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BANCHIERE DI DIO E MERCANTE DI MORTE. LE RIVISTE MISSIONARIE CONTRO LA NOMINA DEL PRESIDENTE DELLO IOR

Tratto da: Adista Notizie n° 09 del 09/03/2013

37070. ROMA-ADISTA. Il nuovo presidente dell’Istituto per le opere di religione (Ior), la banca vaticana, è un industriale delle armi, il tedesco Ernst von Freyberg: una scelta profondamente contraria al magistero di pace proclamato dalla Chiesa cattolica. Il dito nella piaga della contraddizione lo mettono i direttori di tre riviste cattoliche – Nigrizia dei missionari comboniani, Missione Oggi dei missionari saveriani e Mosaico di pace, mensile promosso da Pax Christi, movimento per la pace laico, il cui presidente però è il vescovo di Pavia mons. Giovanni Giudici – che denunciano in maniera netta la discutibile scelta del Vaticano, peraltro operata pochi giorni prima della fine del pontificato di Ratzinger, lo scorso 15 febbraio, nove mesi dopo il licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi (v. notizie precedenti).
Ernst von Freyberg, 55enne avvocato d’affari, da giovane ha lavorato come analista per la Three Cities Research (Bemberg Group), è stato co-fondatore e direttore generale della società di Francoforte DC Advisory Partners, è dirigente del ramo tedesco dell’Ordine dei cavalieri di Malta – per singolare coincidenza ricevuti in udienza da Benedetto XVI sabato 9 febbraio, due giorni prima dell’annuncio delle dimissioni dal pontificato – ed è molto attivo nell’organizzazione dei pellegrinaggi a Lourdes per i malati dell’arcidiocesi di Berlino. Ma non solo: «Ci ha stupito e ci rammarica la decisione di affidare la nuova presidenza dello Ior, la banca vaticana, all’avvocato Ernst von Freyberg, presidente della Voss Schiffswerft und Maschinenfabrik, una società di Amburgo attiva nella cantieristica navale civile e militare», scrivono il saveriano p. Mario Menin (direttore di Missione Oggi) e i comboniani p. Efrem Tresoldi (direttore di Nigrizia) e p. Alex Zanotelli (direttore di Mosaico di pace), che già negli anni ‘80, allora dalle pagine di Nigrizia, denunciò il commercio delle armi e gli interessi dell’Italia nelle guerre africane, attaccando frontalmente Spadolini, Craxi e Andreotti, che chiesero ed ottennero la sua testa.
I direttori delle tre riviste – che da più di dieci anni animano la Campagna di pressione alle “banche armate”, ovvero gli istituti di credito che collaborano con le industrie italiane produttrici ed esportatrici di armi nel mondo (v. Adista n. 35/00) – rilevano la contraddittorietà della scelta del Vaticano: mettere a capo dello Ior il rappresentante di un’azienda produttrice di navi anche militari – come è stato costretto ad ammettere anche il direttore della Sala stampa della Santa sede, p. Federico Lombardi, spiegando che la società fa parte di un «consorzio che sta costruendo quattro fregate per la Marina militare tedesca» – ci «appare lontana da quanto affermato da Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace, nel 2006, in cui evidenziava “con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo”».
«Diverse vicende che riguardano l'operato dello Ior – spiega ad Adista Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna di pressione alle “banche armate” – concernono il piano giuridico internazionale, ma toccano anche la sfera dell'etica pubblica. In questo senso, sono altrettanto importanti per l'opinione pubblica di quelle sulla pedofilia e gli abusi sessuali del clero che papa Benedetto XVI ha duramente e ripetutamente condannato. Non sappiamo ancora come il nuovo presidente dello Ior intenderà operare. Ma la scelta, da parte della Commissione cardinalizia di vigilanza, di affidare la presidenza dello Ior all'avvocato von Freyberg proprio per i suoi trascorsi nelle industrie militari mi sembra più tesa a mantenere lo status quo che a mettere in atto un'azione di moralità e di trasparenza sulle finanze vaticane. Le possibilità di fare altre scelte non mancavano: si sarebbe potuto, ad esempio, scegliere un nuovo presidente tra coloro che hanno un percorso professionale nelle banche etiche che sono presenti in tutta Europa e in diversi Paesi del mondo».

La “armata” Deutsche Bank non c’è ma c’è
Non c’è solo la questione della presidenza dello Ior, ma anche il problema Deutsche Bank Italia, che fino allo scorso 31 dicembre aveva la gestione di tutti i Pos presenti in Vaticano, poi sospesa dalla Banca d’Italia per mancanza di autorizzazione e soprattutto perché Oltretevere – fece sapere Palazzo Koch – non c’è una legislazione bancaria e finanziaria adeguata né un sistema di vigilanza, comprese le norme antiriciclaggio (Deutsche è stata poi repentinamente sostituita da una società svizzera extra Ue, la Aduno Sa, quindi non sottoposta alla vigilanza di Bankitalia, v. Adista Notizie n. 2/13). «Ci auguriamo – proseguono i tre direttori – che la Santa Sede decida di interrompere ogni legame con la Deutsche Bank Italia», che è «l’istituto di credito che più di ogni altro ha offerto servizi alle industrie militari italiane per esportazioni di armamenti incassandone cospicui compensi di intermediazione». Operazioni che, solo negli ultimi cinque anni, hanno raggiunto la cifra di 3 miliardi di euro, che fanno di Deutsche Bank la banca “più armata” d’Italia. Difficile però, anzi impossibile, che questi legami siano sciolti, dal momento che il vicepresidente del Consiglio di sovrintendenza dello Ior (una sorta di Consiglio di amministrazione laico), appena riconfermato dal Vaticano, è il tedesco Ronaldo Hermann Schimtz, che proviene proprio da Deutsche Bank.
«Pur dichiarando sul proprio sito che “per Deutsche Bank la Responsabilità sociale d'impresa rappresenta un investimento nella società e nel suo futuro” e che “il rispetto dei diritti umani è parte integrante del nostro sistema di valori” – aggiunge Beretta – l’applicazione di questi principi nel caso degli armamenti è ridotta ad affermazioni piuttosto generiche. Tanto che Deutsche Bank appare oggi uno dei gruppi più esposti ad offrire finanziamenti all’industria militare e servizi in appoggio al commercio di armamenti anche verso le zone di maggior tensione del pianeta come il Nord Africa e il Medio Oriente. L’assoluta mancanza nei suoi rapporti della responsabilità sociale di un dettagliato reporting delle operazioni assunte e svolte riguardo all’esportazione di armamenti italiani rende questo rischio ancor più evidente».
Oltre alle nomine “ambigue”, notano Zanotelli, Tresoldi e Menin, c’è anche una questione di opportunità, per così dire istituzionale: la nomina del nuovo presidente dello Ior all’indomani dell’annuncio delle dimissioni da parte di Ratzinger «ci appare come una pesante ipoteca per il suo successore». Così come la conferma degli altri quattro membri del Consiglio di sovrintendenza della banca (oltre a Schimtz, lo statunitense Anderson, lo spagnolo Soto Serrano e l’italiano Marocco), ci sembra «inopportuna per favorire quel rinnovamento dell’Istituto per le opere di religione tanto auspicato da ampi settori del mondo cattolico e non solo». (luca kocci)

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