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«Un creato bello e fragile». Alla sessione del Sae si parla di ambiente

«Un creato bello e fragile». Alla sessione del Sae si parla di ambiente

SANTA MARIA DEGLI ANGELI (PG)-ADISTA. Seconda giornata di lavori per la 56.ma  sessione di formazione ecumenica del  Segretariato attività ecumeniche (Sae), in corso presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli (Pg), dedicata al tema dell’ambiente.

Il vicepreside dell’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia, Simone Morandini, ha illustrato le fragilità e le responsabilità del tempo che gli esperti definiscono «antropocene»: un tempo nel quale l’agire umano si colloca tra le principali forze che determinano l’evoluzione biologica, fisica e chimica della Terra. Non ci sono più dubbi sulla realtà del cambiamento climatico in atto e sul fatto che se entro quindici anni non si inverte la rotta si rischia il collasso irreversibile di ecosistemi. Già abbiamo visto sei isole di plastica in mare, abbiamo assistito alla devastazione di foreste, alle grandi migrazioni di profughi ambientali tanto che si parla di «apartheid climatico». Allora la domanda è: come abitare questo tempo di grandi contraddizioni e sofferenze?, «Ascoltando la voce delle vittime», come suggerisce il Consiglio ecumenico delle Chiese, ha risposto Morandini. E poi «ascoltando il grido dei poveri e della terra, come scrive papa Francesco nella Laudato si’, e ascoltando le giovani generazioni che ci parlano, come Greta Thunberg». Ma ascoltare, ha aggiunto il vicepreside dell’Istituto di studi ecumenici San Bernardino, richiede di assumere uno sguardo diverso, di ripensare la responsabilità; di sapere che la terra è del Signore e noi siamo stranieri e ospiti. Significa cambiare immaginario, scelte personali, comunitarie e scelte politico-economiche, Diventare amministratori responsabili. Significa ritessere le reti della convivenza.

Sergio Mainoldi, arciprete ortodosso del Patriarcato ecumenico, partendo dall’affermazione del patriarca ecumenico Bartolomeo che «la crisi ecologica è frutto della crisi spirituale» ha messo in luce in che misura la sensibilità teologica e liturgica per la bellezza può contribuire a capire le ragioni spirituali della crisi attuale. La bellezza, ha spiegato, non può essere tale se non partecipa all’energia divina. La bellezza è relazionale ed ha una funzione escatologica perché collega le cose create a Dio e a lui le riconduce. Il compito di custodire e di coltivare affidato ad Adamo unisce la dimensione contemplativa e la dimensione della tecnica come prolungamento della creazione. Un’economia senza bellezza si spersonalizza e diventa accumulo di profitto. La concezione dell’utile si basa sulla spersonalizzazione e sullo spaesamento. La crisi spirituale porta a concepire inutile ciò che non è finalizzato all’utile in senso stretto. L’utile spirituale non viene considerato. La bellezza è un utile comune, condiviso, a lungo termine. L’equilibrio, secondo Mainoldi, non può che passare dalla riconsiderazione del ruolo della bellezza.

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