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Francesco, Greta, i popoli indigeni e il futuro del pianeta: Carlin Petrini su “Vita Pastorale”

Francesco, Greta, i popoli indigeni e il futuro del pianeta: Carlin Petrini su “Vita Pastorale”

Dall’enciclica Laudato si’ al Sinodo speciale sull’Amazzonia, la “rivoluzione verde” di papa Francesco continua a interrogare anche la società civile e il mondo laico, parte, insieme alle diverse confessioni e religioni, di un grande movimento per la lotta ai cambiamenti climatici.

Sul numero di ottobre, Vita Pastorale – mensile edito dai Paolini e diretto da don Antonio Sciortino – pubblica un articolo di Carlin Petrini (il noto fondatore di Slow Food, tra gli invitati a partecipare al Sinodo) dal titolo: “Il grido di madre Terra. Ignorarlo è ora impossibile, e i danni sono irreversibili”.

«Ciò che sta succedendo in questi giorni in Amazzonia e in Africa è un campanello d’allarme che dovrebbe far capire a tutti» che abbiamo già raggiunto, e forse superato, la «soglia critica» oltre la quale non c’è più possibilità di futuro per la nostra civiltà, spiega Petrini. Siccome «tutto è connesso», sottolinea ancora il fondatore di Slow Food, «chi distrugge la foresta commette un crimine verso l’intera umanità, pregiudicandone la stessa esistenza».

Non è più possibile ignorare il grido della Terra, afferma l'autore auspicando che il Sinodo sull’Amazzona (6-27 ottobre) possa rappresentare «un punto di svolta per l’intero pianeta». Per questo dall’anno scorso le cose sono cambiate, almeno nella sensibilità dell’opinione pubblica globale. Intorno alle rivendicazioni di Greta Thunberg, infatti, un fiume di giovani – le prime vere vittime dei cambiamenti climatici – è sceso in piazza per i Fridays for Future (un milione in tutta Italia, a quanto si dice in queste ore, per le manifestazioni di stamattina). «Un movimento che non è di semplice protesta e rivendicazione, ma di esempio e testimonianza, proprio come piacerebbe a Bergoglio. È un movimento propositivo, non solo di denuncia: questi ragazzi sono i primi a consumare meno plastica, a compiere scelte alimentari più consapevoli, a evitare di viaggiare in aereo quando non strettamente necessario, a mettere in pratica tutte quelle buone pratiche di cui l’intero pianeta ha più che mai bisogno. Perché nessuno è credibile rispetto alle sue idee se poi non le mette in pratica e non dimostra di esercitare coerenza e responsabilità».

Quali sono le cause della crisi climatica? Secondo l’autore, «il più grave imputato è il sistema economico, il consumismo sfrenato e l’atteggiamento predatorio verso la “casa comune”». Le smanie d’onnipotenza dell’essere umano, predatore privo dei naturali limiti imposti dall’istinto all’autoconservazione, pregiudicano le stesse risorse che gli servono per sopravvivere. Al contrario, si legge ancora su Vita Pastorale, «le popolazioni indigene hanno saputo preservare l’armonia dell’ecosistema amazzonico per secoli, proprio perché non si sono comportati da predatori ma da ospiti e custodi di quell’ambiente circostante, sempre con un occhio verso le generazioni future».

Il futuro del pianeta intero dipende dalla nostra capacità di «cambiare le nostre scelte e atteggiamenti quotidiani, nel saper creare una nuova relazione tra esseri umani e con le risorse naturali. La conversione ecologica dell’umanità passa per ciascuno di noi».

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