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Grecia-Italia: le persone e gli illusionisti

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 7 del 21/02/2015

Nella Grecia accusata di essere "cicala" da Stati europei che si dicono "formica", le elezioni sono state vinte, come noto, da Syriza di Alexis Tsipras, che ha annunciato misure anti-austerity per tamponare l’emergenza sociale nel Paese. Non ci vorrà molto per capire se il cambiamento promesso sarà o meno reale. Intanto, la Grecia deve ora fronteggiare la Troika: infelice termine russo che significa semplicemente "terzina" e che, come scrive Wikipedia, «indica l'organismo di controllo informale costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. A seguito della grande recessione, la Troika si è occupata dei piani di salvataggio dei Paesi all'interno della zona euro il cui debito pubblico è in crisi, per scongiurare il rischio di insolvenza sovrana, fornendo assistenza finanziaria in cambio dell'istituzione di politiche di austerità». Per completezza bisogna anche dire che il nuovo ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha dichiarato che «la Troika è illegale non essendo riconosciuta neanche dal Parlamento europeo». In questi ultimi anni la Grecia, e non solo, ha conosciuto bene le limitazioni alla propria sovranità in seguito alle politiche di austerità imposte della Troika. I greci, ci è stato raccontato, per anni hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, hanno sperperato, imbrogliato, falsificato i bilanci, perciò, ora sono sprofondati in una crisi che, per essere risolta, necessita di politiche di austerità. Pazienza se la cura rischia di ammazzare il malato, se la solidarietà tra Stati fratelli rischia di andare a farsi benedire, se i problemi invece sono aumentati. Insomma, c’è chi dice che in Grecia finalmente è intervenuta l’Europa, e chi ironizza sul fatto che forse poteva intervenire prima che le cose precipitassero, ad esempio controllando i famigerati bilanci falsificati. 

Non ci voleva molto a prevedere che alle elezioni in Grecia – perché là, a differenza dell’Italia, si dà la parola ai cittadini quando serve! – avrebbe vinto un partito critico con l'Europa. I sondaggi davano per certa la vittoria di Alexis Tsipras e tutti ne erano convinti, tranne forse la Troika che ha continuato imperturbabile a strangolare i greci.  

E Alexis Tsipras ha vinto. Apriti cielo! Da una parte i festeggiamenti sproporzionati del variegato e residuo mondo della “sinistra-sinistra” europea, dall’altra le esagerate preoccupazioni dei sacerdoti dell’austerità, che intanto è passata di moda, e quelli che prima ne erano i propugnatori ora predicano il contrario, senza nemmeno ammettere di aver sbagliato finora, senza vergognarsi neanche un po’.

Pur convenendo con chi pensa che dalla Grecia possa venire uno scossone positivo alla burocratica Unione Europea e, al suo interno, alla sempre più impopolare Unità Monetaria, la vittoria di Syriza in Grecia, non so perché, non mi ha fatto fare salti di gioia. Sarà perché comincio a guardare sempre più il bicchiere mezzo vuoto a sinistra, dopo tante illusioni e delusioni, dopo tante false partenze. 

Perciò sono andato a rileggermi quanto diceva don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, nella sua famosa lettera a un giovane comunista: «Hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero ad avere ragione. Ma il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene, quel giorno io ti tradirò».Nella vecchia Europa, c’è oggi chi farebbe carte false per non essere considerato di sinistra e si affanna a gettare nella spazzatura non solo gli aspetti discutibili del proprio passato, ma anche le utopie, gli ideali, le lotte e le conquiste sociali per le quali altri hanno speso la vita.

Tragicamente questo comporta che per dimostrare di non essere più “di sinistra” bisogna non vedere che esistono mercati che fagocitano le persone per salvaguardare i profitti; violazioni delle più elementari libertà; che masse di diseredati sono derubate del diritto ad una vita almeno non indecente. Bisogna negare, cioè, che esistono ingiustizie strutturali da sovvertire, sistemi di disuguaglianze da rovesciare. 

Io non credo che esistano soltanto due categorie, l’una “di sinistra”, l’altra liberista; quest’ultima vincente e l’altra di cui seppellire finanche i più miseri resti. Credo che tra di esse si insinuino, con la forza di cunei, le donne e gli uomini che vivono ricacciati ai margini del sistema mondiale e a cui non è stata riservata alcuna possibilità di futuro. Tra attuali liberisti e ex comunisti convertiti di fresco al neoliberismo, queste donne e questi uomini sono la parte con la quale stare, per la quale schierarsi. E spero davvero che in Grecia, con Syriza, abbiano vinto queste donne e questi uomini e non politici come i nostrani illusionisti della sinistra: il subcomandante Fausto Bertinotti, il narratore Nichi Vendola o qualche altro acclamato messia che, dimenticatosi immediatamente da dove proveniva e quali programmi aveva proposto e concordato con gli elettori, dopo essersi seduto su qualche poltrona, da lì è stato difficile schiodarlo. Emblematica la vicenda di Bertinotti che anziché pretendere di fare il ministro del Lavoro, per dimostrare come si potevano affrontare e tentare di risolvere i problemi legati a quel settore, con proposte di sinistra da sempre sbandierate come soluzione, ha preteso il seggiolone di presidente della Camera, e si è ridotto a suonare il campanello d'argento, per far star buoni i deputati, come un qualsiasi capoclasse.

* amministratore parrocchiale a Mercogliano (Av)

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