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Sacko, "eroe dei nuovi schiavi", ucciso in Calabria e ignorato dal governo

Sacko Soumaila, 29 anni, originario del Mali, regolarmente residente in Italia, militante dell'Unione Sindacale di Base (Usb), è stato ucciso con un colpo di fucile alla testa probabilmente per motivi razziali o forse a causa del suo impegno in difesa dei diritti degli stagionali africani, sfruttati nelle campagne della Piana di Gioia Tauro in Calabria e costretti a vivere nelle baraccopoli in condizioni di estremo degrado. Si era recato con due amici in una discarica abusiva per recuperare una lamiera che avrebbe rinforzato il loro riparo di fortuna. In quella fabbrica abbandonata nella zona di San Calogero, ha incontrato la mano omicida che ha posto fine alla sua vita, alla sua generosità, al suo impegno per gli altri, alla sua voce di denuncia. Sacko «era un eroe», scrive Pierluigi Battista in un commento sul Corriere della Sera, «perché era un sindacalista dei nuovi schiavi, era l’unico che si occupava di loro in quella terra disgraziata, L’unico. Noi no, e non solo quelli del nuovo governo in cui l’esodo dei poveri viene definito, senza pudore, come una “pacchia”». Noi tutti, che «stentiamo a riconoscere i tratti del nuovo schiavismo».

«Ancora un episodio di violenza finita nel peggiore dei modi, in quella Piana di Gioia Tauro dove i migranti lavorano nei campi per pochi euro al giorno, senza nessun rispetto per i propri diritti (anche quello a un salario equo e un orario di lavoro umano) e per la propria dignità», denuncia l'Arci il 4 giugno. Dai tempi di Rosarno non è cambiato nulla, denuncia l'associazione, e i lavoratori africani della terra «sono costretti ancora a vivere in baraccopoli tirate su alla meglio, senza servizi igienici, senza acqua corrente, veri e propri ghetti che periodicamente le autorità minacciano di buttar giù».

L'Arci commenta duramente anche i silenzi del governo sulla morte del giovane: «Un bell’esordio per il nuovo ministro dell’Interno, che non una parola ha speso su questa tragica vicenda».

È ora, chiede l'Arci, «che finalmente si offra una sistemazione dignitosa a questi lavoratori, che si rispetti il diritto al salario e all’orario di lavoro previsto per i lavoratori agricoli da contratto nazionale. Chiediamo che venga prestato aiuto alla famiglia del giovane ucciso, e ai parenti dei feriti. Chiediamo che umanità e civiltà non vengano considerati un optional valido solo in alcuni casi, ma che vengano garantiti a ogni essere umano».

* Immagine di Alfonso Pierantonio, tratta dal sito Flickr. Immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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