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Figli di Dio o frutti del demonio?

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 23 del 22/06/2013

Omofobia, che cosa significa? Possibile che un padre francescano non conosca questa parola? Forse me lo vuole far credere perché si è imbarazzato davanti alla mia richiesta di leggere una preghiera. Una preghiera! Ma proprio loro che predicano con la spiritualità di Francesco?

Il 17 maggio ho partecipato alla veglia contro l'omofobia a Palermo, nella chiesa della Pietà alla Kalsa, insieme a tanta gente comune, a sacerdoti, pastori, ai ragazzi omosessuali credenti di “Ali d'Aquila”, ai genitori di ragazzi omosessuali dell'associazione Agedo Palermo; ad un certo punto gli organizzatori hanno proposto di recarci ognuno nella parrocchia di appartenenza la domenica successsiva per chiedere di inserire un pensiero contro l'omofobia, contro la crudeltà della gente, all'interno della preghiera dei fedeli, là, dove ripetiamo «ascoltaci o Signore».Ho aderito con gioia alla sollecitazione e la domenica successiva mi sono recata in chiesa. Mi sentivo forte del fatto che qualcuno potesse leggere quella preghiera davanti a tutti, proprio tutti, sia quelli che accettano l'omosessualità sia quelli che la condannano, così ho portato la mia proposta al sacerdote.Non mi sento di dire dove si trova la mia parrocchia, per un fatto di riservatezza, ma è ubicata in una zona abbastanza centrale della città.

Quel giorno sono stata invitata dal parroco e da altri preti ad uscire fuori, perché quello non era il momento, quel giorno si celebravano le cresime e la chiesa era gremita di gente! Non si poteva, non era il momento adatto: e quando sarà il momento adatto? Ho detto: «La Chiesa non ci aiuta!». E mi è stato risposto che non era vero, che «queste persone» le aveva ricevute qualche giorno prima!Con il cuore in gola mi sono recata in un'altra chiesa, non potevo rimanere nella mia parrochia ero troppo arrabbiata. Ho assistito alla messa, e poi ho atteso il prete per un po’: cercavo conforto, cercavo qualcuno che mi facesse calmare l'angoscia che avevo dentro. Quel prete mi ha parlato: mi ha detto, però, che l'omosessualità è opera del diavolo, che la Chiesa non vieta all'omosessuale di entrare in chiesa, non vieta di parlare con loro, la Chiesa non accetta gli eccessi e l'imposizione che oggi gli omosessuali hanno intrapreso nei confronti della società eterosessuale! E poi ha continuato: «Ma che cosa vuole fare questo padre Cosimo Scordato? Certo, Gesù si è rivolto ai peccatori, ai ladri, alle prostitute, agli impostori, agli assassini, ma non si è rivolto agli omosessuali dicendo “Vai e non peccare più”; signora, secondo lei, perché non si è rivolto anche a loro?».Io chiedo: «Perché dei nostri poveri figli si deve dire che sono opera del demonio?». E domando costernata: «Allora io ho il diavolo in casa da tanti anni?». Eppure non mi sembrava! Certo il diavolo si manifesta in tanti modi! Di nuovo chiedo: «Un ragazzo buono, generoso, educato, rispettoso delle regole, rispettoso nei confronti del genere umano, studioso, bello fuori e dentro, che ama un ragazzo che lo migliora, un ragazzo altrettanto buono, è frutto del diavolo?». «La medicina non ha dato sino ad oggi nessuna risposta e quindi cara signora, questa è la risposta», ha continuato il francescano.

Io sono una mamma con il cuore pieno di rabbia, una mamma che come tante altre mamme, genitrici di un figlio omosessuale, ha bisogno di aiuto, aiuto da parte della società, aiuto da parte di uomini e donne, aiuto da parte della Chiesa, aiuto da parte delle istituzioni, della medicina, di tutti quelli che mi possono dare una risposta esaustiva e che non mi dicano di avere in casa l'opera del demonio.

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