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"Rifiuti speciali": i migranti nelle politiche italiane secondo don Vinicio Albanesi

Don Vinicio Albanesi, della Comunità di Capodarco, ha pubblicato ieri sul sito di Redattore Sociale, una amara analisi dell'atteggiamento delle istituzioni politiche italiane nei confronti dei migranti.

Il cosiddetto Decreto Sicurezza approvato il 7 novembre scorso – «giornata storica», aveva esultato il ministro dell'Interno Matteo Salvini – si inserisce in realtà in un solco tracciato molto prima da precedenti dispositivi che si erano già occupati di migranti: la Legge Turco-Napolitano del 1998 e la Legge Bossi-Fini del 2002. Secondo Albanesi, rispetto alle precedenti “riforme”, il decreto voluto dal vicepremier non cambia approccio, che «ancora una volta è di tipo emergenziale», e non cambia obiettivo: «Tener pulite le città da tutti i problemi che i fenomeni dell’immigrazione procurano, dopo aver cercato di impedire, in prosecuzione del precedente governo, il flusso delle migrazioni, con molti morti che nessuno ha mai contato».

Sono circa 5 milioni gli stranieri residenti regolarmente, che lavorano e studiano come tutti i cittadini italiani, ma il ministro «si occupa esclusivamente delle situazioni che creano problemi» per «ristabilire l’ordine. Non affrontando le cause dei disagi sociali (non solo l’immigrazione), ma imponendo risparmi, rafforzamento delle forze dell’ordine, restrizioni, la pace e la sicurezza non torneranno».

Alla base di questo approccio “storico” della politica nostrana, denuncia don Vinicio, c'è sempre la stessa «radice profonda, convinta, intoccabile. La propria identità e il proprio benessere di nazione, di razza, di popolo è da difendere contro gli estranei. Gli stranieri sono un pericolo: più grande e più allarmante di qualsiasi proprio disagio sociale. Essi sono considerati “rifiuti”», e come tutti i rifiuti, aggiunge, possono essere «riciclabili» e «preziosi», come certi lavoratori stagionali o impiegati nell'assistenza alle famiglie, ma possono anche essere «rifiuti abbandonati», scarti della società. Sono questi che fanno paura, e per questi si legifera: nessuno si lamenta per i calciatori africani o per i gruppi finanziari stranieri che investono in Italia; «il problema irrisolto è in quale discarica deporre i “rifiuti speciali”: i rom, i senza tetto, chi chiede l’elemosina, che spaccia, chi ruba, chi si ubriaca, chi è violento».

«La storia non funziona così», conclude Albanesi: «Siamo un popolo di vecchi e benestanti, circondati da popoli giovani ed affamati. Come le rondini o i pesci emigrano, così avviene per gli umanoidi». La storia dell'essere umano è storia di migrazioni, aggiunge: «Occorre saperle gestire», «occorre creare condizioni di vivibilità, combattendo il male, integrando culture e civiltà. In caso contrario saremo invasi ed espulsi».

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