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In Tigray «si sta consumando un genocidio»: un testimone lancia l'allarme

In Tigray «si sta consumando un genocidio»: un testimone lancia l'allarme

Ancora riflettori accesi sul Tigray. Secondo una fonte anonima contattata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia (ACS), nella regione settentrionale etiope «si sta consumando un genocidio» contro la popolazione locale, con «giovani presi di mira, uccisioni indiscriminate di civili, diffuse violenze sessuali, rapimenti di suore». Nella nota del 31 maggio scorso, la fondazione punta il dito sulle truppe della vicina Eritrea, entrate nella regione in sostegno all’esercito alleato etiope, accusate di violenze e massacri ai danni della popolazione tigrina. «Non si tratta solo di combattimenti», denuncia la fonte di ACS: «Stanno uccidendo chiunque, e ciò è un segno di genocidio. Molte gente scappa dal Tigray verso il Sudan e alcuni di loro, in particolare i giovani, fuggono perché vengono presi di mira. I giovani vengono uccisi, le nostre donne sono oggetto di abusi sessuali, e anche questo è segno di genocidio».

Circa un mese fa ACS aveva rilanciano l’analoga denuncia del patriarca Mathias, capo uno della Chiesa Ortodossa di Etiopia, preoccupato per «i sequestri di donne e il bombardamento di chiese nella regione», anche questi «segni di un genocidio».

La situazione nel nord dell’Etiopia resta drammatica. Secondo la fonte contattata da ACS «quasi il 90% della popolazione del Tigray è sfollato. Questa guerra ha determinato un’immane crisi umanitaria, manifestata dall’enorme numero di omicidi di civili, dai milioni di sfollati, dalla distruzione delle basi economiche e sociali, dalla sofferenza psicologica e dal panico».

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