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Il razzismo dilaga e non risparmia nemmeno i bambini. Su “Famiglia Cristiana” lettera aperta alla mamma di Mahmood

Il razzismo dilaga e non risparmia nemmeno i bambini. Su “Famiglia Cristiana” lettera aperta alla mamma di Mahmood

Mahmood (Alessandro Mahmoud) è ormai nome noto, e la sua vittoria nell'ultima edizione del Festival di Sanremo ha scatenato un dibattito spesso scomposto, non solo nell'opinione pubblica. Il settimanale dei paolini Famiglia Cristiana, da oggi in edicola, pubblica una “Lettera aperta sul razzismo” – nella rubrica “Missiva della settimana” di don Antonio Rizzolo – scritta da una madre siciliana, sposata con un indiano sikh dal quale ha avuto un bimbo che ora ha 5 mesi, la quale ha voluto esprimere solidarietà alla mamma di Mahmood. Da madre a madre, «il tuo dolore è il mio», scrive Valeria. «In questi giorni tanti commenti che ho sentito mi hanno trafitto come spade il cuore. Abbiamo tante cose in comune, entrambe isolane e con un amore che qualcuno definirebbe “esotico”».

Così come Alessandro, anche mio figlio «per la legge è italiano», ma purtroppo «la verità è che i nostri figli saranno sempre considerati degli stranieri in patria. E questo l’ho capito solo adesso, grazie a questa vostra brutta esperienza», prosegue la mamma.

Valeria racconta il trauma del suo trasferimento a Roma, la grande metropoli che non guarda in faccia nessuno, dei piccoli segnali quotidiani di razzismo, come quando – il piccolo David nato da appena dieci giorni – viaggiava con la sua famiglia su un tram vicino ad una signora anziana che ha poi esclamato: «Ormai sui mezzi salgono cani e porci». Valeria, rincuorata dal sostegno e dalla difesa degli altri passeggeri – «illusione di un mondo che lotta per restare giusto» – torna però a casa ferita e amareggiata.

«Da qualche tempo», spiega, «si sono “aperte le gabbie”. Troppa gente parla, scrive, posta, pensa in modo razzista come se fosse normale, addirittura “di buon senso”». Per una madre è difficile e lacerante dover accettare questo mondo, razzista e perfido anche con dei bambini innocenti, frutto dell'amore di due persone, arricchiti da culture diverse. «Perché a mio figlio è toccato questo schifo?», si chiede ancora, pensando insieme al suo David, a Mahmood e ai numerosi figli che in Italia vivono la loro stessa condizione. «Vorrei fare qualcosa per restituirgli il sogno degli anni '80 e '90, quando ero bambina io, di We are the world, delle pubblicità di Oliviero Toscani, della caduta del muro di Berlino, della prima Miss Italia nera! Vorrei ricostruirgli un mondo che vada verso la pace, la comunione dei popoli e la bontà, senza che questa venga etichettata come qualcosa di negativo. Mio figlio non può e non deve essere straniero in casa sua. Mio figlio rappresenta l’evoluzione delle culture e il tassello di pace che ci salverà».

L'appello di “Famiglia Cristiana”

«Troppo facilmente possiamo ridimensionare l’ondata razzista che sempre più si manifesta in Italia come la stupidità o l’ignoranza di pochi, come un fenomeno di poco conto», replica don Rizzolo nella rubrica. «Dobbiamo invece renderci conto che noi italiani non siamo migliori degli altri e che abbiamo bisogno di recuperare i valori della fraternità, della benevolenza, riconoscendo l’umanità che tutti ci accomuna, apprezzando l’arricchimento che viene dalla diversità, dallo scambio culturale». Purtroppo, aggiunge riferendosi al clima di odio e razzismo promosso e cavalcato anche a livello politico, «parlare, scrivere, postare in modo razzista è ormai tollerato senza problemi, come se fosse normale».

«È venuta l’ora di reagire, di indignarsi, di riprovare apertamente qualsiasi forma di razzismo», esorta Rizzolo. «Noi cristiani ricordiamoci che l’amore verso tutti è il cuore del Vangelo». «Non chiudiamo il cuore all’amore e all’accoglienza, apriamo le porte alla speranza per costruire insieme un mondo di pace».

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