Ogm: una minaccia al cibo, alla salute e alla biodiversità. E otto scienziati chiedono aiuto a papa Francesco
Tratto da: Adista Documenti n° 30 del 06/09/2014
DOC-2643. ROMA-ADISTA. Per tanti movimenti popolari latinoamericani, papa Francesco è diventato un insperato quanto prezioso alleato. Non per niente si sono energicamente schierati al suo fianco dinanzi agli attacchi sferrati contro di lui dalla destra statunitense, diffondendo una nota di solidarietà in ripudio alle aggressioni «provenienti dai centri di potere mondiali», nei confronti di «chi ha osato alzare la voce contro l'economia di esclusione imposta ai popoli al prezzo di interminabili sofferenze» (v. Adista Documenti n. 1/14). E un avvenimento senza precedenti è apparso a molti il workshop “Emergenza Esclusi”, promosso in Vaticano il 5 dicembre 2013, per volontà del papa, con l’obiettivo di esaminare la realtà, le cause e le vie di uscita relative al mondo degli esclusi, con l’inedita presenza di alcuni rappresentanti dei movimenti sociali (v. ancora Adista Documenti n. 1/14). E se il workshop del 5 dicembre è destinato ad avere un seguito - un nuovo incontro mondiale dei movimenti popolari in Vaticano è previsto dal 27 al 29 ottobre - alla fine dello scorso aprile, intanto, otto scienziati di diversi continenti vicini a Via Campesina (organizzazione che raccoglie più di 200 milioni di contadini appartenenti a 180 organizzazioni di 73 Paesi del mondo) - Ana María Primavesi, Andrés E. Carrasco, Elena Álvarez-Buylla, Pat Mooney, Paulo Kageyama, Rubens Nodari, Vandana Shiva e Vanderley Pignati - hanno deciso di inviare a papa Francesco un documento sugli Ogm elaborato collettivamente, dal titolo “Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta”, chiedendo il suo aiuto rispetto alla questione degli organismi geneticamente modificati e del loro impatto sulle popolazioni rurali e urbane, sulla natura e sull’economia, soprattutto dei Paesi del Sud del mondo.
Il documento, presentato lo scorso 6 agosto contemporaneamente in Argentina, Messico, Brasile e Italia, dopo l’autorizzazione data dal papa alla sua pubblicazione, raccoglie i risultati di varie ricerche che - come ha spiegato uno degli autori, Rubens Nodari, esperto di biosicurezza e docente dell’Università Federale di Santa Catarina, durante la conferenza stampa svoltasi a Brasilia nella sede della Conferenza dei vescovi brasiliani - evidenziano gli effetti dannosi degli Ogm per l’ambiente e per la salute umana, a cominciare dal possibile aumento della resistenza agli antibiotici. Numerosi, infatti, sono gli studi che, scrivono gli scienziati, pongono l’accento sui rischi di infertilità, invecchiamento accelerato ed effetti tossici su fegato, pancreas, reni, apparato riproduttivo, oltre ad alterazioni ematologiche e immunitarie e a possibili effetti cancerogeni. Senza contare che in Europa, dove il consumo di soia transgenica è alto a causa dell'uso di mangimi animali che la contengono, si sono trovate tracce di glifosato nell'urina del 45% di un campione di cittadini in 18 città. Ed è stato dimostrato che il glifosato può produrre deformazioni congenite e provocare il cancro, come indicano studi relativi ad aree del Brasile e dell’Argentina in cui la produzione di transgenici è più diffusa.
Sui risvolti sociali e politici insiste invece Via Campesina, secondo cui i transgenici – come ha evidenziato durante la conferenza stampa il dirigente del Movimento dei Senza Terra João Pedro Stedile – «consentono alle imprese di appropriarsi delle sementi, che sono un patrimonio dell’umanità», provocano un aumento del consumo di veleni agricoli, rispetto a cui il Brasile (uno dei tre principali Paesi produttori di transgenici, insieme a Usa e Argentina) detiene il record mondiale, e contaminano inevitabilmente (per esempio con l’impollinazione) le sementi tradizionali, di modo che, «se l’uso dei transgenici venisse approvato, tutto diverrebbe transgenico». Sono appena sei le imprese che detengono il 100% dei semi transgenici: Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow Agrosciences, Bayer, Basf. E sono le stesse che controllano il 76% del mercato mondiale dei veleni agricoli e il 75% di tutta la ricerca privata sulle coltivazioni. Non a caso, laddove gli Ogm sono stati autorizzati, gli studi sui loro effetti sono stati condotti unicamente dalle transnazionali che li producono. E tali imprese, prosegue il documento, non solo hanno messo a punto, per assicurarsi il controllo totale degli agricoltori, la tecnologia “Terminator” con cui produrre semi che diventano sterili una volta utilizzati (tecnologia soggetta a una moratoria delle Nazioni Unite, ma che, in seguito alle pressioni delle imprese, potrebbe essere presto legalizzata in Brasile), ma possono persino esigere dagli agricoltori i cui campi vengono contaminati dai transgenici un pagamento per “appropriazione indebita”. Fallimentari, infine, si sono rivelate le grandi promesse relative alla creazione di prodotti resistenti alla siccità o di prodotti come il “riso dorato” ricchi di vitamina A: i soldi spesi nel progetto del riso dorato, per esempio (più di 100 milioni di dollari donati da istituzioni filantropiche), avrebbero potuto risolvere il problema della mancanza di vitamina A in molti Paesi usando i metodi naturali dei contadini.
«In ambito pubblico – ha sottolineato ancora Nodari – il dibattito sui transgenici è diventato serrato. Se riusciamo a coinvolgere la Chiesa cattolica, si potranno forse sensibilizzare anche altri settori della società». E sul possibile coinvolgimento del papa si è pronunciato dom Leonardo Ulrich Steiner, segretario generale della Conferenza episcopale brasiliana (la quale aveva già condannato la coltivazione e la commercializzazione di sementi transgeniche nel suo documento “Chiesa e questione agraria all’inizio del XXI secolo” del maggio 2014; v. Adista Documenti n. 21/14): «Sappiamo – ha detto il vescovo, non scartando la possibilità di discutere personalmente con il papa della materia in un incontro previsto per settembre – che papa Francesco è molto interessato a tali questioni. Se, conversando con gli scienziati, si renderà conto del valore etico della questione e della necessità di pronunciare una parola sul tema, di certo lo farà».
Di seguito, la lettera inviata al papa dagli otto scienziati e l’introduzione del documento. (claudia fanti)
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