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Adista cerca casa

Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 21/12/2013

In un suo celebre saggio (Parigi, la capitale del XIX secolo), Walter Benjamin scrive che “abitare significa lasciar tracce”. In questi quasi 50 anni di storia Adista ha soprattutto tentato di abitare il presente, lasciando attraverso i suoi articoli e le sue pagine una traccia, dipanando un filo che aiutasse i lettori a collegare fatti e persone, a dare un senso preciso alle cose, a trovare una direzione all’agire individuale e collettiva. Ma Adista abita da molti anni anche una sede, quella storica di via Acciaioli a Roma, che è stata per noi e per chi è venuto ad incontrarci il segno tangibile della particolare presenza della nostra testata a Roma: vicinissimi al Vaticano, certo, ma comunque al di qua di quel Tevere, il cui “oltre” rappresenta fisicamente e simbolicamente la contestazione al potere ecclesiastico, raccontato nelle sue pieghe più nascoste, e la prossimità a tanta Chiesa che, per aderenza al Vangelo, si colloca in periferia, lontana dai palazzi e “senza voce”. Una presenza stabile nel centro storico di Roma, ma precaria perché vincolata ad un canone di affitto; all’interno di un palazzo signorile, ma dentro un ufficio spartano ed essenziale, vecchio negli arredi ma sempre nuovo nei progetti e nelle energie di chi vi ha lavorato.

Oggi, quella sede che da oltre trent’anni è la “casa” di Adista, è diventata per noi troppo onerosa. Le difficoltà economiche, il “buco” di bilancio, di cui vi abbiamo messo al corrente poco tempo fa con una accorata lettera-appello chiedendovi di aiutarci, ci costringe a cercare una sede più in linea con le nostre attuali risorse e coerente con la spending review che abbiamo avviato, cioè – in termini meno anglofoni e assai più concreti – con quella difficile lotta per continuare a vivere che stiamo affrontando.

Per questa ragione ci rivolgiamo ancora una volta ai nostri abbonati, lettori, amici e sostenitori per una richiesta singolare: qualcuno di voi ha per caso a disposizione, a Roma, un locale, fosse anche una buona stanza, da offrire alla nostra redazione a fronte di un piccolo contributo spese?

Una richiesta impegnativa, ci rendiamo conto. Ma si tratterebbe di una forma concreta di sostegno militante, politico ed ecclesiale, a uno strumento informativo che, con quasi 50 anni di storia sulle spalle, vuole – e ritiene di dovere – continuare ad “abitare” il nostro tempo, a leggerlo ed interpretarlo con e per i nostri lettori. Che, in fin dei conti, sono l’unica vera “casa” di ogni testata giornalistica.

Dare un tetto ad Adista, delle mura, un ambiente per lavorare significa dare una casa anche all’impegno che in tanti abbiamo preso dopo il Concilio, di trasformare insieme – credenti e non credenti – la Chiesa e la società, di costruire un progetto di umanità nuova, nel segno della giustizia sociale, della solidarietà e dell’uguaglianza.

È un modo per tutti noi – lavoratori e lettori di Adista – di continuare a lasciare traccia, ad abitare il presente prospettando e progettando il futuro. Nel segno della coscienza, dell’emancipazione, della liberazione.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

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