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Noury: dopo 30 anni di crimini, al-Bashir deve essere processato dal Tribunale Penale Internazionale

Noury: dopo 30 anni di crimini, al-Bashir deve essere processato dal Tribunale Penale Internazionale

«Perché l’ex presidente del Sudan dev’essere consegnato alla giustizia internazionale». Lo spiega oggi Riccardo Noury (portavoce di Amnesty International Italia) in un post sul blog “Le persone e la dignità” che cura sul Corriere della Sera insieme alla giornalista Monica Ricci Sargentini.

Noury ripercorre i 30 anni di «feroce dominio» di Omar al-Bashir, che si sono conclusi con un colpo di Stato nella notte tra il 10 e l'11 aprile scorso (v. Adista Notizie n. 16/19), quando l'esercito ha deciso di assecondare la mobilitazione di piazza scatenata dopo l'aumento vertiginoso dei prezzi per i beni di prima necessità, destituendo e arrestando l'ormai ex presidente. I vertici militari sudanesi – che ancora detengono il potere nonostante la promessa di cederlo ai civili – hanno deciso di non consegnare al-Bashir al Tribunale penale internazionale ma processarlo secondo la giustizia sudanese.

Il Tribunale Penale Internazionale, incaricato delle indagini nel 2005 dopo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, «ha emesso due mandati di cattura nei confronti di al-Bashir», spiega Noury: «Il 4 marzo 2009 e il 12 luglio 2010. Il ricercato è accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio nel contesto del conflitto del Darfur», regione costretta a fare i conti con 16 anni di violenze, mezzo milione di morti, stupri di massa, torture, saccheggi, villaggi incendiati e armi chimiche.

«Sebbene tutti gli stati che hanno aderito allo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale siano obbligati ad arrestare coloro contro i quali è stato emesso un mandato di cattura – segnala ancora Noury – nel corso di questi anni il “latitante” al-Bashir ha scorrazzato impunemente in mezza Africa e non solo: le autorità di Sudafrica, Uganda, Kenya, Chad, Malawi, Repubblica Centrafricana, Egitto, Giordania e Libia hanno evitato di catturarlo».

Secondo il portavoce di Amnesty International Italia, in definitiva, «è certo che il sistema di giustizia sudanese non potrebbe assicurare lo svolgimento di un processo equo e trasparente. Per questo, e per far sì che finalmente le vittime del conflitto del Darfur possano avere giustizia, al-Bashir dev’essere consegnato al più presto al Tribunale penale internazionale».

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