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Vescovo ausiliare di Santiago: è un momento difficile per nostra Chiesa

Vescovo ausiliare di Santiago: è un momento difficile per nostra Chiesa

Nel mirino delle proteste di piazza in Cile ci sono state gli edifici di culto, sia cattolici che evangelici: dal 26 gennaio scorso ne sono state attaccati 57. Devastazioni, saccheggi, profanazioni del Santissimo Sacramento si sono registrati in tutto il Paese, secondo il rapporto della Commissione interamericana per i diritti umani. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, su tanta rabbia ha certo pesato lo scandalo degli abusi sessuali commessi da preti: per la Procura Nazionale le vittime – quelle che hanno avuto la forza di manifestarsi –  sono 271. Per ragionare sulla reazione dei cileni - credenti o meno, rispetto alla Chiesa ma anche alle politiche portate avanti dal governo - Diario Las Américas (1 marzo) ha intervistato mons. Alberto Lorenzelli, salesiano, vescovo ausiliare di Santiago del Cile per volere di papa Francesco dal luglio scorso.

«La Chiesa sta vivendo un momento difficile, lo sappiamo, per diverse questioni. Come istituzione, il problema dell'abuso è presente e questo ha fortemente toccato la società», osserva il vescovo, «il popolo ha perso la fiducia che aveva una volta nella Chiesa, che era alta». È «passato il tempo di una Chiesa trionfante», secondo Lorenzelli, ed «è il momento di una Chiesa vicina al popolo, che sta recuperando il suo servizio pastorale ed evangelizzatore. Ma è necessario che sia una Chiesa più umile, che sappia parlare attraverso le sue azioni». Non servono «bellissimi documenti», ma «che sappia ascoltare. Un ascolto capace anche di soffrire con chi soffre. Penso che solo così potremmo essere una voce più significativa e forte. Soprattutto oggi possiamo coinvolgere istituzioni, uomini d'affari, formazioni politiche, istituzioni sociali, per prestare attenzione ai più sfortunati. Oggi credo che la parola d'ordine più significativa dovrebbe essere dare di più a coloro che ne hanno avuto di meno».

«Alla fine, ciò che la gente chiede è una situazione migliore. I problemi più evidenti che compaiono sono salari molto bassi, un'istruzione più inclusiva, il problema delle pensioni», perché «ci sono altre evidenti disuguaglianze». Per superare la situazione di crisi, occore, afferma il vescovo, una «cultura dell’incontro», un «dialogo» che sia innanzitutto aperto dai partiti politici, dove purtroppo «ci sono molti individualismi», «un dialogo in cui la Chiesa deve essere presente, perché ogni giorno nelle parrocchie si sente il clamore del popolo, dei più bisognosi», delle «nuove generazioni», con le quali la Chiesa corre il rischio di «una frattura molto forte». Ritiene, mons. Lorenzelli, che però «la Chiesa cilena stia diventando più consapevole dei suoi errori». Di certo «deve essere più profetica... E cosa significa? Significa studiare un modo diverso di essere Chiesa».

*Foto di Daniel Akashi, tratta da Pexels, immagine originale e licenza

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