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Azione Contro la Fame: in Tigray la crisi non è finita e la fame avanza

Azione Contro la Fame: in Tigray la crisi non è finita e la fame avanza

Nuovo appello dell’organizzazione umanitaria internazionale Azione Contro la Fame – che da 40 anni, in circa 50 Paesi del mondo, è impegnata per sconfiggere cause e conseguenze della fame e della malnutrizione infantile – per il Tigray, la regione settentrionale dell’Etiopia, al confine con l’Eritrea, teatro di guerra dal 4 novembre 2020. «Fino a 400.000 donne, uomini e bambini stanno affrontando l’insicurezza alimentare acuta», stima Azione Contro la Fame. «Almeno 33.000 bambini soffrono, inoltre, di malnutrizione acuta grave, con un rischio reale di morire di fame se non ricevono, immediatamente, cure urgenti».

Della situazione reale nella regione etiope si sa molto poco, e le poche informazioni che trapelano sono quelle riportate dai migranti tigrini in fuga verso il Sudan. Secondo l’organizzazione, «la crisi umanitaria continuerà a peggiorare, con gravi conseguenze, se non si interverrà subito. Nei prossimi mesi, del resto, si prevede che quasi 4,4 milioni di persone nella regione (circa 3 persone su 4) dovranno affrontare una grave forma di insicurezza alimentare acuta».

Il Tigray vive in una sorta di isolamento non solo informativo: da quando il presidente Abiy Ahmed Ali ha deciso di intervenire con la forza contro il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (Tplf), le organizzazioni umanitarie impegnate nella regione hanno subito denunciato difficoltà ad accedere per poter portare aiuti alla popolazione colpita dal conflitto. «La guerra continua a limitare l'accesso umanitario in alcune parti del Tigray e nelle zone di confine di Amhara e Afar, dove intere comunità rimangono tagliate fuori dalle forniture e dagli interventi salvavita».

La guerra ha costretto molte persone a fuggire abbandonando le terre, e numerosi contadini «sono stati costretti a saltare la stagione della semina e non avranno raccolti. Le parti in guerra hanno preso di mira e distrutto i centri sanitari portando via medicine e altre forniture salvavita. Molti medici, infermieri e operatori sanitari sono fuggiti e non sono tornati al lavoro; alcuni di loro non vengono pagati da mesi».

Il direttore regionale di Azione contro la Fame per il Corno d’Africa e l'Africa orientale, Hajir Maalim, ha chiesto alle parti coinvolte nel conflitto di «rispettare il diritto internazionale umanitario per consentire un accesso umanitario senza ostacoli, in modo che gli aiuti possano raggiungere le comunità che ne hanno disperatamente bisogno». Alla comunità internazionale ha inoltre chiesto «di aumentare i finanziamenti per l’assistenza alimentare d'emergenza, il trattamento nutrizionale e il sostegno ai mezzi di sussistenza».

«La carestia – ha concluso Maalim – è sempre causata dall'uomo, e lo devono essere anche le sue soluzioni. Dobbiamo fare un passo avanti e agire ora, prima che altre vite siano perse a causa della fame e del conflitto nel Tigray e nelle zone di confine».

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