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"Stati Popolari": a Roma, sfruttati e dimenticati rialzano la testa

Quella convocata domenica scorsa a Roma, piazza San Giovanni, dal sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro è stata una manifestazione «senza vessilli di partito», animata da «sentimenti, sofferenze, bisogni materiali e immateriali di tutti gli invisibili». Gli “Stati Popolari” – così è stata battezzata l’iniziativa di piazza da parte degli organizzatori – è stata pensata per dare visibilità a quella consistente parte di Paese impoverito, sfruttato e dimenticato, fatto di giovani neolaureati, donne, Lgbt, bambini senza cittadinanza, immigrati, precari, ricercatori, rider, lavoratori agricoli, freelance, artisti, lavoratori del cinema o della musica, ecc.

Con lo sguardo rivolto a questi dimenticati, il leader italo-ghanese ha lanciato dal palco il suo “Manifesto per la giustizia, la libertà e la felicità”, un documento in sei punti programmatici che riguardano casa, lavoro, salute, filiera agroalimentare, transizione ecologica, disuguaglianza, discriminazione e revisione della normativa italiana sull’immigrazione.

In particolare, il Manifesto chiede un piano emergenziale per il lavoro e la disoccupazione, i cui problemi risalgono a ben prima della pandemia, e con il lockdown sono deflagrati definitivamente. Chiede anche un programma di concessione di case popolari in maniera sistemica e su larga scala, una riforma della filiera del cibo, che informi i consumatori sul trattamento dei lavoratori (dai braccianti che coltivano ai rider che consegnano) e dunque sulla sostenibilità dei loro acquisti. Nodo cruciale del Manifesto è la revisione delle politiche migratorie, che contemplino non solo i migranti stranieri sul territorio italiano ma che sostengano anche il “diritto al ritorno” degli italiani costretti a lasciare i Paese. Sumahoro, dal palco di San Giovanni, ha chiesto la rapida abolizione dei decreti voluti da Matteo Salvini, i «decreti insicurezza», e della Legge Bossi-Fini, e allo stesso tempo ha invitato a votare la riforma della cittadinanza che riconosca la cittadinanza ai bambini e ragazzi nati o cresciuti in Italia.

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