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Schiavitù contemporanee e sonno della coscienza: un sistema collaudato

Schiavitù contemporanee e sonno della coscienza: un sistema collaudato

I nuovi schiavi, le responsabilità politiche e istituzionali, ma anche quelle dei singoli cittadini, che sempre più si abituano a stili di vita e di consumo che ignorano la condizione di vita e di lavoro delle persone, sono i protagonisti del dossier “Gli schiavi della porta accanto”, pubblicato sul numero di febbraio del mensile comboniano Nigrizia e annunciato con un articolo online di Marco Omizzolo (presidente di “Tempi Moderni” e sociologo Eurispes).

«Le schiavitù contemporanee vivono nel nostro quotidiano, sono sotto gli occhi di tutti», si legge nell’articolo: gli schiavi possono essere pescatori o contadini che coltivano e raccolgono il cibo che consumiamo a tavola, oppure riders che ci consegnano la cena, operai che costruiscono le nostre case in un torbido sistema di subappalti. Si tratta «spesso di immigrati provenienti da vari paesi africani scappati da guerre, carestie, dittature, crisi climatiche». Persone dalla storia dolorosa che però resta ignorata, ingranaggi invisibili in un sistema ormai rodato che produce e alimenta il nostro benessere. La presenza di schiavi, oggi, «nel nostro quartiere, sotto casa o appena fuori l’uscio, non è un incidente della storia ma il risultato di interessi consolidati, sostenuti dall’indifferenza di tanti cittadini che preferiscono non sapere, non interrogarsi, lasciar correre, piuttosto che conoscere, impegnarsi, opporsi a un potere liquido, milionario e criminale che ci vuole consumatori bulimici e non cittadini consapevoli dei nostri diritti. Ancora troppe persone non vogliono comprendere che ciò che accade oltre i nostri confini, accade in realtà dentro casa nostra».

Un combinato di criminalità organizzata, negligenza istituzionale, assenza delle autorità pubbliche, interessi consolidati, indifferenza dell’opinione pubblica, razzismo e sovranismo producono un circolo vizioso di negazione dei diritti umani, teoricamente «garantiti indipendentemente dalla cittadinanza e dalla nazionalità in quanto non negoziabili né rinunciabili (art. 1, 2, 3 e 10 della Costituzione) e per questo fondativi di un ordinamento ispirato ai princìpi democratici».

Leggi l'articolo integrale su Nigrizia

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