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Quando si parla di bambini: la vita e i teoremi

Quando si parla di bambini: la vita e i teoremi

Non riesco a capacitarmi, senza provare disgusto, di come da più parti e da opposte sponde ci si possa indignare accalorandosi attorno alle tecniche di generazione e/o di morte di uno a due esseri (vi ricordate di Welby e della Englaro?) e restare muti, sardonicamente indifferenti, davanti allo scempio dell’intera vita che intercorre tra i due momenti (nascita e morte) e che riguarda milioni e milioni di persone.

Si ha l’impressione che la nebbia della propaganda e della pubblicità, che ottunde la coscienza di molti politici, incapacitati ormai ad entrare nel cuore dei problemi e farsi da loro interrogare, abbia invaso anche le menti di molti cittadini per i quali non esistono più le persone concrete con le loro problematiche, ma solo casi ideologici e, se credenti, teologici. Ci si scanna perché i bambini abbiano un padre e una madre per tacitare la coscienza e poi li si rende orfani, affamati e randagi, per alimentare il proprio benessere e garantirsi la propria sicurezza. Siamo noi (Russia, Stati Uniti, alcuni importanti membri dell’Unione Europea, Nato e altri Paesi chiave come L’Arabia Saudita, la Turchia e l’Iran) a far guerre e cacciar via dalle loro terre popolazioni intere. Siamo noi, come scrive Furio Colombo sul Fatto Quotidiano del 28 febbraio, ad aver riempito la Grecia, la Turchia, i Balcani di popoli sradicati e in fuga. E siamo sempre noi a dire che ciò non va bene e a respingerli dai nostri confini. «Che se ne tornino a casa loro!», gridiamo a denti armati.

I chilometri di muri e di fili spinati di cui la civile e “cristiana” Europa si sta riempiendo sono il monumento più vergognoso a questa ipocrisia!

A proposito di bambini, poi, non possiamo non concordare con Michele Serra il quale, dopo aver ricordato «i bambini randagi delle megalopoli, i bambini annegati nel Mediterraneo, i bambini che muoiono sotto le bom­be e i bambini soldato, le bambine kamikaze, le bambi vendute come spose, i bambini ladri e i bambini accatto­ni, i bambini rapiti e uccisi per venderne gli organi», aggiunge: «Lo scempio dell'infanzia, nel mondo, non si occupa dei mo­di del concepimento e della gestazione. È del tutto indiffe­rente al dibattito prenatale, men che meno si interessa di religione e/o di morale familiare. Colpisce la vita così come la trova. Usa i bambini (i bambini poveri, ovviamente) co­me merce o carne da cannone o cavie da sperimentazione. Li compra e li vende». E conclude, rimuovendo il doppio velo della pietà pruriginosa e dell’ipocrisia barricadera, «se ci si occupasse dei bambini già nati con lo stesso vigore etico, la stessa passio­ne politica che circonda, in questi giorni, le tecniche di gra­vidanza, la condizione dell'infanzia farebbe un grande bal­zo in avanti» (La Repubblica, 2/3).

È quello che ci auguriamo

* Immagine di James, tratta dal sito Flickr. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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