Dall’Australia al Medio Oriente, l’effetto boomerang delle politiche suicide
Il 2020 si apre sotto il segno della minaccia. L’Australia brucia, ricordandoci il grande problema del cambiamento climatico; ma brucia anche il nord Africa, per il conflitto in Libia e le mire geostrategiche delle potenze interessate, a diverso titolo, a quel fazzoletto di terra; e allo stesso tempo brucia il Medio Oriente, dopo lo sciagurato attentato di Donald Trump in Iraq, ordinato per eliminare il generale iraniano Quasem Soleimani che rischia di innescare una nuova drammatica spirale di violenza.
«Non riesco nemmeno a decidere se è più pericolosa l'escalation innescata dalla tragica stupidità di Trump in Iraq/Iran o la devastazione degli incendi che sta divorando l'Australia», scrive oggi Tonio Dell’Olio nella rubrica “Mosaico dei giorni” che cura per il mensile promosso da Pax Christi, Mosaico di pace.
Guerre e incendi «minacciano pesantemente la vita. Quella delle persone umane e quella dell'intero pianeta» Entrambi poi sono causati «da scelte sbagliate, da politiche suicide, dalla sete di ricchezza che annebbia la mente di chi governa». Questo vale tanto per i venti di guerra in Medio Oriente quanto per gli incendi in Australia che, denuncia infatti il presidente della Pro Civitate Christiana, «occupa il sedicesimo posto su 207 Stati» per immissione di CO2 nell’atmosfera. «Segno che, in un mondo globalizzato, tanto nell'inquinamento dell'atmosfera quanto nell'uso della forza, mostrare i muscoli, infischiarsene delle conseguenze, fare i bulli... diventa un boomerang che ti si ritorce contro. Trump poi che dichiara di aver ucciso Soleimani e altre 5 persone non per provocare una guerra ma per prevenirla, mi ricorda tanto Bertoldo che per ripararsi dalla pioggia si tuffava nella piscina!».
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