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Virus e vulnerabilità sociale: Un'inchiesta di

Virus e vulnerabilità sociale: Un'inchiesta di "Redattore Sociale" rivela che Roma non è pronta

I numeri crescono in maniera impressionante, anche a Roma, e a farne le spese sono spesso i più vulnerabili, persone che vovono ai margini in strada o in “siti informali”. Redattore Sociale affronta il tema insieme a tre organizzazioni: Intersos, Medici per i diritti umani-Medu e Medici Senza Frontiere. La risposta alla domanda “Roma è pronta per la gestione dei più vulnerabili?”, scrive la giornalista Eleonora Camilli, pare essere «univoca» e negativa: in buona sostanza «Mancano posti in accoglienza e per l’isolamento fiduciario. Questi mesi non hanno insegnato nulla, non c’è stata programmazione».

Da marzo ad oggi la situazione per senza dimora e persone socialmente vulnerabili è rimasta invariata. «Per chi vive in strada, nei siti informali o in coabitazione forzata, infatti, non si è pensato a soluzioni di emergenza straordinaria». Mancano posti per l’isolamento fiduciario e non c’è un piano del Comune per la gestione di situazioni critiche, per l’assistenza di chi vive in strada, nelle stazioni, nei campi informali e negli stabili occupati della Capitale.

Secondo Valentina Murino di Intersos, «Non siamo pronti a gestire una nuova ondata di contagi durante l’emergenza freddo, siamo nella stessa situazione di marzo. Il Comune si sta muovendo e sta facendo accordi per attivare una struttura per i positivi senza dimora, ma è già tardi, sono richieste che abbiamo inoltrato a marzo». Comune e Regione non hanno attivato un tavolo con le associazioni, sono aumentati gli sgomberi di insediamenti informali e le persone in strada sono aumentate, aggiunge Murino.

Francesca Zuccaro di Msf ribadisce il concetto: «Non siamo pronti». I problemi restano e i contagi aumentano, in questa seconda fase della pandemia anche negli insediamenti informali, dove l’«inadeguatezza» della risposta istituzionale è lampante. Comune e Regione devono «intervenire, finora l’amministrazione è stata distante, ma non si può più perdere tempo».

«Siamo in difficoltà sia per chi vive in strada che per chi si trova negli insediamenti informali», sottolinea Alberto Barbieri di Medu. Il dialogo tra associazioni e istituzioni «tra maggio e giugno si è fermato» «come se il problema fosse risolto e ora ci troviamo in affanno». «Purtroppo la prima ondata di Covid non ci è servita da insegnamento, o lo è stato solo in modo parziale. Ora scontiamo il ritardo, siamo molto preoccupati».

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