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Qual è “l’Avvenire” della pastorale per le persone lgbt?

Qual è “l’Avvenire” della pastorale per le persone lgbt?

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 10/12/2016

38775 ROMA-ADISTA. Chissà come reagiranno i siti tradizionalisti cattolici (uno dei quali – La bussola – commentando le inedite aperture del quotidiano dei vescovi verso il mondo dei credenti Lgbt, alcuni mesi fa aveva titolato “Arrivano i catto-gay: li guida Avvenire”) quando leggeranno l’inserto mensile “Noi genitori & figli”, allegato al numero di Avvenire in vendita domenica 27 novembre. Il dossier contiene infatti numerosi interventi che affrontano un argomento solo sino a pochi anni fa decisamente tabù per l’informazione cattolica istituzionale: quello dei credenti Lgbt, dei gruppi presenti sul territorio nazionale, della pastorale che alcune diocesi da tempo stanno sperimentando per meglio accogliere ed integrare queste realtà.

Ad aprire le pagine dedicate dal mensile ai credenti Lgbt un intervento del gesuita p. Pino Piva che parla dei gruppi Lgbt come di una «realtà cristiana che si sta rivelando viva e propositiva nel panorama pastorale del nostro Paese. Il fatto che per molto tempo questa parte del popolo di Dio sia rimasta invisibile e senza voce nelle comunità ecclesiali, le ha permesso di sviluppare un particolare senso di identità credente, pur sofferto e per questo forte, che ora si manifesta in tutta la sua dinamicità, pur tra tensioni e qualche incomprensione. Nelle comunità cristiane ormai cominciano a presentarsi persone e coppie – a volte con figli – che convivono fedelmente da oltre 10-20 anni e mostrano un’immagine inedita e finora sconosciuta della vita delle persone omosessuali, compreso il loro desiderio di integrazione ecclesiale». Piva parla quindi dei pronunciamenti della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali, che dai toni difensivi dei documenti magisteriali degli anni ’80, si sono progressivamente fatti più aperti e più “pastorali”. Oggi, scrive Piva «una grande novità sono i gruppi di genitori credenti di persone Lgbt, come alcuni dell’Agedo (associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali) e il gruppo Davide di Parma che, in contatto con il vescovo Enrico Solmi, aiuta genitori di persone omosessuali ad essere nuovamente madri e padri nell’accoglienza e nell’accompagnamento dei loro figli. Tutte queste esperienze, pur riconoscendosi nella tradizione cattolica, sentono di non poter considerare la vita affettiva delle persone Lgbt come un problema da risolvere con l’astinenza sessuale, ma chiedono alla Chiesa una riflessione più profonda sul significato della sessualità in genere, omosessuale in particolare».

Accanto a questa tendenza all’inclusione piena dei credenti Lgbt all’interno delle comunità ecclesiali, Piva rileva però che si stanno facendo strada anche altre esperienze ecclesiali, che «preferiscono non chiedere alla Chiesa un diverso atteggiamento nei confronti della condizione omosessuale. Così da qualche anno si stanno affacciando in Italia anche gruppi per persone che preferiscono definirsi con tendenza omosessuale (non riconoscono questo orientamento come parte dell’identità personale); nello stile dei gruppi di auto-mutuo aiuto, intendono accompagnare il disagio esistenziale di chi riconosce in sé questa tendenza. Per questi gruppi il disagio non è motivato dallo stigma sociale che colpisce da sempre la condizione omosessuale, ma dalla tendenza stessa che, intesa come innaturale, allontanerebbe la persona dalla sua autentica natura eterosessuale. Questi gruppi, assumendo in senso forte l’affermazione dottrinale che parla di «inclinazione oggettivamente disordinata», tendono a tradurla anche in altri ambiti antropologici, compreso quello psicologico. Si inquadrano in questa scelta i vari percorsi terapeutici sui quali il giudizio non è unanime, anzi suscita forti perplessità». 

Una di queste esperienze è presentata all’interno dello stesso dossier di Avvenire. Lo spazio dedicato a realtà che intendono l’omosessualità ancora come una forma di “deviazione”, se non da curare almeno da superare o controllare, è un fatto che rappresenta certamente un elemento di forte contraddizione rispetto alla scelta di affrontare comunque lo spinoso tema del rapporto tra fede ed omosessualità dentro le comunità tcattoliche. Avvenire parla in particolare dell’esperienza statunitense di Courage, nata nel 1980 per iniziativa dell’arcivescovo di New York e appoggiata dall’ex Pontificio Consiglio per la Famiglia. Gli incontri di questo gruppo si rifanno al metodo dei dodici passi degli alcolisti anonimi; la tendenza omosessuale in questo caso viene considerata tout court una dipendenza il cui rimedio – nella preghiera – è l’astinenza sessuale. In Italia questa esperienza è ospitata in alcune diocesi: Roma, Reggio Emilia, Torino e Altamura, ed è caratterizzata da una estrema riservatezza. John Francis Harvey, primo direttore internazionale di Courage, nel 2007 scrisse un testo, ora tradotto in Italia con il titolo Attrazione per lo stesso sesso. Accompagnare la persona (Esd-Edizioni studio domenicano, pp. 169, euro 12) con un’introduzione dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi (che molti segnalano come una delle grandi scelte episcopali fatte dal pontificato di Bergoglio). Il supplemento di Avvenire pubblica integralmente proprio il saggio di mons. Zuppi. Il quale, per la verità, tra tante affermazioni generiche, fa anche intendere che lui con quelli di Courage, quando era vescovo ausiliare di Roma, ci ha anche discusso, sino a litigarci. All’introduzione di Zuppi viene affiancata anche visivamente l'introduzione di don Luigi Carrega al volume Omosessuali e transgender alla ricerca di Dio (Effata? Editrice) di Adrien Bail, un libro pubblicato in Francia ed ora tradotto anche in Italia che presenta le vicende di dodici cristiani appartenenti a una piccola fraternità di persone omosessuali e transgender. Insomma, lo speciale di “Noi genitori & figli” sembra voler dare spazio a due diversi modi di intendere la pastorale delle persone omosessuali, senza prendere esplicitamente posizione e pubblicando, a sorpresa, anche il documento del Forum dei Cristiani Lgbt svoltosi ad Albano nell’aprile 2016 (v. Adista Segni Nuovi n. 42/16), diffuso dal portale Gionata il 6 novembre scorso.

Questo speciale è quindi assai diverso da un analogo speciale di "Noi Genitori" (così si chiamava lo stesso supplemento mensile di Avvenire) di tre anni fa, che per parlare del tema diede voce solo ai responsabili di Agapo (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali, realtà vicina al cattolicesimo tradizionalista) e ad altri movimenti similari che veicolavano ai genitori delle persone Lgbt il messaggio che dall'omosessualità si poteva guarire o almeno si doveva lottare affinché i figli reprimessero questa "inclinazione disordinata".

Avvenire, insomma, sancisce che un cambiamento pastorale è in atto, anche se il nuovo approccio alla dimensione dell’affettività Lgbt si accompagna alla vecchia concezione terapeutica. Quale delle due linee prevarrà sarà solo il tempo a dirlo. Certo, i segnali incoraggianti ci sono. Anche perché, sul numero di dicembre, anche il mensile Jesus batte un colpo, pubblicando una positiva recensione al libro Omosessuali e transgender alla ricerca di Dio di Adrien Bail, segnalato anche dal supplemento di Avvenire.

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