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Lorenzo

- Rubrica a cura di Marina Boscaino

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 47 del 29/12/2012

Abbiamo cominciato così, per gioco. E un po’ per gioco, un po’ per snobismo da prof di liceo classico gli abbiamo dato il nome Et nos, Anche noi. Perché loro, gli alunni, avevano il proprio coro; e così “anche noi”, le prof. È stato anni fa: risate, concentrazione, qualche sacrificio, prove, stecche, risultati, il ritorno delle vecchie glorie della scuola, insegnanti in pensione che si sono unite. Un modo per stare insieme, per misurarci con qualche difficoltà, per cantare, che è sempre bello, gioioso e liberatorio.
Poi siamo cresciute, ci siamo allargate. Abbiamo rinunciato al progetto iniziale di restare esclusivamente nell’ambito della scuola e abbiamo accolto nuove adepte, rigorosamente donne. Un repertorio vario, che ogni anno il maestro Marina – una direttrice eccezionale, di corpo, occhi, bocca, energia – ha proposto con la convinzione degli audaci e con la leggerezza dei sognatori. I primi concerti, le esibizioni, un programma sempre più nutrito.
A poco a poco qualche novità: gli studenti a cantare con noi. Lo scorso anno, l’entrata nel coro di 3 musicisti, alunni talentuosi e pazienti quel tanto che basta da sottoporsi ad estenuanti sessioni; noi a cantare, accompagnati da Valentina al violoncello (la voce melodiosa), Flavia al flauto traverso (che quando entra sul piano nell’Ave Maria di Caccini continua a commuovermi fino alle lacrime, ma devo riprendermi, perché dopo attacchiamo noi), Lorenzo al piano (gli occhi celesti da bambino dietro gli occhiali spessi, sorridente e serio, assorto, riservato, paziente). Per loro non deve essere stato semplicissimo: noi, adultissime e decontestualizzate dai corridoi della scuola, dai registri in mano, dall’incoraggiamento che gli dobbiamo in quanto insegnanti. Sono stati loro, casomai, ad incoraggiare noi e a regalarci, con la loro musica e la loro responsabile semplicità, emozioni e l’emozione di essere un gruppo completo.
In settembre l’inizio della nuova stagione: progetti, propositi. Un concerto, 28 settembre, venerdì - con annesso aperitivo, su una bella terrazza di Roma - per cooptare nuove coriste. Loro lì, Valentina, Flavia e Lorenzo, il connubio che, dalla scuola e per la scuola, ci ha messi insieme. E ci ha spiegato la forza di certi rapporti, di certe circostanze che solo la scuola sa rinsaldare. Riguardo ancora oggi, a distanza di 3 mesi, le riprese di quella sera. Noi cantiamo, Marina introduce i pezzi, li spiega, con passione. Ci dirige. Flavia e il suo flauto, Valentina violoncello e voce che incantano, Lorenzo, impeccabile accompagnatore del nostro canto. Rivedo loro, rivedo lui: chiamato a rispondere all’applauso del pubblico si schermisce, appare per un attimo, fugace, timido, educato, contento. Le maniche della camicia rimboccate compostamente sull’avambraccio. Il sorriso, la riservatezza.
Il giorno dopo, poco più di 24 ore dopo, Lorenzo non c’era più. La sua morte: un fulmine violento che ha scacciato una parte di bello dalla nostra vita. Un dolore profondo, con cui fare i conti nell’insensatezza e nell’incomprensibilità. Qualche giorno fa il concerto di Natale: noi senza lui. I genitori presenti, persone solide e dignitose in un dolore immisurabile.  La mamma ci ha ringraziate per le emozioni che abbiamo dato a Lorenzo. No, signora: è lui che le ha lasciate a noi, insieme al ricordo indelebile della sua dolcezza e del suo bel volto pulito. Vi avrà ascoltato certamente, questa sera. Non so se ci ha ascoltato. Ma certamente non c’è stato giorno che non abbia pensato a lui. E oggi mi piace ricordarlo. E solo oggi riesco a parlarne con immensa gratitudine ed enorme rimpianto.

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