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I GAY COME IL KU KLUX KLAN. IL CARD. GEORGE «PASSA IL SEGNO»

Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 07/01/2012

36480. CHICAGO-ADISTA. I gay? Nemici della Chiesa come il Ku Klux Klan. Ad azzardare l’analogia, l’ex presidente dei vescovi Usa, l’arcivescovo di Chicago, card. Francis George, nel commentare l’annuale manifestazione gay che si terrà nella sua città nel giugno prossimo, rea di mettere a repentaglio il consueto svolgimento delle messe domenicali. «Penso sia motivo di preoccupazione per tutti noi», ha dichiarato nel corso di un’intervista al canale televisivo Fox Chicago Sunday: «Non volete penso che il movimento gay si trasformi in qualcosa di simile al Ku Klux Klan, manifestando per le strade contro il cattolicesimo». Incalzato dai giornalisti ha proseguito: «La retorica del Ku Klux Klan, la retorica di certa parte del movimento gay… chi è il nemico? La Chiesa cattolica».

Toni ben diversi da quelli utilizzati dalla parrocchia Our Lady of Mount Carmel, guidata da p. Thomas Srenn, che aveva sollevato la questione: «L’annuale Pride Parade – si legge sul sito della parrocchia – è una delle caratteristiche che rende Lakeview (una delle 77 community area che compongono Chicago, ndr) unica e non vogliamo in alcun modo sminuire il suo posto nella comunità. Chiediamo solo che l’amministrazione e gli organizzatori considerino le nostre preoccupazioni circa la possibilità che il nuovo percorso e l’orario prescelti possano ostacolare la partecipazione dei fedeli alle messe domenicali».

La situazione si è poi risolta posticipando di due ore la partenza del corteo (dalle 10 alle 12) ma le parole del card. George non sono ovviamente passate inosservate. «Non siamo mai stati violenti nel perseguire i nostri diritti», ha commentato Martin Grochala di Dignity Chicago (la sezione locale dell’associazione statunitense che difende il diritto degli omosessuali credenti ad essere accolti nella Chiesa cattolica): «È quindi sconcertante mettere sullo stesso piano il nostro movimento con una delle organizzazioni più odiose e violente della storia del nostro Paese».

«Ha talmente passato il segno che non riuscirebbe a vederlo neppure con un binocolo», commenta l’organizzazione lgbt Truth Wins Out, che il 23 dicembre ha lanciato una petizione nella quale chiede le dimissioni del cardinale. «Le sue osservazioni ne hanno minato la credibilità»: «Questo oltraggioso paragone è così offensivo e scandaloso che le scuse non saranno sufficienti. L’unica via per redimersi sono le dimissioni. Se ha un briciolo di dignità deve farlo immediatamente».

Stesso sdegno da Equally blessed, la sigla sotto la quale lo scorso anno si sono raccolte quattro storiche organizzazioni cattoliche statunitensi che lottano per una maggiore giustizia all’interno della Chiesa (New Ways Ministry, Call to Action, DignityUsa e Fortunate Families). «Nell’esprimere il timore che una gioiosa manifestazione gay possa sfociare in violenze anticattoliche, il card. George ha umiliato e demonizzato le persone lgbt in modo indegno del suo ruolo». «Nel suggerire che la gerarchia cattolica ha ragione nel temere le persone lgbt, così come i neri, gli ebrei, i cattolici e altre minoranze avevano ragione di temere gli incapucciati assassini del Ku Klux Klan, ha insultato la memoria delle vittime della brutalità e della violenza di questo gruppo». «Le persone lgbt e le loro famiglie non hanno ingaggiato nessuna lotta contro la Chiesa cattolica». «Reiteriamo – concludono – il nostro invito a creare un Comitato consultivo per la Conferenza episcopale degli Stati Uniti composto da cattolici lgbt al fine di prevenire per il futuro simili offensive affermazioni dai nostri leader».

Il cardinale, intanto, sembra dormire sonni tranquilli. A gennaio compie i canonici 75 anni, età in cui i vescovi debbono presentare obbligatoriamente la lettera di dimissioni, ma ha già dichiarato che spera di continuare a svolgere il suo ruolo. «Sono il primo arcivescovo di Chicago che ha vissuto così a lungo e ne sono felice», ha dichiarato (Chicago Sun-times, 26/12): «Mi aspetto di continuare». (ingrid colanicchia)

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