto alla sua proposta di riforma. Abbiamo a che fare con una persona che ammorba il popolo che governa con affermazioni e giudizi sulla magistratura e sulla giustizia che evidenziano la sua inadeguatezza politica. In un Paese democratico e civile, il politico che intende mettere mano ad una riforma, si preoccupa innanzitutto di creare le condizioni di un vero e approfondito dialogo con tutti coloro che sono interessati. È presumibile che chi ha le mani in pasta in un determinato settore possa dare suggerimenti più pertinenti sulla soluzione dei problemi incontrati. Ma c’è un’altra questione: la credibilità etica del premier. Sappiamo tutti che la preoccupazione principale che lo ha spinto a scendere in campo e ha condizionato pesantemente la sua pluriennale attività di governo è stata quella di salvaguardarsi dai vari processi che lo riguardano. Il suo impegno politico, dalla formazione del suo partito alla legge elettorale, finalizzata ad avere un Parlamento di nominati e non di eletti, ha un unico obiettivo: crearsi un esercito di fedelissimi pronti a fargli da scudo per quanto riguarda le sue vicende giuridiche. Dice Berlusconi, e lo ripetono come un megafono i suoi “sudditi”, che in realtà lui è un perseguitato come dimostrano le numerosissime azioni penali scatenate contro di lui da «magistrati comunisti». Mi domando: se un uomo violento picchia la moglie, il barista, il datore di lavoro, gli amici che giocano a carte con lui diventa un perseguitato dalla giustizia se i magistrati indagano su tutti questi reati? Gli italiani, pronti a rivendicare le radici cristiane della loro cultura, dovrebbero essere interessati a sapere se il loro premier, mettendo le mani in pasta in moltissimi settori della vita pubblica, economica e finanziaria, abbia compiuto o no i reati di cui è accusato. E questo non si potrà mai sapere se lui stesso, trovando colpevole acquiescenza in coloro che lo hanno votato e con l’assenso del suo esercito composto peraltro da molti suoi dipendenti, promuove leggi che affogano quegli stessi reati nella prescrizione o lo preservano dal difendersi nel processo come accade per ogni cittadino italiano. D’altra parte, la qualità morale dell’esercito parlamentare di Berlusconi si è manifestata in maniera ridicola e sconvolgente nella difesa mediatica e nel voto parlamentare che ha solennemente avallato la versione “berlusconesca” di Ruby nipote di Mubarak.
Un’ultima osservazione: mi pare che questa riforma, concentrata a creare difese e scappatoie per l’imputato, dimentichi che la legge è giusta quando garantisce certamente la difesa dell’imputato ma soprattutto il diritto delle vittime dei reati ad essere risarcite.

* Parroco di Santa Rufina (Ri)

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