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DENTRO LE MURA /3

DENTRO LE MURA /3 "Abbandonatevi a ciò che è bello"

È qui che siamo. Tutti dentro le mura, prigionieri nelle nostre case per il più alto bene comune, la vita: la dobbiamo proteggere da noi stessi, tutti possibili vettori di un virus che troppo spesso non perdona chi non “sa” resistergli. Costretti i nostri corpi a muoversi lungo perimetri brevi e immodificabili, sono libere le nostre menti di spaziare e sondare profondità che raramente frequentiamo, per mancanza di tempo, di silenzi, di piccole solitudini. Voli di cui ci giungono tracciati sotto forma di testi, riflessioni, lettere, e ai quali Adista apre qui un luogo virtuale perché vi facciano nido, fecondino altre menti, portino pensieri, empatie, confidenze. Il nido non ha porte. Depositate qui i vostri pensieri, li metteremo in rete. Mandate una mail a info@adista.it con oggetto "Dentro le mura".

 

 

L’arcangelo Gabriele comparve in pieno giorno, ad oriente, squarciando le nubi con spada fiammeggiante. Nessuno se lo aspettava, trasalimmo perché la sua voce era possente e il suo aspetto ci incuteva timore.

“Oracolo del Signore!

Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.

Lontano da me voi che siete restati a casa e non mi avete neppure visto nei campi della Libia e della Grecia, nei dormitori e nelle mense, negli ospizi e nei centri di rimpatrio.

Lontano da me voi che chiudete le porte e le frontiere, voi che costruite mura e prigioni, voi che dividete, voi che separate.

Perché molti stanno dicendo: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Abbiamo addirittura vinto contro il virus!

Io però vi dichiaro: Non vi conosco; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.”

 

Nel pomeriggio apparve la Madonna, era seduta con dei bambini e canterellava piano piano una specie di filastrocca. I bambini erano contenti perché capivano quello che i vecchi, i saggi e i potenti non potevano comprendere.

“Non spaventatevi, non abbiate paura.

Vincerete i maghi che consultano le loro sfere di cristallo, il futuro siete voi.

Non crederete alle grandi menzogne, non ripeterete a pappagallo, non inoltrerete messaggi stolti, non diffonderete falsità, non affogherete da soli nello schermo, non ascolterete falsi profeti.

Non temerete di ammalarvi, né di stare male o di soffrire.

Continuerete a sognare,

continuerete ad amarvi e a sposarvi, avrete dei figli,

continuerete a celebrare funerali,

continuerete a studiare, a progettare, a lavorare e a costruire il mondo che volete e che gridate nelle piazze,

continuerete ad abbracciarvi, soprattutto con le persone più fragili che ne hanno più bisogno,

continuerete a ballare a cantare a ridere a giocare a correre ….

Continuerete a vivere!”

 

Alla sera a cena si sedettero con noi i due discepoli di Emmaus, non li riconoscemmo subito ma solo quando spezzarono il pane e cominciarono a mangiare. Arrivavano da lontano, dall’Amazzonia, ci spiegavano le scritture ed era come se le leggessimo la prima volta.

“Ora, è venuto un tempo, ed è questo, che adorerete il vostro Signore in spirito e verità, non a Gerusalemme, non nei templi, non nelle chiese, ma nelle vostre case, nei vostri luoghi preferiti siano essi in riva al mare o in cima ad una montagna, nei vostri posti del cuore.

Dove due o tre saranno riuniti nel suo nome, Egli sarà con loro.

Non importa se saranno uomini, donne, celibi, sposati, santi, peccatori, preti, suore, laici: accoglieranno l’invito ineludibile a fare memoria di Lui e celebreranno l’Eucarestia.

E nessuna legge al mondo, nessuna emergenza, nessun decreto, nessun canone, nessuna tradizione, nessuna bolla papale potrà impedire loro di farlo e grande sarà la loro gioia”

 

Ad occhi aperti nel buio, nel silenzio lacerato dalle sirene delle autoambulanze, nella notte profonda, sentimmo la voce di Francesco, lontana eppure così vicina, e alle sue parole ci aggrappammo.

“Laudato sii, o mio Signore, per quelli che sopportano malattia e sofferenza in pace perchè da te saranno incoronati.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scampare. Beati quelli che si troveranno nella tua volontà poichè loro la morte non farà alcun male.”

 

Al mattino, finalmente, non nella tempesta, non nel terremoto, non nella pandemia, non nella guerra, non nel fuoco, ma nella brezza leggera parlò lo Spirito e nelle sue parole vedemmo la luce e nella luce la nostra vita che non muore.

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Ascoltate la buona novella, la bella notizia: il Regno dei cieli è vicino, è qua accanto a voi.

Non affannatevi vanamente a cercare di prolungare a tutti i costi la vostra vita biologica, non per questo esistete; non cercate la salvezza, siete già salvi.

Abbandonatevi a ciò che è bello, ciò che veramente vi fa sentire uomini e donne nuove, a costruire quei momenti, quelle relazioni, quell’entusiasmo che vivranno per sempre.”

 

Carlo Tresso, Torino

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