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Weah presidente della Liberia: per il Pallone d'Oro, la partita più difficile

Weah presidente della Liberia: per il Pallone d'Oro, la partita più difficile

ROMA-ADISTA. Dalla baraccopoli di Clara Town (Monrovia) al più alto scranno della Liberia, di strada George Weah ne ha percorsa tanta, soprattutto sui campi di calcio europei (Monaco, Paris Saint-Germain, Milan, Chelsea, Manchester City e Olympique Marsiglia), battuti nella lunga carriera che l'ha portato, unico calciatore africano, ad aggiudicarsi il Pallone d'Oro. La parabola del goleador, dal 28 dicembre scorso 25° presidente della Repubblica di Liberia è raccontata, con dovizia di particolari, in un approfondito servizio di Marco Cochi, sul mensile dei comboniani Nigrizia.

Weah aveva tentato la scalata al potere già nel 2005, alle prime elezioni libere vinte, dopo la guerra civile, da Ellen Johnson Sirleaf, economista, prima donna presidente in Africa, insignita del Nobel per la Pace nel 2011.

L'articolo ripercorre la carriera calcistica di “King George”, dai primi calci negli Young Survivors, la squadra di Clara Town, fino alla stagione '87-'88 nel team camerunense Tonnerre Yaoundee, dove il talentuoso sportivo è individuato dal commissario tecnico del Monaco, che lo fa approdare in Europa. Nel 2002, poi, Weah decide di voltare pagina: appende gli scarpini al chiodo e torna a casa, nella sua Liberia, con una nuova passione, quella politica, che già gli scorre da tempo nelle vene: dopo la sconfitta del 2005, gli studi di Business Administration negli Usa, poi una nuova candidatura nel 2009 come vicepresidente di Winston Tubman e l'ennesima sconfitta con un secondo mandato per Ellen Johnson Sirleaf; poi l'elezione al Senato nel 2014 (ai danni di Sirleaf figlio) per la contea di Montserrado; infine, il superamento del primo turno nello scorso ottobre – inseguito dalle accuse di brogli elettorali, mosse dall'opposizione e poi cadute il 7 dicembre dopo una sentenza della Corte Suprema – e la vittoria ai ballottaggi di fine dicembre scorso.

Il nuovo presidente, conclude Nigrizia, dovrà ora «affrontare la partita più difficile della sua vita: quella di rilanciare l’economia un Paese poverissimo, le cui risorse sono controllate dalle multinazionali straniere e il tasso di disoccupazione è superiore al 50%».

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