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A Montecitorio, Fcei e Sant'Egidio chiedono l'apertura di corridoi umanitari con la Libia

A Montecitorio, Fcei e Sant'Egidio chiedono l'apertura di corridoi umanitari con la Libia

Il ministro che chiude i porti via Facebook e lascia decine di naufraghi in mezzo al mare lo ripete da tempo: ci sono i migranti “giusti” e i migranti “sbagliati”; braccia aperte a quelli che scappano dalla guerra e pugno duro contro quelli che invece invadono l’Italia in combutta con le Ong. Anche il 25 giugno, con la nave della Sea Watch ferma a largo di Lampedusa da un paio di settimane, Salvini twittava: «Profughi veri arrivano in aereo, ho firmato i corridoi umanitari: donne, bambini e anziani arrivano in totale sicurezza». La brevità del messaggio imposta dal social network avrà costretto il vicepremier alla sintesi estrema, omettendo di ricordare che i “corridoi umanitari” sono progetti ideati e totalmente finanziati dalle Chiese cristiane (quella valdese, apripista, e poi quella cattolica) con i fondi 8 per mille, cui attingono anche per sostenere programmi di accoglienza, integrazione e inserimento sociale e lavorativo.

Ieri a Montecitorio si è tenuto il convegno “Corridoi umanitari per un’Europa solidale”, al quale hanno partecipato, insieme ai rappresentanti istituzionali, anche diversi rifugiati e rappresentanti degli organismi promotori (cattolici ed evangelici). Sul sito della Comunità di Sant’Egidio, partner chiave dei progetti tanto con la Conferenza episcopale italiana quanto con la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, è pubblicata anche una galleria di immagini a corredo della notizia sull’evento.

I lavori sono stati aperti dal presidente della Camera Roberto Fico il quale – in polemica con la proposta di Massimiliano Fedriga (presidente leghista del Friuli Venezia Giulia) di innalzare un “muro antimigranti” sul confine est del Paese – ha ricordato che «non è costruendo muri che un grande Paese come l’Italia può pensare di gestire un fenomeno epocale. Tutti i muri sono infatti destinati a essere superati o abbattuti». Durante la giornata, poi, si sono levate numerose voci a ribadire la bontà dei corridoi umanitari, quali soluzione in grado di tutelare i diritti dei migranti e la sicurezza delle società di accoglienza, togliendo ossigeno al traffico di esseri umani e alle varie mafie che speculano sui processi migratori.

In un Paese stanco di continue polemiche mediatiche, ha poi detto Marco Impagliazzo (presidente della Comunità di Sant’Egidio) «È il momento di risposte e di proposte»: Quella dei corridoi umanitari, ha poi ribadito, «è una delle migliori prassi che abbiamo e hanno dimostrato che l’Italia è un Paese che sa accogliere e sa integrare. È possibile coniugare umanità e legalità». Per questa ragione la Comunità chiede, insieme a un nuovo decreto flussi per i lavoratori e all’allargamento delle possibilità di ricongiungimento familiare, l’apertura di un corridoio umanitario europeo con la Libia. Proposta accolta e subito rilanciata da Luca Maria Negro (presidente Fcei), secondo il quale la buona prassi dei corridoi umanitari non deve essere contrapposta al soccorso e salvataggio dei profughi in mare, entrambi opportunità per «aiutare il prossimo».

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