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Myanmar: centinaia di morti e 3mila arresti. Cresce il rischio di un conflitto interno

Myanmar: centinaia di morti e 3mila arresti. Cresce il rischio di un conflitto interno

In Myanmar la violenza non si ferma. Le vittime dei militari guidati dal generale Min Aung Hlaing a capo della giunta militare che si è insediata nel Paese all’indomani del colpo di Stato dello scorso primo febbraio, crescono di giorno in giorno. Oltre 320 finora i morti, fra cui una bambina di 7 anni uccisa a Mandalay dalle forze di sicurezza, mentre secondo alcune testimonianze diverse decine di manifestanti pro-democrazia sarebbero stati uccisi con un colpo alla testa; d’altro canto, riporta l’agenzia Reuters, la stessa giunta militare ha avvertito – attraverso la televisione di Stato - che i militari spareranno alla testa dei dimostranti. Una minaccia terribile – una sorta di annuncio di esecuzione - arrivata alla vigilia di un week end che si annuncia drammatico: l’opposizione democratica ha infatti chiamato la popolazione a una nuova dimostrazione di massa nei prossimi giorni. In questo clima, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e capo della chiesa cattolica in Myanmar, ha rivolto un appello ai giovani che stanno scendendo in piazza da settimana affinché proseguano con metodi di lotta non violenti, senza cedere alla tentazione di dare una risposta armata alla repressione. Ma andiamo con ordine.  

Il tragico bilancio di 320 morti è stato riferito dall'Assistance Association for Political Prisoners , secondo l’organizzazione però si tratta solo dei casi documentati e il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto. Ancora va rilevato che ,dalla presa del potere da parte della giunta militare, quasi 3 mila persone sono state arrestate, incriminate o condannate; restano agli arresti domiciliari la leader della Lega Nazionale per la Deamocrazia (Nld), Aung San Suu Kyi, e il presidente birmano Win Myin, mentre 322 prigionieri sono stati rilasciati il 26 marzo.

Intanto, lo scorso 24 marzo, il cardinale Charles Bo ha diffuso un appello rivolto in particolare ai giovani che stanno guidando il movimento di protesta affinché continuino a perseguire un percorso di non violenza per ripristinare la democrazia in Myanmar. La chiesa cattolica in queste settimane ha preso posizione apertamente contro il golpe partecipando in modo attivo e non violento alle manifestazioni.

«Il vostro è un movimento nazionale – afferma il cardinale nel suo messaggio - fondato sui valori della democrazia, della non-violenza, dell'equità e della solidarietà, e cerca di portare giustizia per tutti». Il movimento, secondo l’arcivescovo, ha guadagnato l'ammirazione del mondo per la sua spontaneità e creatività, per la sua forte capacità organizzativa e per l’approccio non violento. Tuttavia, il card. Bo afferma di rendersi conto di quanto sia frustrante e difficile affrontare le violenze e la repressione dei militari. Di fronte al crescente numero di morti, scrive il porporato, «vi chiedete se la lotta armata possa essere la risposta migliore alla repressione quotidiana e alla brutalità che affrontate. Mi appello a voi affinché restiate determinati e disciplinati nella non-violenza». «Il vostro impressionante movimento ha guadagnato l'attenzione, la solidarietà, l'ammirazione e il sostegno di tutto il mondo per la sua natura pacifica», ha ricordato ancora il prelato che, da parte sua, ha assicurato di continuare «a sostenere tutti gli sforzi e gli interventi non violenti e pacifici. Sono pienamente impegnato a tutti i livelli per ridurre la violenza nelle strade e per la protezione delle vite». Nelle parole del cardinale si scorge il timore sempre più forte che la crisi precipiti in un conflitto interno sanguinoso e distruttivo capace di vanificare ogni sia pur fragile speranza di un ritorno alla democrazia.

 

* Il cardinal Charles Maung Bo in una foto del 2019 dell'Agenzia Fides tratta da wikimedia commons, licenza Creative Commons

 

 

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