
Contro le espulsioni. La voce grossa dei vescovi di Terra Santa
Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides (nota agenzia missionaria internazionale), le autorità israeliane stanno imponendo ai richiedenti asilo eritrei e sudanesi di scegliere tra il carcere o l'esodo, e tale scelta politica rischia di esporre «tante vite al pericolo e ad un futuro incerto». A sostenerlo sono i vertici delle Chiese cattoliche di Terra Santa, in un testo diffuso nei giorni scorsi in cui esprimono riserve e perplessità riguardo alla recente disposizione messa in atto dal governo israeliano.
Lo scorso 1° gennaio l'Autorità israeliana per la popolazione e l'immigrazione avrebbe reso nota la disposizione con cui stato imposto il diktat di cui sopra. Per incentivare le partenze, coloro che lasceranno Israele entro la fine di marzo 2018 riceveranno una somma di 3.500 shekel israeliani (meno di 850 euro) in aggiunta al biglietto aereo, mentre quelli che rimarranno in Israele dopo la data indicata potranno essere sottoposti a misure detentive. La misura non si applica a donne, bambini, genitori di figli a carico e vittime di schiavitù, lavoro forzato e violenze sessuali. Affermano i vescovi: «pur riconoscendo la necessità di controllare il flusso di richiedenti asilo nel nostro paese, come altrove […] non possiamo rimanere indifferenti alla difficile condizione di tanti profughi in fuga dalla dittatura, dalla guerra e da altre condizioni orribili». «Speriamo – concludono – che l'Amministrazione prenda in considerazione l'angoscia dei richiedenti asilo presenti in Israele, e trovi soluzioni più umane da offrire».
Il documento è firmato, tra gli altri, dall'Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, e da padre Fancesco Patton, Custode di Terrasanta.
* foto di Paolo Cuttitta, tratta da Flickr
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