Il ministro Tria: non si può usare l’otto per mille per recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa
ROMA-ADISTA. Utilizzare parte dei soldi dell’otto per mille destinati alla Chiesa cattolica per recuperare l’Ici non pagata dagli enti ecclesiastici come chiesto all’Italia dalla Corte di giustizia dell’Unione europea? (v. Adista n. 39/18). Non si può fare! Lo ha chiarito il ministro dell’Economia Giovanni Tria, rispondendo, il 21 novembre, ad una interrogazione del deputato radicale Riccardo Magi (eletto nelle liste di +Europa).
«Trattenere in compensazione le quote dell’otto per mille destinate alla Chiesa cattolica sarebbe lesivo delle scelte dei contribuenti che optano per la destinazione della propria quota alla Chiesa», ha spiegato il ministro nell’aula di Montecitorio. Inoltre, ha aggiunto, «c’è un vincolo di destinazione a scopi di carattere religioso e tale vincolo mal si concilierebbe con la finalità che si vorrebbe perseguire con la compensazione proposta».
«Siamo di fronte a qualcosa di grave e di abbastanza scandaloso, perché la maggior parte dei cittadini italiani che non esprime una volontarietà di destinazione della quota dell’otto per mille del proprio Irpef la vede destinata, appunto, contro la propria volontà», la replica di Magi, che fa riferimento alla ripartizione delle quote non espresse (il 55%) in proporzione alle firme ottenute (per cui, in base agli ultimi dati, solo il 35,39% dei contribuenti ha scelto di destinare il proprio otto per mille alla Chiesa cattolica che però, grazie al meccanismo della suddivisione delle quote non espresse, ha ottenuto l’81,22% dei fondi, v. Adista Notizie n. 21/18). «Basti ricordare ancora una volta – prosegue Magi –, le parole della Corte dei conti sul sistema dell’otto per mille, che risulta non del tutto rispettoso dei principi di proporzionalità, di volontarietà e di uguaglianza. Evidentemente, prendiamo atto che non c’è la volontà di questo governo neanche di sollevare la questione, non c’è la volontà politica; in questo c’è una perfetta continuità e tutt’altro che cambiamento rispetto ai precedenti governi»
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