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Politiche migratorie: l’ignavia è un crimine

Politiche migratorie: l’ignavia è un crimine

Il 5 febbraio, come ogni primo mercoledì del mese, eravamo in piazza Montecitorio, a Roma, per il Digiuno in Solidarietà con i migranti: un piccolo gruppo di missionari e missionarie comboniane e altre persone impegnate, per chiedere al governo Conte 2 «discontinuità» con il precedente governo per le politiche migratorie (v. Adista News del 6 febbraio 2019)

Purtroppo tre giorni prima il governo ci ha dato l’esempio di una profonda continuità con quello precedente. Infatti il 2 febbraio, il governo italiano ha rinnovato il Memorandum Italia-Libia, frutto amaro dell’ex-ministro dell’Interno, Minniti (2017).  Il Memorandum è stato rinnovato così com’è; le correzioni arrivate tardivamente da parte di Di Maio non hanno modificato nulla. Il dado è tratto!

Questa è un’altra pagina nera per l’Italia, una vergogna nazionale! E un giorno il nostro Paese verrà portato davanti ai tribunali internazionali per crimini contro l’umanità. Il Memorandum, infatti, in questi tre anni ha creato un’immensa tragedia umana, consegnando circa ottocentomila rifugiati in mano ai libici che li hanno rinchiusi in orribili lager, dove gli uomini tuttora vengono torturati e le donne stuprate. Molti di loro hanno tentato la fuga, ma almeno quarantamila sono stati intercettati e riportati nei lager dalla Guardia costiera libica, finanziata e addestrata dall’Italia. Tanti sono  morti nella acque libiche , almeno cinquemila secondo l’Onu.

Davanti a questi fatti si impone una domanda: come ha fatto il governo italiano a rinnovare il Memorandum con la Libia, un Paese in guerra e con un governo che non rispetta i diritti umani? Il nostro Paese lo ha fatto nonostante la chiara condanna della Ue: «L’Italia deve sospendere la cooperazione con la Guardia costiera libica».

Invece il governo giallo-rosso, senza un dibattito parlamentare, ha rinnovato l’accordo che obbliga l’Italia per i prossimi tre anni a garantire sostegno tecnico ed economico al governo di Tripoli per bloccare i flussi migratori (non dimentichiamo che oltre un miliardo di euro dei fondi Ue per l’Africa sono stati usati per trattenere nei lager libici i rifugiati africani e l’Italia dal 2017 ne ha investiti oltre un miliardo!).

Davanti a questa immensa tragedia umana, con insistenza chiediamo al nostro governo «discontinuità». Il governo M5S-Pd è nato su questa premessa. Per questo continueremo a chiedere senza stancarci:

- l’abrogazione dei due Decreti Sicurezza e il ripristino del sistema pubblico e unitario di accoglienza  in capo ai Comuni;

- lo sbarco immediato delle persone tratte in salvo nel Mediterraneo, prima di aver concordato con gli altri Paesi le operazioni di ridistribuzione;

- la chiusura dei centri di detenzione in Libia, come l’Onu richiede, e l’evacuazione umanitaria tramite corridoi umanitari (la Libia è un Paese in guerra!);

- la ripresa della missione Sophia per far rispettare l’embargo sulle armi e salvare vite umane (e di questo Di Maio non ne vuole sapere!);

- il ritiro della nave “Capri” della Marina militare italiana, ormeggiata nel porto di Tripoli, che, secondo i magistrati, sembra «svolga di fatto le funzioni di centro decisionale della Guardia costiera libica»;

- che i fondi della Cooperazione (siamo fanalino di coda in Europa!) non vengano usati per il rimpatrio dei migranti e la militarizzazione delle frontiere;

- la chiusura dei Cpr (Centri per il rimpatrio) creati dal Decreto Sicurezza (sono lager come i vecchi Cie della Turco-Napolitano).

Sono questi i nodi da sciogliere se l’attuale governo vuol parlare di discontinuità con quello precedente.

Purtroppo quello che oggi succede nel Mediterraneo è la dimostrazione di quanto anche questo governo non abbia a cuore i valori della nostra Costituzione, a cominciare dal rispetto dei diritti umani. Quello che avviene nel Mediterraneo e in Libia dimostra quanto si stia imbarbarendo la nostra società italiana.

È quanto ci ha ricordato papa Francesco, ricevendo in Vaticano i profughi giunti da Lesbo, davanti a quel Crocifisso con il salvagente: «Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di torture e schiavitù ignobile? Come possiamo rimanere indifferenti davanti agli abusi e alle torture di cui sono vittime innocenti alla mercè di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo “passare oltre”, facendoci così responsabili della loro morte? La nostra ignavia è peccato!». Per i  laici possiamo dire che è un crimine contro l’umanità.

Per questo, come Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti ci ritroveremo il 4 marzo dalle ore 15 alle 18 in piazza Montecitorio , davanti al Parlamento, per ribadire il nostro dissenso a queste politiche migratorie.

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