Crisi di governo: l'analisi del gesuita Occhetta
Su Famiglia Cristiana da domani in edicola si commenta l’attuale crisi di governo. Mentre il premier Giuseppe Conte è in Senato a chiedere la fiducia per il suo governo, il settimanale dei paolini ha diffuso l’anticipazione del numero di domani, con l’intervista al gesuita Francesco Occhetta, politologo e fondatore della scuola di politica “Comunità di connessioni”. «Comunque vada a finire – commenta Occhetta – gli scenari sono tutti dall’esito incerto. Nessuno ha raccolto l’invito del presidente Mattarella a costruire insieme un progetto comune per fare uscire l’Italia dalla tempesta».
Spiega l’autore Francesco Anfossi, introducendo l’intervista al gesuita, che «la gente continua a non capire la crisi di governo che si è aperta la settimana scorsa e nemmeno le sue cause profonde, in un momento così tragico della lotta alla pandemia, nel mezzo di una tempesta mondiale» e nel pieno della delicata campagna vaccinale.
Perché allora questa crisi aperta dal leader di Itali a Viva Matteo Renzi? Questioni e contrasti personali, visioni di leadership divergenti, interessi e gruppi di riferimento delle due personalità a confronto, i fondi del Recovery Fund, gestione dell’emergenza, decretazione d’urgenza, ruolo del Parlamento e collegialità. Su questi temi, e su altri ancora, l’analista politico interloquisce con Famiglia Cristiana.
«L’omissione dall’impegno diventa complicità», risponde Occhetta all’intervistatore che gli domanda dov’è finito l’impegno per il bene comune in un Paese in cui la distanza tra corpo elettorale e mondo politico si allarga sempre di più. «Il modello politico di questi ultimi 25 anni è arrivato al capolinea con le pulsioni antidemocratiche e l’attesa messianica dell’uomo forte. Non sarà questo un urlo silenzioso di una società che ha perso la propria bussola spirituale interiore? I valori e i sogni, i beni comuni e la cooperazione nascono dalla costruzione di legami di fiducia e sussidiari nelle istituzioni, non dalla competizione del tutti contro tutti».
L’ultimo botta e risposta tocca la reazione del mondo cattolico alla crisi innescata da Renzi: «Il mondo cattolico può essere enzima per ricomporre la crisi; nella posizione della Cei si invita a guardare lontano, ma occorre ritrovare l’unità perduta da ricostruire intorno ai temi della dottrina sociale della Chiesa. Il compito è quello di custodire il metodo democratico, aiutare l’applicazione del Recovery plan attraverso un nuovo modello di sviluppo integrale, formare una nuova classe dirigente, riconciliare le tensioni tra credenti impegnati in politica, dare speranza senza alimentare le paure».
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