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Lo Stato Islamico in Africa centrale è più di uno spettro. Timori e riflessioni

Lo Stato Islamico in Africa centrale è più di uno spettro. Timori e riflessioni

Una serie di “autorevoli” tweet e post sono stati pubblicati sui social media per lanciare lo Stato Islamico nella Provincia dell'Africa Centrale. Ora in maniera più “formale”, evidentemente, perché lo spettro dello Stato Islamico, sconfitto e allontanato da Siria e Iraq, si aggira già da tempo soprattutto nell’est della Repubblica Democratica del Congo, e l’intensificarsi degli attacchi da parte dei gruppi islamisti lascia presagire che quella regione – contesto caratterizzato da una vastissima disponibilità di materie prime di alto valore commerciale, ma anche di grande povertà, conflittualità e assenza delle istituzioni – rappresenti un terreno fertile per il radicamento dell’estremismo jihadista nel Continente.

In chiusura dell’assemblea ordinaria, l’Assemblea episcopale provinciale di Bukavu (ASSEPB), ha manifestato grande preoccupazione per la proliferazione di bande armate e per i continui attacchi sulla popolazione civile, costretta ad emigrare in massa. «Queste situazioni manifestano il declino dello Stato», che dovrebbe riprendere in mano la gestione del territorio, perché la sua missione è «quella di assicurare l’unità, l’integrità territoriale, la sicurezza delle persone e dei beni e la promozione del benessere della popolazione» (v. Agenzia Fides, 18 giugno).

Spiega un approfondimento della rivista Africa dei padri bianchi che sull’agenzia Amaq e sul bollettino Al-Furqan – organi di propaganda del Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi – sono stati rivendicati numerosissimi attacchi a Kamango, Bovata, Ngite, Beni, Butembo, e altri villaggi minori, raccontati come, scrive Africa, «l’inizio del processo di liberazione».

Quattro sono le riflessioni sul tema che compongono l’articolo di Africa.

1. «La prima – si legge – è che questa è una delle regioni più evangelizzate d’Africa, missionari e Chiesa cattolica qui si sono spesi con maggiore energia e la popolazione è quasi totalmente di fede cristiana. Che vi nasca uno Stato Islamico è qualcosa di veramente anomalo e poco spiegabile».

2. La seconda è che lo Stato Islamico ha obiettivi diversi da al-Quaeda – cartello radicato da anni in Africa – e in particolare si pone la costruzione della Umma, lo Stato appunto che abbatte i confini nazionali disegnati dall’Occidente e abbraccia tutta la comunità dei fedeli.

3. Le pretese egemoniche, belliche e logistiche dello Stato Islamico sono particolarmente costose, ricorda i giornale, che poi si domanda: «Chi sta investendo sul terrorismo islamista nella regione dei Grandi Laghi?».

4. In ultima istanza, riflette ancora il periodico missionario, «c’è da dire che quella che si sta svolgendo nel Kivu sembra una tappa del processo di “scoperta” dell’Africa da parte del terrorismo jihadista, che, in molti casi, è arrivato prima, in concomitanza e in concorrenza, di Occidente, cinesi, russi, ecc.».

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